Economia

Fca-Psa, l'allarme della Fiom-Cgil: "Cassa per i soci e disimpegno"

Andrea Deugeni

L'analisi di Michele De Palma, responsabile auto della Fiom-Cgil, della fusione Fiat-Chrysler-Peugeot

"E' un dato di fatto oggettivo che la fusione con Peugeot sia il primo passo per un disimpegno della famiglia Agnelli dal business dell'auto. E' una scelta precisa già fatta in passato. Con il deal sono gli azionisti a fare subito cassa e in questi anni non ci sono stati investimenti dal portafoglio della proprietà verso l’azienda. Exor ha ridotto l'esposizione verso il settore industriale delle quattroruote e ha progressivamente attuato una diversificazione finanziaria". Michele De Palma (nella foto sotto), responsabile auto della Fiom-Cgil, braccio destro di Francesca Re David per tutto il settore industriale automotive, commenta così con Affaritaliani.it la firma della fusione fra Fiat-Chrysler e il gruppo francese Peugeot

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"Fino ad ora, da parte della famiglia Agnelli abbiamo assistito nei fatti a uno spacchettamento di Fiat per come l’abbiamo conosciuta e c’è stato un reinvestimento da parte della proprietà in altre attività che non erano però industriali”, aggiunge. Poi le potenziali razionalizzazioni su stabilimenti e dipendenti, le sinergie, i nuovi modelli e l'inserimento di due rappresentanti dei lavoratri nel Cda: l'analisi del sindacalista.

Dall'unione di Fiat-Chrysler e Peugeot nascerà un gruppo con 410 mila dipendenti e una produzione che solo in Europa è ben superiore alla domanda. Eppure nella nota con cui hanno annunciato la firma alla fusione, Fca e Psa hanno assicurato che “le sinergie a cui i due gruppi puntano con l’operazione non prevedono chiusure di impianti”. Ci credete?  In Opel, per esempio, dopo esser stata acquistata da Peugeot, il Ceo Carlos Tavares che sarà il futuro amministratore delegato del quarto gruppo mondiale dell’auto, ha tagliato 6 mila lavoratori…
“Se uno dovesse guardare agli stabilimenti italiani, il problema che abbiamo è che la razionalizzazione di fatto va avanti da molti anni, perché gli stabilimenti nel nostro Paese stanno lavorando con ‘il cancello mezzo chiuso’”.

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Il Ceo di Psa-Fca Carlos Tavares

E cioè?
“Abbiamo una capacità installata in grado di produrre 1,5 milioni di automobili. Ma in realtà i veicoli prodotti annualmente sono meno della metà, sotto le 700 mila unità. Dal nostro punto di vista, quindi, questa fusione è una scommessa per riaprire l’altra metà dei cancelli e sul fatto che l’operazione con Peugeot rappresenti un’opportunità per quella base occupazionale che da anni fa ricorso agli ammortizzatori sociali e non registra l’ingresso di giovani in azienda. Sono anni che in Italia purtroppo abbiamo gli stabilimenti mezzi chiusi”.

Quindi il sindacato chiede che Fca non solo non parli di tagli e razionalizzazioni, ma che rilanci la produzione riportando a regime la capacità degli impianti…
“Non c’è dubbio. Ed è per questo che fino ad ora ho registrato un comportamento irresponsabile da parte del governo Conte. Nelle loro dichiarazioni da ‘osservatori’, gli esponenti dell’esecutivo non si sono assunti la responsabilità di avere un confronto a tutto campo con i sindacati. Sul tema lo abbiamo chiesto da molto tempo, ma vorremmo lavorare anche in generale con tutte le altre parti sociali nell’interesse dell’intero sistema Paese”.
 

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In Francia, per bocca del ministro dell'Economia Bruno Le Maire, l’esecutivo Macron è sembrato più attento. L'eliseo ha fatto sapere che vigilerà su una serie di aspetti concreti come la salvaguardia dell'impronta industriale nel Paese, la localizzazione dei centri decisionali e la conferma dell'impegno del nuovo gruppo sulla creazione di una filiera industriale europea per le batterie elettriche…
“E' così. Spero che ora con il closing ufficiale dell’operazione ci sia un’assunzione di responsabilità anche da parte del nostro governo”.

