Economia
Farmaceutica, la filiera di fronte alla sfida Covid. Domani il webinar di Srm
Crescono numero delle imprese e addetti, il settore è tra i più innovativi e rispettosi dell'ambiente. In dieci anni diminuiti i consumi energetici ed emissioni
L’impatto della pandemia sul primo trimestre dell’anno evidenzia un settore farmaceutico in totale controtendenza rispetto all’insieme dell’economia: l’export è aumentato di oltre il 24% su base annua per l’Italia e del 14,9% per il Mezzogiorno. Cresce il numero delle imprese: +0,4% per l’Italia e un +0,8% per le regioni del Sud. Con 750 imprese e oltre 61.000 addetti la filiera farmaceutica è tra i settori più innovativi e green: il 90% delle imprese sta adottando l’innovazione 4.0 nella produzione e il principio della “sostenibilità” nei suoi processi: in dieci anni sono diminuiti sia i consumi energetici (-54% contro il -26% della media manifatturiera) sia le emissioni di gas climalteranti (-74% contro il -13%).
Il Mezzogiorno fa la sua parte: il valore aggiunto è di oltre 650 milioni di euro (il 7% del dato nazionale) e si registra un export pari ad oltre a 3,1 miliardi di euro (circa il 10% del dato nazionale), mentre la filiera farmaceutica del Sud partecipa al contesto nazionale con 124 unità locali (il 16,6% del totale Italia) e con 5.520 addetti (il 9% del dato nazionale).
Sono gli scenari di base elaborati da Srm (Centro studi legato a Intesa Sanpaolo) per stimare l’impatto Covid sulla filiera farmaceutica nel corso del 2020. Secondo l’organismo napoletano gli scenari dimostrano che il settore tiene e riesce a crescere: il fatturato delle imprese nello scenario base è in crescita del +0,8% nel Mezzogiorno e del +0,6% in Italia. In uno scenario più pessimistico tali dati scendono rispettivamente al -0,4% e -0,2%. Il valore aggiunto a sua volta registra nello scenario base +1,3% nel Mezzogiorno +1,4% per l’Italia, mentre in uno scenario più pessimistico scende al -0,3% e -0,2%.
Il farmaceutico è emblematico di quanto ricerca e innovazione green siano strategici per il rilancio dell’economia italiana. Le stime di Srm evidenziano che investire in innovazione: o accresce del 20% l’impatto sul valore aggiunto sul territorio rispetto agli investimenti tradizionali; o migliora le performance delle imprese che evidenziano un fatturato tre volte maggiore rispetto alla media. Il settore farmaceutico è un settore tipicamente anticiclico che non è stato coinvolto in forme di blocco dell’attività produttiva essendo, al contrario, annoverato tra quelli prioritari per fronteggiare la difficile situazione in essere. La ricerca mette quindi in evidenza come il settore abbia risentito meno di altri della recessione in atto e come potrà rappresentare uno dei settori trainanti del recupero dell’Italia dopo la pandemia. La pandemia stessa ha messo in risalto l’importanza dell’intera filiera biofarmaceutica per la tutela della salute e dello sviluppo di tutto il Paese, invitandoci a riflettere sull’importanza della presenza nei nostri confini di parti fondamentali della supply chain internazionale e sulla necessità di attrarre investimenti di qualità e di prospettiva sul territorio. L’industria farmaceutica durante tutta l’emergenza Covid-19 ha mostrato anche una grande resilienza, grazie alla grandissima qualità e dedizione di chi lavora nelle imprese del farmaco. Ha assicurato, infatti, la continuità operativa, sia per le procedure messe in atto dalle aziende per coniugare attività e tutela della sicurezza dei lavoratori, sia per i provvedimenti che sono stati adottati nella riorganizzazione dei processi. Di questo si parlerà domani nel corso del webinar promosso da Srm con l’intervento del ministro dell’Università e della Ricerca, Gaetano Manfredi. Seguirà la relazione di Giuseppe Nargi, direzione regionale Campania, Puglia, Calabria e Basilicata di Intesa Sanpaolo sul ruolo della Banca a supporto del Mezzogiorno. Massimo Deandreis e Salvio Capasso, rispettivamente il direttore generale e il Capo servizio Imprese e territorio di Srm, illustreranno i risultati dello studio sulla filiera farmaceutica di fronte alla sfida del Covid-19. Ad arricchire ulteriormente la presentazione, uno degli autori dello studio, il Federico Pirro dell’Università di Bari “Aldo Moro” che interverrà sul tema della grande impresa sul territorio come motore d’innovazione.
Per il direttore generale di Srm, Massimo Deandreis (nella foto), “durante la pandemia Covid-19 il settore farmaceutico è stato in prima linea dimostrando la sua rilevanza per il Paese e registrando dati in totale controtendenza rispetto all’andamento negativo dell’economia nel suo insieme. Confortano i dati del primo trimestre dell’anno e le stime di impatto complessivo sul 2020 che vedono anche scenari di crescita. Il farmaceutico si conferma inoltre emblematico per l’interazione tra industria, ricerca, università e innovazione. Una combinazione vincente che deve diventare il perno anche di altri settori industriali. Il Mezzogiorno sta dando un contributo molto rilevante, spesso non conosciuto, con eccellenze nel settore della ricerca e della capacità produttiva italiana come cerchiamo di mettere in evidenza in questa ricerca”.
E Massimo Scaccabarozzi, presidente di Farmindustria: “Ci siamo e vogliamo fare la nostra parte. Le imprese del farmaco sono un asse portante dell’industria in tutt’Italia e anche al Sud. In molte Regioni del Mezzogiorno (Abruzzo, Campania, Puglia e Sicilia ad esempio) sono tante e tutte insieme -a capitale nazionale o estero, grandi, medie o piccole- rappresentano una realtà importante dal punto di vista economico, occupazionale e sociale. Grazie alla qualità delle risorse umane, all’efficienza dell’indotto e alle sinergie con centri clinici, università, centri di ricerca, start up, in un modello di open innovation che può dare molto al territorio. I dati dello studio confermano inoltre che, nonostante le difficoltà dell’emergenza Covid–19, il settore farmaceutico può essere in grado di fare da volano per il rilancio di tutto il Sud”.