Economia
Fca ritira l’offerta per Renault. Tiene in Borsa. Il gruppo francese ko
"Non vi sono attualmente in Francia le condizioni politiche perché un simile accordo proceda con successo". Il titolo in calo a Wall Street: -3,7
Fiat Chrysler Automobiles ritira la sua proposta di matrimonio a Renault perché in Francia "mancano le condizioni politiche". Un annuncio che al termine di un Cda di Renault finito in tarda notte manda in rosso al suono della campanella i titoli di entrambe le case automobilistiche in Borsa. Le conseguenze peggiori sono per Renault, le cui azioni segnano un forte ribasso del 7,4% a 52 euro. Fca invece dopo aver aperto sul -3,2% e' risalita e ora si trova leggermente sotto la parità. Peggio fa la controllante Exor.
In un comunicato diffuso nella notte, la casa del Lingotto annuncia "con effetto immediato", il ritiro dell'offerta d'integrazione da 33 miliardi di euro, dopo il cda presieduto da John Elkann che si è tenuto a Londra. Poco prima, Renault, al termine della riunione del board andata avanti per oltre 6 ore, aveva fatto sapere di non essere stata in grado "di prendere una decisione a causa della richiesta manifestata da rappresentanti dello stato francese di posticipare il voto ad un altro consiglio". Secondo indiscrezioni, a votare contro la proposta di fusione nel cda di Renault sarebbero stati solo il governo francese e un rappresentante sindacale mentre il consigliere di Nissan si sarebbe astenuto.
Fca, nel comunicato, ha chiarito che a far saltare l'operazione è stato proprio il governo di Parigi, principale azionista della casa di Boulogne-Billancourt con una partecipazione pari al 15%. In Francia "non vi sono attualmente le condizioni politiche perché una simile fusione proceda con successo", ha tuonato il gruppo di Torino. Fca continua "ad essere fermamente convinta della stringente logica evolutiva di una proposta che ha ricevuto ampio apprezzamento sin dal momento in cui è stata formulata e la cui struttura e condizioni erano attentamente bilanciati al fine di assicurare sostanziali benefici a tutte le parti". Fca ha dunque espresso la propria gratitudine ai vertici di Renault ed ai suoi partner Nissan e Mitsubishi "per il loro costruttivo impegno in merito a tutti gli aspetti della proposta".
Le nozze non si celebreranno "a qualsiasi condizione" aveva avvertito il ministro dell'Economia francese Bruno Le Maire, lasciando presagire che qualcosa non stava funzionando. Parigi, per acconsentire alla fusione, ha reclamato una sede "operativa" Fca-Renault in Francia, garanzie sui siti industriali, sull'occupazione e ha preteso una poltrona per un rappresentante governativo nel nuovo cda che sarebbe dovuto essere paritetico, formato da quattro membri per parte. A John Elkann sarebbe potuta spettare la presidenza, mentre l'amministratore delegato del nuovo colosso dell'auto sarebbe dovuto essere di sponda transalpina e tra i nomi indicati da Parigi c’era quello dell’attuale Ceo di Renault, Jean-Dominique Senard. Nel nuovo gruppo la quota pubblica francese si sarebbe diluita al 7,5%.
Da Roma a seguire da vicino la trattativa è stato il vicepremier Luigi Di Maio. "Stiamo monitorando l'operazione per conoscere il notevole valore aggiunto che dovrà portare all'Italia. Diamo per scontato che si salvaguardino prima di tutto i lavoratori e che, piuttosto, attraverso il mantenimento e il potenziamento del piano di investimenti sugli stabilimenti italiani, questi aumentino nel prossimo futuro", aveva dichiarato Di Maio. Dopo l'annuncio sulla mancata fusione i titoli Fca hanno perso il 3,4% nelle contrattazioni after-hours anche se la società ha assicurato che "continuerà a perseguire i propri obiettivi implementando la propria strategia indipendente".
Fca: "in Francia no condizioni politiche" per fusione con Renault
"Il Consiglio di Amministrazione di Fiat Chrysler Automobiles riunitosi ieri sera sotto la presidenza di John Elkann ha deciso di ritirare con effetto immediato la proposta di fusione avanzata a Groupe Renault - comunica la società in una nota - . FCA continua ad essere fermamente convinta della stringente logica evolutiva di una proposta che ha ricevuto ampio apprezzamento sin dal momento in cui è stata formulata e la cui struttura e condizioni erano attentamente bilanciati al fine di assicurare sostanziali benefici a tutte le parti".
"E’ tuttavia divenuto chiaro - prosegue la nota - che non vi sono attualmente in Francia le condizioni politiche perché una simile fusione proceda con successo. FCA esprime la propria sincera gratitudine a Groupe Renault, in particolare al suo Presidente, al suo Amministratore Delegato ed agli Alliance Partners, Nissan Motor Company e Mitsubishi Motors Corporation, per il loro costruttivo impegno in merito a tutti gli aspetti della proposta di FCA. FCA continuerà a perseguire i propri obiettivi implementando la propria strategia indipendente".