Comunque il tono delle sigle sindacali sul deal, anche per l’inserimento futuro di due rappresentanti dei lavoratori in Cda, sembra fiducioso sulle prospettive future del nuovo gruppo…
“Dobbiamo guardare con pragmatismo a quello che sta succedendo. Non abbiamo deciso noi l’operazione di fusione. Anzi la Fiom ha avuto una visione solitaria che con lo spezzatino del gruppo Fiat,  la vendita di alcuni marchi e la mancata saturazione degli impianti con il nuovo contratto, si è poi rilevata giusta. Oggi quello che diciamo è che c’è una sfida di cambiamento, in cui Fca da sola non ce la poteva fare e che riguarda gli stabilimenti, l’attività di ricerca e sviluppo e la valorizzazione del know-how sia di creazione sia di produzione nell’automotive dei lavoratori italiani di Fca. Sfide a cui va data una risposta concreta”. 

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Come valuta l’ingresso di due rappresentanti sindacali come consiglieri nel nuovo board?
“E’ un’innovazione. Prima però di esprimere dei giudizi, vorrei provare a confrontarmi con l’azienda su questi temi. E’ un’innovazione se i rappresentanti saranno eletti dai lavoratori di Fca e Peugeot. Vorremmo portare il tema della conciliazione fra innovazione e democrazia nel confronto con l’azienda che si aprirà venerdì a Mirafiori. Come formula si tratta di un’innovazione, perché oggi non c’è nessuna altra azienda che preveda un percorso di questo tipo”.

Nei gruppi tedeschi dell’auto i rappresentanti dei lavoratori siedono già nei consigli di sorveglianza…
“I consigli di sorveglianza hanno funzioni di indirizzo, nei Cda che sono un organo apicali vengono invece prese tutte le decisioni operative. E noi sindacati diremo la nostra lì, con un rappresentante che deve essere democraticamente eletto da tutti i lavoratori del gruppo. Altrimenti si va incontro a dei rischi”. 

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Quali?
“Che a sedere nel board sia un lavoratore senza la delega effettiva per rappresentare tutti i dipendenti”.

Fiat-Chrysler e Peugeot hanno fatto sapere che la fusione genererà 3,7 miliardi di sinergie, circa metà dalla messa in comune di tecnologie, prodotti e piattaforme e l’altra metà dagli acquisti. E’ previsto poi un flusso di cassa netto positivo già dal primo anno e che l'80% circa delle sinergie sarà raggiunto entro il quarto anno. Concorda con questa tabella di marcia?
“La prima questione sarà affrontare il match fra i due piani industriali sui modelli. E’ necessario cambiare una scelta che è stata fatta in passato da Fca quando il management ha deciso di collocare il gruppo solo sui segmenti Premium e del lusso, scelta che non garantisce la capacità produttiva e l’innovazione”.

Perché?
“I dati dell’Anfia dimostrano che la grande capacità di Fiat-Chrysler e della sola Fiat in passato è sempre stata quella di posizionarsi sul segmento di massa che oggi, fra ibrido, elettrico e guida autonoma, è quello portatore di grande innovazione. Per realizzare i volumi, quindi, dobbiamo partire da questa fascia e da quella immediatamente superiore per creare ulteriori economie di scala e mantenere l’occupazione, in modo da sfruttare tutte le potenzialità della fusione con Peugeot“.

Nella nuova struttura azionaria la quota di Exor, il 14%, sarà pari alla somma di quella dei soci francesi, la famiglia Peugeot e lo Stato. Qualcuno ha letto questa operazione di M&A come il primo passo della famiglia Agnelli per un disimpegno dal business delle quattroruote. E’ così?
“E’ una scelta precisa già fatta in passato da Exor. Grazie al deal con Peugeot sono gli azionisti a fare subito cassa. In questi anni non ci sono stati investimenti dal portafoglio della proprietà verso l’azienda. La riduzione dell’esposizione di Exor verso il business industriale dell’auto e una conseguente diversificazione finanziaria sono dati oggettivi. Fino ad ora, nei fatti, abbiamo assistito a uno spacchettamento di Fiat per come l’abbiamo conosciuta e c’è stato un reinvestimento da parte della proprietà in altre attività che non erano però industriali”.

@andreadeugeni