Economia

Fed, Big Tech, geopolitica e guerra: ecco come leggere i mercati azionari

di David Philpotts*

Le mosse della Fed, le tensioni geopolitiche, la corsa delle Big Tech e la perdita di appeal dei fattori Esg: ecco i temi per capire davvero i mercati azionari

Sette temi chiave per capire i mercati azionari

Guardando ai mercati azionari nei prossimi mesi, in genere si tende a concentrare l’attenzione su due domande chiave: se è previsto un atterraggio morbido per l’economia globale e cosa questo significa per i tassi d’interesse. Ma, a nostro avviso, quest’anno è stata riposta troppa attenzione sulla Federal Reserve e sulla politica americana. Anziché cadere nella trappola di voler prevedere l’andamento dell’economia e seguire una logica di market timing, come team QEP (Quantitative Equity Product) riteniamo sia meglio concentrarsi sulle opportunità azionarie più interessanti a lungo termine. Per questo abbiamo individuato sette temi su cui riflettere in questo 2024.

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David Philpotts

1. La recessione è stata evitata, ma si tratta di una notizia rilevante?

Se la Fed dovesse mantenere i tassi fermi più a lungo del previsto, dagli andamenti storici si evince che, dopo un iniziale periodo di entusiasmo, gradualmente tende a tornare la cautela, anche quando si avvicina al primo taglio dei tassi. Ciò implicherebbe la scelta di un posizionamento caratterizzato da un’avversione al rischio, favorendo titoli di alta qualità, un universo di investimento che è probabilmente più ampio del focus sui difensivi tipico del posizionamento risk-off. La domanda davvero rilevante, in questo caso, è: quanto durerà il picco dei tassi sui Fed fund?

Se i tagli dei tassi sono effettivamente dietro l’angolo, non è chiaro se l’allentamento della politica monetaria avrà un impatto positivo sulle azioni, poiché in genere l’impatto ritardato dei precedenti inasprimenti incide, da ultimo, sugli utili e sui rendimenti azionari.

Nel complesso, riteniamo che, quest’anno potremmo vedere un andamento rotazionale e una maggiore volatilità, con un minore supporto sul fronte dei rendimenti di mercato più in generale. In tal caso, la selezione dei titoli avrà una maggiore incidenza, ma il contesto è favorevole a titoli di elevata qualità, anche con livelli di capitalizzazione inferiori.

2. Investimenti di lungo termine: le valutazioni non sono convincenti per gli indici, soprattutto negli Usa

Le valutazioni sono la migliore guida a nostra disposizione quando ci addentriamo nell’esplorare i trend di lungo termine. L’S&P500 ha iniziato l’anno a circa 21 volte gli utili futuri, un premio di quasi il 20% maggiore rispetto alla sua mediana di 15 anni. Preferiamo utilizzare il CAPE (Cyclically Adjusted Price Earnings) come metrica per un'analisi a lungo termine finalizzata a calcolare la media degli utili nell'ultimo decennio.

Storicamente, CAPE più bassi sono stati associati a ricavi più elevati nei successivi 10 anni (e viceversa).

Su questa base, l’attuale CAPE negli USA (31x) è superiore del 22% rispetto alla media post-1990. Ciò suggerisce chiaramente che i rendimenti futuri saranno inferiori. L’asticella è molto più bassa per le azioni di altri Paesi, semplicemente perché il CAPE medio per il resto del mondo (15x) è leggermente scontato rispetto alla sua storia recente.

3. I "Magnifici Sette" continueranno a dominare le performance?

Gli operatori di mercato tendono a considerare i Magnifici Sette come un gruppo, vista la loro significativa rappresentazione a livello di indici, le tendenze tecnologiche sottostanti e il fatto che hanno ampiamente dominato le performance azionarie negli ultimi sei anni. Sebbene la loro interconnessione sia più complessa, condividono tutti la caratteristica comune di essere leader nei rispettivi settori e di vantare solidi business in aree a rapida crescita. Vale la pena monitorarne molto da vicino la performance caso per caso, in particolare nell’ottica di garantire che gli utili continuino a sostenere il recente slancio.

4. Déjà vu nel comparto tecnologico?

All’inizio del 2024 il settore tecnologico statunitense rappresentava la parte preponderante dell’indice del mercato statunitense, esattamente come avvenne al culmine della bolla a metà degli anni 2000. In altre parole, la tecnologia presenta un’influenza significativa, rappresentando una fetta considerevole del mercato (il 23% dell’MSCI World e quasi il 29% dell’S&P500). Ciò solleva una preoccupazione fondamentale: se il settore tecnologico statunitense avesse delle difficoltà, potrebbe trascinare al ribasso l’intero mercato? In realtà questa volta le cose sono diverse, in particolare il settore presenta fondamentali molto più solidi rispetto a 25 anni fa, anche se è ragionevole osservare con attenzione l’enorme influenza del settore tecnologico statunitense sul mercato.

5: La dispersione delle valutazioni è elevata, il che apre a svariate opportunità

Piuttosto che prevedere l’andamento dei diversi settori, riteniamo ci sia un notevole potenziale per generare valore nell’azionario grazie all’elevata dispersione sul mercato. Tra le opportunità più interessanti a nostro avviso rientrano: il ritorno della qualità e i titoli difensivi; l’attrattiva delle small cap; gli investimenti value, con titoli di alta qualità a prezzi ragionevoli; i mercati emergenti, che potrebbero rappresentare un elemento di diversificazione.

6. Geopolitica: un anno di elezioni

Negli ultimi due anni, i mercati azionari si sono dimostrati straordinariamente resilienti rispetto alle tensioni geopolitiche. Rimaniamo cauti in merito all’idea che la risposta ottimista del mercato azionario degli ultimi anni agli shock geopolitici si possa riproporre, in particolare in un contesto economico potenzialmente meno favorevole.

7. La perdita di slancio degli investimenti ESG non dovrebbe oscurare il trend a più lungo termine

Dopo un 2022 difficile per gli investitori focalizzati sulla sostenibilità, l’anno scorso è stato meno ostile, grazie alla debolezza dei titoli energetici. In ogni caso, il minore slancio dell’ambito ESG a livello generale si evince dal ritmo più lento dei flussi e dai crescenti oneri normativi. Ci aspettiamo tuttavia che il trend verso le strategie guidate dall’engagement proseguirà, così come lo spostamento dell’attenzione dalla decarbonizzazione a questioni ambientali più ampie, come la biodiversità.

*Quantitative Equity Product - Head of Strategy, Schroders