Economia

Economia mondiale, si vede la luce in fondo al tunnel. Ma non per l'Europa...

di Daniele Rosa

Nordamerica in crescita e resiliente, buone notizie anche per la Cina. Ma è l'Europa ad avere i problemi maggiori

BBVA, "incertezza" la parola chiave dell'economia 2024

“Incertezza” è la parola più usata dagli analisti economici per definire il prossimo sviluppo dell’economia mondiale. Un’incertezza determinata dal gran numero di elezioni politiche del 2024 (oggi in Portogallo ad esempio) e di conflitti che potranno influenzare nel bene e nel male i trend. I risultati delle prime possono ridefinire approcci più o meno protezionistici (commerci e flussi migratori) nei vari paesi, mentre i secondi lasciano aperti scenari particolarmente preoccupanti.

I dati di BBVA, l’Istituto internazionale di analisi creato nel 1932 che analizza i trend economici di oltre 10 paesi, lo confermano dando però anche indicazioni positive. In primis la forte reattività dell’economia americana, ripartita sia in termini di produttività che di mercato del lavoro e molto resiliente agli aumenti dei tassi di interesse. Nelle previsioni dell’Istituto la crescita dell’economia a stelle e strisce è quotata all’1,9%.

BBVA, Cina ed Europa con maggiori problematiche

Differenti le previsioni per Cina ed Eurozona. La prima crescerà, certo, ma solo del 4,6% in una turbolenza perdurante tra forte produzione, consumi in calo, immobiliare in crisi con le solite problematiche di tipo demografico e protezionistico. Più lenta la ripresa nel Vecchio Continente che si, sembra essere uscito dal problema inflattivo, ma non dagli eterni conflitti politico-sociali economici che frenano i componenti dell’area europea. Ed ancora non sono state del tutto risolte le problematiche energetiche.

Di fronte a questo sintetico quadro i trend di crescita sono tutti legati alla discesa e ai tempi di discesa dei tassi sia in Usa che in Europa. Probabilmente tutto partirà in maniera significativa a metà anno, sempre che l’inflazione rimanga ai livelli odierni. BBVA conferma però che dobbiamo dimenticarci i tassi di interesse a zero, mentre dobbiamo abituarci a tassi mediamente più elevati rispetto a quelli visti negli anni precedenti la pandemia. Meno liquidità, meno pressioni disinflazionistiche ma probabilmente più stabilità. E tutti sappiamo quanto bisogno di equilibrio si abbia in tempi così burrascosi.