Economia

La Fed pronta a un nuovo taglio dei tassi subito dopo il voto Usa. A dicembre tocca alla Bce

di redazione

L'inflazione negli Stati Uniti continua a rallentare

Usa, la crescita resta solida: il Pil è salito del 2,8% nel terzo trimestre, meno dei tre mesi precedenti ma abbastanza per far svanire ogni rischio di recessione


Nella settimana dominata dall'incertezza sull'esito del voto negli Stati Uniti, la Federal Reserve non si lascia distrarre e si avvia a ridurre per la seconda volta il costo del denaro. Dopo il taglio 'jumbo' di settembre da 50 punti base, l'attesa è per una mossa più contenuta, da un quarto di punto, che lascerebbe anche le mani più libere per affrontare il futuro e le sue molte incognite.

Una su tutte, chi sarà il prossimo presidente: una vittoria di Harris o una di Trump sono destinate ad avere effetti molto diversi sulla crescita e sull'inflazione. La Fed, che si riunisce giovedì, potrebbe prendere la sua decisione senza ancora avere certezza sul risultato elettorale. Tra ricorsi e richieste di riconteggi, la certezza sulla presidenza potrebbe arrivare dopo diversi giorni, se non addirittura settimane. Per questo il board dei governatori si muove partendo dagli unici dati certi.

L'inflazione continua a rallentare, e a settembre cala al 2,4% dal 2,5% di luglio, segno che la stretta monetaria ha fatto effetto e l'allentamento può proseguire. Per capire a che ritmo possa proseguire il taglio dei tassi, si guarda allo stato di salute dell'economia Usa, e all'ultimo dato pubblicato, quello sull'occupazione. Nonostante abbia deluso le attese, non preoccupa più di tanto: soltanto 12mila nuovi posti di lavoro creati ad ottobre contro i 100mila attesi, il risultato più debole dal 2020, ma che riflette l'impatto degli uragani e degli scioperi alla Boeing, dunque per gli analisti si tratta di un effetto transitorio.

Per il resto, la crescita resta solida: il Pil è salito del 2,8% nel terzo trimestre, meno dei tre mesi precedenti ma abbastanza per far svanire ogni rischio di recessione. Il quadro positivo per lo sviluppo americano richiede quindi cautela da parte della Fed, che intende procedere con gradualità per non incoraggiare una ripartenza dell'inflazione. Gli analisti prevedono quindi un taglio da 25 punti base giovedì, al quale potrebbe seguire un altro della stessa entità a dicembre.

Sempre se, nel frattempo, la politica economica del nuovo presidente degli Stati Uniti non abbia sconvolto troppo il quadro: la politica dei dazi di Trump potrebbe, ad esempio, far schizzare di nuovo i prezzi, e mettere pressione sulla Fed che si vedrebbe costretta a cambiare il piano in corsa. Lo scenario Usa avrà un impatto anche sull'Eurozona, con la Bce che torna a riunirsi a metà dicembre e, per ora, è orientata a proseguire l'allentamento. Ma la situazione è molto diversa al di qua dell'Oceano: ridurre il costo del denaro, e quindi rincoraggiare l'economia, per l'Europa è fondamentale viste le performance deludenti sul fronte della crescita.

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