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Economia
Energia nucleare e decarbonizzazione: la strada in salita per il 2024

Energia nucleare e decarbonizzazione: la strada in salita per il 2024

Mentre la Commissione europea ha da poco annunciato l’intenzione di "creare un'alleanza industriale per i piccoli reattori modulari” dal 2024, in Italia- in questo ultimo anno- si è riaccesa fortemente l'attenzione sull'energia nucleare. A partire dal lancio della nuova piattaforma sostenibile "Pnss" voluta dal ministro Pichetto Fratin che da tempo insiste sulla necessità di riaccendere i riflettori sul tema. "Non si tratta evidentemente di proporre il ricorso in Italia alle centrali nucleari di grande taglia della terza generazione, ma di valutare le nuove tecnologie sicure quali gli small modular reactor (Smr) e i reattori nucleari di quarta generazione", ha detto in occasione del debutto. 

Linea condivisa anche dal ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini, che in più occasioni non ha mancato di ribadire il "desiderio" di veder fiorire una centrale a Milano. "La sfida del futuro è quella del nucleare. Il dibattito non è pro o contro il nucleare. Oggi in Europa ci sono 128 centrali nucleari. Il resto del mondo corre. Il totale dei reattori funzionanti, nel mondo, è di 437 in 32 diversi Paesi. 56 sono i reattori ora in costruzione. C'è molto la sindrome 'nimby'. Io per primo dico 'perché non costruire il 57esimo reattore a Milano?' Sono sicuro che sia un'energia pulita e sicura". Concetto espresso anche nell'ultimo convegno tenutosi a Roma: “Se partiamo nel 2024, nel 2032 possiamo accendere il primo interruttore di una centrale nucleare. Da milanese la prima centrale la vorrei a Milano. Lo vorrei un reattore di ultima generazione nella mia città. Ci tengo a portarvi il convinto sostegno non solo della mia forza politica ma dell'intero governo. A questo convegno partecipano tre ministri: io della Lega, Pichetto di Forza Italia e Urso di Fratelli d'Italia. C'è un'idea complessiva di sintesi. Ora cerchiamo di pianificare. Bisogna mettere insieme quattro ministeri, imprese, ambiente, infrastrutture e Mef, occorre coordinarsi e darsi dei tempi".

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In Italia infatti, quell'idea di "sintesi", dopo i referendum abrogativi del 1987, è venuta un po' a mancare: il nucleare è diventato un tabù, e non più una tematica da affrontare. Ora invece, attraverso il Pnss, l'obiettivo del Paese sembra più chiaro: si punta sulla vasta diffusione delle rinnovabili e dell'efficienza energetica per garantire la decarbonizzazione e la sicurezza energetica, anche attraverso la diversificazione delle fonti e l'integrazione delle diverse soluzioni tecnologiche disponibili. La Pnss, coordinata dal Mase con il supporto di Enea e Rse, sta infatti perseguendo obiettivi che spaziano da contesto scenari e prospettive a tecnologie di fissione e fusione. Un lavoro volto a elaborare una strategia nazionale per il nucleare sostenibile.

Due parole che però secondo le principali associazioni ambientaliste, come il Wwf, entrano in collissione tra loro. "L’Italia non può permettersi di perdere tempo e fondi per riaprire la discussione sul nucleare. Gli investimenti delle agenzie pubbliche sulla ricerca sul nucleare sono già molto ingenti e probabilmente superano largamente quelli sulla ricerca sulle fonti rinnovabili e sull’efficienza energetica, le vere energie del futuro, come tutti riconoscono; i problemi di sicurezza, delle scorie e di economicità della fissione nucleare non sono stati superati, la fusione nucleare non arriverà prima di 30 anni, cioè arriverà a transizione completata", ha dichiarato Wwf a margine del lancio di Pnss.  "Il mondo si è accorto che le nuove fonti rinnovabili, in particolare fotovoltaico ed eolico, sono le più vantaggiose sotto tutti i punti di vista e la loro capacità cresce rapidamente. In Italia, invece, la velocità è molto inferiore a quella necessaria (almeno 9 GW anno) e le spinte vengono tutte dai cittadini e dalle imprese, che hanno capito dove risiede il futuro e la sicurezza e indipendenza energetica". 

Ma non solo. In Italia sta tenendo anche in banco il tema delle scorie (nucleari). Continua infatti ad allargarsi il fronte dei comuni contrari a ospirare il deposito nazionale delle scorie nucleari, obbligo previsto dalle norme Ue a cui si sta rimediando con la mappa delle aree idonee, già diventata argomento di polemiche. Dopo la Basilicata, la Sardegna, il comune di Altamura, i sindaci dell’Alessandrino e il distretto turistico di Trapani, è arrivato da poco il no anche del Lazio, regione su cui insiste quasi metà dei siti idonei (21 su 51) previsti dalla cosiddetta Cnai, la Carta nazionale delle aree idonee per il deposito nazionale delle scorie radioattive. Un tema sempre più caldo che a oggi non ha ancora trovato una chiara soluzione.

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In tale scenario però il mondo sembra vedere nell'atomo "sostenibile" quel "volano" per la decarbonizzazione. La prova è arrivata dal summit della Cop28 di Dubai nella quale si è parlato del rilancio del nucleare, tornato al centro del dibattito nella comunità internazionale alle prese con la lotta ai cambiamenti climatici. Sono una ventina infatti i Paesi - tra cui Stati Uniti, Francia e Regno Unito - che hanno stretto un patto con l’obiettivo di triplicare entro il 2050 la produzione di energia atomica. Perché il nucleare "pulito", quello di ultima generazione, viene visto come l’alternativa più potente in grado di garantire uno sviluppo futuro davvero sostenibile. L’annuncio - a cui hanno aderito anche i padroni di casa del summit, gli Emirati Arabi Uniti - è stato dato dallo "zar" del clima della Casa Bianca, John Kerry, e dal presidente francese, Emanuel Macron. Mentre il premier belga, Alexander De Croo, ha reso noto che il suo Paese organizzerà a marzo 2024, insieme all’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea), il primo vertice mondiale sul nucleare. L’obiettivo è uno solo: raggiungere a metà del secolo gli obiettivi di zero emissioni nette. Insomma, scopi chiari e strada tracciata. Ora non resta che percorrerla.

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