Economia

Elkann ha messo gli occhi su ChatGpt: l’intervista ad Altman la “scintilla”

di Marco Scotti

Exor sempre meno interessata all’automotive, vuole puntare sulle nuove tecnologie: lo scenario

John Elkann è interessato a OpenAI (che ha lanciato ChatGpt), i quattro indizi

Se tre indizi fanno una prova, quattro ne fanno una ancora più grande: John Elkann è interessato a OpenAI, l’azienda fondata da Sam Altman che ha lanciato ChatGpt.

Ma quali sono questi tre indizi? Il primo, l’invito di Altman alla Tech Week che si è appena conclusa. Un personaggio particolare, il 39enne informatico, molto schivo e per nulla amante dei riflettori. Per accettare di venire a Torino, non esattamente Las Vegas, significa che qualcosa d’importante si sta muovendo.

Secondo indizio: a dialogare con Altman non è stato chiamato il direttore di Repubblica, Maurizio Molinari, ma lo stesso Elkann. Che ha mostrato così una cura particolare nei confronti dell’ex studente di Stanford.

Terzo indizio: la redazione di Repubblica ha fatto la guerra al suo ormai ex direttore su molteplici argomenti. Dalle posizioni eccessivamente filo-israeliane al “silenziatore” su alcune notizie scomode per l’editore. Ma Elkann ha sempre tenuto al suo posto l’ex inviato speciale a New York. Poi, improvvisamente, con un colpo di spugna lo ha rimosso. Quando? Quando non ha saputo impedire lo sciopero di 48 ore, in concomitanza con la Tech Week, che ha paralizzato il quotidiano. I motivi erano di natura commerciale: i giornalisti lamentavano che l’iniziativa fosse stata ideata per vendere contenuti a pagamento sulle pagine di Repubblica.

Quarto e ultimo indizio: l’annuncio dato da ELkann della partnership tra Gedi e OpenAI per “educare” ChatGpt attraverso contenuti editoriali. Si tratta di un tema delicatissimo, per cui il potente New York Times ha scioperato fino a far saltare l’accordo. Ecco, se c’era un motivo per cui la redazione doveva veramente mettere a ferro e fuoco Largo Fochetti, forse è proprio questa partnership, che di fatto insegna a ChatGpt a fare a meno dei giornalisti. Uno scenario non esattamente esaltante.

Altro dettaglio importante: dopo l’ultimo round di finanziamento, la valutazione di OpenAI è di 157 miliardi di dollari, più o meno quanto Uber o AT&T. Hanno sottoscritto l’0operazione Microsoft, Nvidia, Thrive Capital e Softbank. Ai 6,5 miliardi ottenuti se ne aggiungono altri 4 di liquidità bancaria, che danno ad Altman e soci una potenza di fuoco mai vista. E qui si torna a bomba all’interesse di Elkann per OpenAI.

Il nipote dell’Avvocato ha mostrato in maniera inequivocabile di non credere più nel business tradizionale di famiglia: Stellantis, che arranca a causa di una transizione energetica faticosa e che andrà incontro a ulteriori momenti difficili, oggi vale “solo” 36,5 miliardi di dollari in Borsa. Il 14% di Exor, calcolatrice alla mano, circa 5. Eppure questo business rappresenta forse il più complicato dal punto di vista politico, perché la rivoluzione industriale che stiamo vivendo impone scelte difficili e un dialogo costante con istituzioni e parti sociali. Per questo, da tempo la holding di famiglia si sta riposizionando su biomedicale, lusso e - appunto - nuove tecnologie.

Entrare nel capitale di OpenAi, seppur con una piccola quota, permetterebbe a Elkann di premere ancora di più sul pedale dell’innovazione, garantendo ai soci importanti dividendi in un futuro non più lontanissimo. La trasformazione della società di Altman in “Profit” significa che intende remunerare gli azionisti in tempi brevi. E dunque, è il momento di puntarci forte. Se davvero, come promesso, si arriverà alla creazione del nuovo modulo di intelligenza artificiale generativa - la vera “promessa” del fondatore di OpenAi - allora la barriera del trilione di dollari di valutazione non sarà più lontana.

La sfida è complicatissima: non è un caso che coloro che hanno scelto di partecipare al round di finanziamento hanno dovuto firmare un documento inedito nel mondo della finanza: la promessa a non investire in altre società concorrenti di OpenAi, in primis la xAI di Elon Musk. La scommessa è clamorosa: Altman si candida al ruolo di demiurgo di una nuova realtà ipertecnologica. Ed Elkann sembra avere intenzione di puntare su di lui.

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