Economia
El Camineto, Briatore già stufo di Cortina: ceduta la sua quota della società a capo del ristorante amato dai vip
Ad acquistare il 25,5% di Briatore sono stati, in parti uguali, l'oligarca Toporov e il compagno di Santanchè, Kunz d'Asburgo
Briatore si libera di "El Camineto"
E’ durata meno di un anno la permanenza di Flavio Briatore quale socio importante di El Camineto srl, la società nata il 2 novembre del 2023 per rilanciare l’omonimo storico ristorante a Cortina d’Ampezzo e che fece, alla riapertura della stagione invernale dello scorso durante il ponte dell’Immacolata, il pieno di “vip”.
Briatore ha venduto infatti tutto il suo 25,5% e a comprare in parti eguali sono stati altri due soci: l’oligarca kazaco Andrey Alexandrovich Toporov (proprietario di tre alberghi a Cortina e presidente della società) e Dimitri Kunz d’Asburgo (consigliere della società), compagno di Daniela Santanchè, ministro del turismo, che è così diventato azionista di maggioranza assoluta con il 52,25%.
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Andiamo con ordine: lo scorso 22 ottobre a Milano si sono presentati Francesco Menegazzo (consigliere di El Camineto) e quale rappresentante della Majestas, la holding lussemburghese di Briatore, Kunz d’Asburgo e Toporov.
Majestas ha ceduto alla Thor srl di Kunz d’Asburgo (e della sorella Anastasia e del fratello Soldano), già azionista con il 25,5%, un primo 12,75% di El Camineto per 100mila euro e poi una identica quota alla Ghs srl di Toporov, già azionista con il 30%, per un identico prezzo.
C’è da osservare che dopo la doppia cessione la quota di Toporov è salita al 42,75% ma Kunz d’Asburgo è diventato primo socio perché oltre al 38,25% detenuto tramite Thor c’è un altro 14% da lui posseduto a titolo personale e quindi il compagno della Santanché ha la maggioranza assoluta di El Camineto che però ha un contratto di affitto dell’azienda di ristorazione mentre la proprietà dell’immobile è di Toporov.
Il restante 5% di El Camineto è di proprietà del pugliese Diego Pepe, un manager alberghiero. Il bilancio 2023 di El Camineto, che di fatto includeva meno di un mese di gestione, presentava 736mila euro di ricavi. La vendita della quota di Briatore, a fronte di un capitale di 200mila euro, s’è quindi basata su un “equity value” del ristorante di circa un milione.