Fca: come sono saltare le nozze con Renault in 10 giorni
È durato ufficialmente dieci giorni il 'fidanzamento' fra Fca e Renault, che, con una fusione da 33 miliardi di euro, avrebbe creato il terzo gruppo mondiale dell'auto, con la possibilità di farlo diventare il primo se l'operazione si fosse allargata anche a Nissan e Mitsubishi, alleati dei francesi.
LE PRIME INDISCREZIONI
Che anche dopo la prematura scomparsa di Sergio Marchionne Fca stesse ancora cercando un partner per far fronte alle sfide del settore auto, era noto. A sbilanciarsi sulla pista francese era stato il Financial Times: già lo scorso marzo il quotidiano della City aveva parlato di una discussione in corso con Psa, il gruppo automobilistico che controlla il marchio Peugeot. Non si trattava tuttavia dell'unica carta sul tavolo del presidente di Fca, John Elkann, che alla fine ha scelto la via più rischiosa, cercando un matrimonio con Renault, strada già battuta da Marchionne e dall'ex dominus della casa della losanga, Carlos Ghosn.
LA FUGA DI NOTIZIE E LA PROPOSTA UFFICIALE
Nel weekend del 25-26 maggio è di nuovo il Ft a tornare sul tema, questa volta aggiustando il tiro e parlando di un'operazione fra Fca e Renault. A fronte della fuga di notizie, lunedì 27 maggio, prima dell'apertura dei mercati, arriva l'ufficializzazione: dal Lingotto è partita la proposta amichevole di una fusione paritetica. L'annuncio è stato preceduto da settimane di lavoro sotto traccia che vedono diversi incontri fra Elkann, il suo omologo francese Jean-Dominique Senard, il ministro dell'Economia di Parigi Bruno Le Maire e addirittura fra il rampollo della famiglia Agnelli e il presidente francese Emmanuel Macron. La proposta che arriva da Fca è ben articolata, prevede una capogruppo in Olanda e rassicurazioni sui posti di lavoro in Francia e in Italia, oltre che sulla governance.
LE RASSICURAZIONI AI PARTNER GIAPPONESI
La notizia coglie di sorpresa molti, a partire dai giapponesi di Nissan e Mitsubishi, da 20 anni partner di Renault. Inizia quindi un lavoro di sponda volto a rassicurare le due case automobilistiche nipponiche, per cercare di coinvolgerle nell'operazione. Senard vola a Tokyo per conferire con i vertici dei due gruppi, che si mostrano possibilisti, e anche Elkann tesse i propri contatti.
IL NUOVO INCONTRO ELKANN-LE MAIRE
Dopo cinque giorni di triangolazioni fra Torino, Parigi e Tokyo, nello scorso weekend, c'è un nuovo incontro fra Elkann e il ministro Le Maire. Lo Stato francese, forte del proprio ruolo di primo azionista di Renault, avanza alcune richieste: vuole un ruolo in cda, peso nelle nomine di vertice e una sede operativa a Parigi. Le trattative ripartono, ma tutti i nodi sembrano superabili a fronte di un'operazione di questa portata. Anche i giapponesi non sembrano osteggiare la fusione: per bocca dell'ad di Nissan, Hiroto Saikawa, ne riconoscono vantaggi e sinergie, ma mostrano cautela.
IL DOPPIO CDA DI RENAULT
Che la partita non sia proprio in discesa si capisce il 4 giugno: l'atteso cda di Renault che avrebbe dovuto dare il via libera alle trattative formali per l'operazione prende tempo una prima volta. Dal gruppo francese arriva una manifestazione di interesse per il 'deal', ma la riunione viene aggiornata al giorno successivo. Il 5 giugno il cda di Renault si riunisce di nuovo, a mercati chiusi. Tutti guardano con ottimismo alla chiusura dell'operazione e rimbalzano le voci su un accordo di massima che viene dato per fatto ma che in realtà non c'è mai stato. Dopo sei ore di riunione, nel mezzo della notte, la doccia fredda: il rappresentante dello Stato francese in cda chiede ancora tempo prima di un voto definitivo che servirebbe per un nuovo confronto con Tokyo, con un ventilato viaggio di Le Maire in Giappone.
FCA RITIRA L'OFFERTA
Da Parigi stentano ad arrivare le attese buone notizie e anche Fca riunisce il proprio board a Londra. Quando Renault ufficializza l'interesse ma anche la richiesta di più tempo, il Lingotto ritira "con effetto immediato" la propria proposta. "In Francia non ci sono più le condizioni politiche" per andare avanti: è il duro j'accuse che arriva da Torino.