Etruria: Boschi, una linea di difesa inconsistente
Etruria, la verità sul caso Boschi dopo l'audizione di Ghizzoni. L'analisi
Ho seguito per ore l’intervento - nella Commissione d’inchiesta presieduta da Pierferdinando Casini - del governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco e dell’ex Amministratore Delegato dell’Unicredit Federico Ghizzoni. E dal momento che non tutti gli amici hanno lo stesso tempo da perdere che ho io, propongo le mie impressioni sul punto centrale della questione.
La linea di difesa della persona nel mirino, cioè l’allora ministra Maria Elena Boschi, è stata sempre la stessa. Lei ha chiesto infinite volte: “Ho forse fatto pressioni per salvare la Banca Etruria? Certamente no. E sia Visco che Ghizzoni hanno negato di avere ricevuto da me pressioni o minacce”. Per questo la signora proclama alto e forte: “Avete visto? Non ho nulla da rimproverarmi. Come ho dichiarato in Parlamento, ho solo chiesto informazioni”.
Purtroppo per lei, la cosa non è così semplice. Immaginiamo che due classi di liceo in gita abbiano un brutto incidente. Il pullman finisce in una scarpata e dei cinquanta alunni dieci sono gravemente feriti, e trenta sono feriti soltanto lievemente. Il Ministro della Difesa, il cui figlio è uno dei feriti gravi, va a trovare il primario del reparto di chirurgia e gli chiede come sta suo figlio; qual è la prognosi e come si intende curarlo. Domanda: è necessario che spieghi che è interessato personalmente al caso? È necessario che raccomandi la massima cura, negli interventi, essendo ovvio che in caso di negligenze o errori professionali ci sarebbero delle conseguenze?
Non basta. È credibile che, accusato di avere raccomandato il figlio, sostenga poi che è andato a vedere, nell’interesse della patria come sono curati i feriti, in caso d’incidente? Soprattutto quando risulta da tutte le testimonianze che si è interessato soltanto del caso di un singolo ragazzo e soltanto di lui ha chiesto notizie?
E ancora: è credibile che affermi di essersi attivato in quanto ministro, dal momento che il caso semmai sarebbe stato di competenza del ministro della Sanità, e non del Ministro della Difesa?
Il parallelo con Maria Elena Boschi è perfettamente calzante. Lei ha convocato il dr.Ghizzoni, e questi si è sentito convocato dalla signora Boschi “in quanto ministra”, non “in quanto parlamentare” interessata alla difesa degli orafi aretini. Lo ha detto Ghizzoni e l’ho sentito con le mie orecchie. Ma la signora non era affatto il Ministro dell’Economia. Risulta inoltre da tutte le testimonianze che l’interessamento della Boschi, di Renzi e dell’avv.Carrai, ha riguardato soltanto la Banca Etruria. Francamente una casualità che è troppo una casualità. Infine, è necessario che si sottolinei il proprio potere, e la possibilità sia di favorire sia di danneggiare qualcuno, per ottenere ascolto? Neanche nel mondo della malavita è necessario comportarsi da bulli.
Se un estortore dice cortesemente al negoziante che ha rifiutato di pagare il “pizzo” che è libero di dire di no, ma salutandolo nota che nel negozio c’è molta materia infiammabile, e un incendio può sempre scoppiare, sicché gli raccomanda la prudenza, c’è qualcuno che non capisce il senso di quella osservazione innocente, anzi, di quel consiglio amichevole?
Insomma, la mia personale impressione è che la linea di difesa trionfalmente adottata dalla Boschi e dall’intero Pd sia più audace che credibile.
giannipardo@libero.it