Economia
Ferrari: ancora record, profitti +26%. Borsa, il Cavallino galoppa a 100€
La casa automobilistica di Maranello punta a chiudere l'anno in corso con consegne superiori alle 9 mila unita', comprese le supercar
Un altro anno record per Ferrari. La Casa di Maranello controllata dal gruppo Fca chide il bilancio 2017 con un utile netto di 537 milioni di euro, in crescita del 34% rispetto ai profitti dello scorso esercizio fiscale. Nel trimestre invece il risultato netto è pari a 136 milioni, in crescita del 24% rispetto allo stesso periodo del 2016. Il fatturato 2017 è cresciuto a 3,417 miliardi (+10% anno su anno), mentre quello trimestrale è pari a 840 milioni con una piccola variazione positiva dell'1%. L'Ebitda 2017 sale a 1,036 mld (+23% a/a), mentre nel trimestre è cresciuto a 258 milioni con una crescita del 16%.
L'indebitamento industriale cala a 0,473 miliardi di euro rispetto ai 0,653 di fine dicembre 2016. Un risultato raggiunto, fa sapere una nota del Cavallino, grazie alla robusta generazione di free cash flow industriale, controbilanciata in parte dalla distribuzione ai possessori di azioni ordinarie. Al 30 settembre 2017 invece era pari a 485 milioni. Crescono anche le consegne.
Nel 2017 sono state consegnate 8.398 unità (+5%). Questo risultato e' stato trainato da un aumento del 25,1% delle vendite dei modelli a 12 cilindri (V12), mentre quelle dei modelli a 8 cilindri (V8) sono state in linea con l'esercizio precedente. Nel trimestre le consegne si attestano invece a 2.017 (+4%). Al termine dell'analisi del bilancio 2017, il Cda ha proposto una cedola di 0,71 euro per azione ordinaria, per un totale di 134 milioni, dividendo che ha spinto il titolo Ferrari in Borsa in rialzo del 6% a 102 euro per azione.
Infine, il gruppo di Maranello ha fatto sapere al mercato che nel medio periodo, a seguito di una dettagliata revisione del portafoglio attuale e delle iniziative di sviluppo dei nuovi prodotti, si attende un Ebitda adjusted di 2 miliardi di euro e un free cash flow industriale di 1,2 miliardi di euro non oltre il 2022 e di azzerare l'indebitamento industriale netto (includendo distribuzioni di dividendi ed escludendo riacquisti di azioni) non oltre il 2021.