Economia

Fca, i nuovi modelli? Sceglierà Parigi.Il ruolo di Manley. Punti interrogativi

Luca Spoldi

Che fine farà Mike Manley, ex Ceo di Jeep (e Ram) che la prematura scomparsa di Sergio Marchionne nel luglio dello scorso anno ha proiettato sulla poltrona di Group Ceo di Fiat Chrysler Automobiles, visto che le redini del colosso che nascerà dalla fusione tra Fca e il Group Peugeot saranno affidata a Carlos Tavares, già numero uno del gruppo francese cui fanno capo i marchi Peugeot, Citroen, Ds, Vauxhall e Opel?

manley fca
 

E’ stato lo stesso Tavares a stroncare sul nascere ogni ipotesi di una sua uscita dal gruppo: “Manley rimarrà nel gruppo con un ruolo senior executive”, un livello che attualmente in Fiat Chrysler Automobiles ricoprono solo altre due persone oltre a Manley, il presidente John Elkann (che sarà presidente anche del nuovo gruppo) e il Cfo Richard Palmer. In Peugeot sono invece altri tre i manager di tale grado oltre a Tavares: Maxime Picat, che si occupa dei mercati europei, Olivier Bourgess, a capo dei programmi e della strategia del gruppo francese, e Michael Lohscheller, numero uno di Opel. 

Tutti nomi che, con ogni probabilità, siederanno nel futuro board di Fca-Psa e che hanno esperienze e competenze complementari. Per ora non si parla ancora di organigrammi e non vengono indicate le aree di competenza né tantomeno le deleghe di ciascun top manager della nuova squadra, una questione non secondaria visto che occorre capire chi deciderà quali saranno le due piattaforme destinate a costituire l’ossatura della future produzione di Fca- Psa.

Nulla è deciso a questo stadio, valutiamo ogni opportunità” si è limitato a ribadire Tavares secondo cui ci sarebbe comunque “spazio per condividere le attuali piattaforme e gli investimenti per il futuro”. Ma è chiaro che se, come pare, il manager britannico (Manley è nato nel 1964 a Edenbridge, laureandosi in ingegneria alla Southbank University di Londra) avrà un ruolo operativo e tornerà ad occuparsi solo del mercato nord americano e/o dei marchi Jeep e Ram che meglio di chiunque altro conosce, a decidere sarà lo stesso Tavares o un suo uomo di fiducia come Bourgess.

Col rischio ulteriore, vista anche la presenza dello stato francese nell’azionariato (ma non di quello italiano) la bilancia finisca col pendere a favore delle piattaforme sviluppate in casa Peugeot piuttosto che in casa Fca, ponendo una seria ipoteca sul futuro degli stabilimenti italiani se non nell’immediato a medio termine, quando (fra 5 anni) Tavares potrebbe passare la mano a un nuovo Ceo non più vincolato alla promessa di non chiudere alcuna fabbrica sul suolo italiano.

Un problema che probabilmente non corrono gli stabilimenti americani del gruppo: nel 2009, quando Manley venne nominato a capo di Jeep, il marchio americano vendeva eno di 340 mila veicoli l’anno, l’80% dei quali nel Nord America mentre nel 2018 sono state immatricolate oltre 1,6 milioni di auto e l’obiettivo che finora Fca si era posta era di arrivare a superare i 2 milioni entro il 2025.

“Il marchio aveva grandi potenzialità di crescita e le abbiamo sfruttate bene”, sottolineò in un’intervista Manley dopo la nomina a Ceo di Fca aggiungendo: “L’obiettivo è di salire ancora”. Un obiettivo il manager potrà concretizzare ora che può contare su un’aumentata potenza di fuoco, in termini di investimenti e di marketing. Chissà se lo stesso potrà dirsi per i marchi tricolori di Fca e le relative produzioni.