Economia

È ora che l'Europa diventi digitalmente autonoma

La fragilità dell'Europa in ambito tecnologico, oltre che militare, sta diventando dolorosamente evidente...

di Vincenzo Caccioppoli

È ora che l'Europa diventi digitalmente autonoma

L'Europa è sotto assedio, non ancora da parte degli eserciti, fortunatamente, ma da catene di approvvigionamento digitale e algoritmi. Minerali di terre rare, semiconduttori avanzati e sistemi critici di intelligenza artificiale sono sempre più in mani straniere.

Mentre la guerra fredda tecnologica tra Stati Uniti e Cina si intensifica, la fragilità dell'Europa in ambito tecnologico, oltre che militare, sta diventando dolorosamente evidente. Per anni, i politici hanno messo in guardia dalla dipendenza del continente dalla tecnologia straniera. Quei segnali d'allarme sembravano astratti, fino ad ora.

Se l'Europa non consolida il suo futuro tecnologico, rischia di diventare ostaggio di potenze esterne e di compromettere i suoi valori fondamentali. Misure frammentate non bastano. Le recenti scoperte dell'intelligenza artificiale dimostrano che chiunque controlli lo stack – l'infrastruttura digitale organizzata in un sistema di livelli interconnessi – controlla il futuro. Il governo statunitense lega la ricerca sull'intelligenza artificiale a chip e data center proprietari attraverso il programma Stargate, mentre la cinese DeepSeek controlla l'intera catena di approvvigionamento a costi inferiori.

Senza una strategia coerente ed unitaria, il continente sarà un semplice spettatore nella più grande competizione del XXI secolo: chi controllerà l'infrastruttura digitale che alimenta e controlla tutto. La Cina controlla il 60-80% della produzione globale di terre rare, mentre la Russia sta militarizzando i gasdotti. La transizione verde e digitale dell'Europa crollerà senza un accesso sicuro a queste risorse.

Il ministro Adolfo Urso, da tempo, spinge in Italia per una riapertura delle miniere proprio per l’approvvigionamento di quei materiali delle terre rare, indispensabili per la tecnologia legata alla sostenibilità ambientale e allo sviluppo tecnologico. Ad agosto il Senato ha dato il via libera ad un decreto ad hoc per la riapertura delle miniere dismesse (la prima dovrebbe essere quella di Silius in Sardegna).

Sono 76 le miniere presenti in Italia, chiuse tra gli anni 80 e 90. Sono state mappate la scorsa estate dall'Ispra, l’Istituto superiore per la ricerca ambientale, con l'intenzione di riaprirle per estrarre i 17 diversi materiali che nascondono, e ridurre così la dipendenza dagli altri Paesi dai quali li importiamo. E invece di queste 17 materie prime oggi ne estraiamo solo due, feldspato e fluorite.

L'attività in Italia, infatti, è pressoché ferma da decenni, rendendoci dipendenti da altri Paesi. E’ un primo passo importante, che pone il nostro paese per una volta in una posizione privilegiata rispetto ad altri paesi, ma ora deve muoversi l’Europa intera. Per sopravvivere, infatti, l'Europa deve stringere alleanze strategiche con nazioni ricche di risorse come Namibia e Cile, investire in tecnologie di riciclo e costruire riserve minerarie modellate sulle sue riserve strategiche di petrolio.

Tuttavia, questa strategia dovrà evitare di sovvenzionare conflitti o trarre profitto da minerali derivanti dalla guerra, come dimostrano le tensioni tra Ruanda e Repubblica Democratica del Congo e le denunce penali presentate da quest'ultima contro Apple in Europa, a dimostrazione di come le difficoltà di approvvigionamento delle risorse possano intensificare l'instabilità regionale.  

L'Europa deve promuovere per esempio, un proprio ambiente cloud sovrano, magari attraverso cloud decentralizzati e interoperabili che indeboliscano il vantaggio di scala delle Big Tech, ottimizzati per la privacy e la sostenibilità. Altrimenti, ospedali, banche e città europee saranno costretti ad affittare spazi server in Virginia o a Shanghai. Un cloud sovrano è più di un semplice archivio di dati; rappresenta un ecosistema basato sulla decentralizzazione, sull'interoperabilità e su rigorosi standard di privacy e protezione dei dati, in cui i dati dei clienti vengono elaborati e archiviati in Europa.

L’Europa ora sembra voler puntare su EuroStack un’iniziativa proposta dall’Ucl all’Unione Europea per creare un ecosistema tecnologico indipendente e sovrano, con l’obiettivo di ridurre la dipendenza da colossi tecnologici stranieri come Alphabet, Amazon, Apple, Microsoft.

Questo progetto mira a sviluppare infrastrutture digitali completamente europee, tra cui piattaforme cloud, intelligenza artificiale (AI), reti di telecomunicazione e software, in linea con i valori europei di protezione dei dati personali, sovranità digitale e supporto alle imprese locali. I critici sostengono che la differenza di mentalità tra la Silicon Valley e Bruxelles costituisce un ostacolo, in particolare la natura burocratica dell'UE e la sua attenzione alla regolamentazione.

Tuttavia, altri paesi noti per la burocrazia, come India, Cina e Corea del Sud, hanno sviluppato tecnologie digitali nazionali partendo da una base tecnologica molto più bassa rispetto all'UE. Infatti, attraverso politiche industriali mirate e ingenti investimenti, la Corea del Sud è diventata leader mondiale nei chip e nell'IoT.

L'UE vanta già una solida base tecnologica con aziende come ASML, Nokia ed Ericsson. Il problema non è l'eccessiva regolamentazione europea; il vero problema è la mancanza di concentrazione e di investimenti. Finora, l'UE non si è mai impegnata pienamente in una politica industriale digitale comune che le consentisse di innovare secondo le proprie condizioni.

Il recente rapporto dell'ex presidente della Banca centrale europea Mario Draghi sulla competitività dell'UE – che chiede di bloccare ulteriori regolamentazioni a favore di ingenti investimenti – e le audaci riforme del debito del nuovo cancelliere tedesco Friedrich Merz segnalano un necessario cambiamento di mentalità all'interno dell'UE. Se l'autonomia digitale non sarà al centro di queste strategie più ampie in materia di difesa e infrastrutture, l'Europa rischia di perdere l'ultima, migliore occasione per tracciare una rotta indipendente sulla scena mondiale.

Per garantire il proprio futuro, l'Europa deve adottare una legge "Buy European" per la difesa e le infrastrutture digitali critiche e attuare un'Agenzia europea per le tecnologie sovrane sul modello dell'Agenzia statunitense per i progetti di ricerca avanzata sulla difesa, che stimoli gli investimenti strategici, guidi lo sviluppo dell'intelligenza artificiale e favorisca l'innovazione dirompente, plasmando al contempo una politica industriale lungimirante in tutta l'UE.