Economia

Fiere e congressi, senza cig due settori destinati subito a spegnersi.

Eduardo Cagnazzi

Le associazioni Federcongressi, Cfi e Aefi: "Senza ammortizzatori sociali a rischio centinaia di migliaia di posti di lavoro e migliaia di imprese del settore"

È allarme rosso per fiere e congressi, tra i più colpiti dall’epidemia in atto e che rischiano incomprensibilmente di essere esclusi anche dalla proroga della cassa integrazione Covid in deroga. La proroga della cig, come ritengono in una nota inviata ai ministeri competenti le associazioni di categoria Aefi, Cfi e Federcongressi&eventi, è una misura indispensabile per evitare una perdita di occupazione mai vista per i settori fondamentali per la ripresa del sistema produttivo ed economico del Paese che stanno affrontando una crisi strutturale di dimensioni senza precedenti.

I settori di fiere, congressi ed eventi –che sviluppano oltre 60 miliardi di valore- sono i naturali beneficiari della cassa integrazione in deroga: da marzo 2020 -data della prima chiusura- a oggi le aziende dei comparti hanno potuto lavorare solo per un breve periodo tra settembre e ottobre ma in totale mancanza di domanda. L’apertura dei settori, poi, non ha comportato un’immediata ripresa dei ricavi: di fatto la filiera di fiere, congressi ed eventi aziendali è ferma dal primo lockdown generale.

Per il numero uno di Federcongressi&eventi, Alessandra Albarelli (nella foto) l'industria dell'organizzazione di questi eventi ha subito nel 2020 una riduzione dell'80% dei ricavi, dovuti alla cancellazione di manifestazioni già in calendario, con una perdita di ricavi complessiva pari a 28,5 miliardi di euro. "Siamo in una situazione di blocco totale della domanda con azzeramento dei ricavi fino al prossimo 30 giugno. Perdere gli amministratori sociali significa perdere il reale strumento di supporto e ristoro per le imprese".

Per il presidente Aefi, l’Associazione esposizioni e fiere italiane, Maurizio Danese, “le fiere, assieme ai congressi, rappresentano il settore italiano che secondo il Cerved ha sofferto di più nel 2020, con perdite del fatturato attorno all’80%. Da epicentro dell’emergenza economica nello scorso anno, la meeting industry vuole diventare simbolo della ripartenza del prodotto Italia nel 2021 non appena sarà consentito. Per questo riteniamo sia necessario poter accedere ai nuovi strumenti di sostegno allo studio per rafforzare e prolungare la Cassa Covid. Un atto a nostro avviso dovuto non solo a tutela degli addetti e del know how del comparto, ma anche a beneficio del rilancio delle 200mila imprese made in Italy che partecipano alle nostre manifestazioni, che nel75% dei casi rappresentano l’unica piattaforma di visibilità internazionale per il business delle pmi italiane”.

"La crisi pandemica –commenta a sua volta il numero uno di  Cfi, Massimo Goldoni – ha inciso fortemente sullo svolgimento delle manifestazioni che sono state calendarizzate nel corso del 2020, con la cancellazione di 47 eventi di forte rilievo internazionale, con rilevanti perdite economiche da parte degli organizzatori e più ancora da parte delle imprese espositrici che hanno perso la tradizionale occasione di incontro con la clientela. L’ipotesi di una riapertura immediata delle attività fieristiche programmate per il 2021 -prosegue Goldoni- appare oggi problematica per cui si rende necessario disporre di tutte le misure, economiche e sociali, che il Governo deve assicurare per garantire al sistema efficienza nel momento della auspicata ripartenza. Tutti riconoscono il valore del patrimonio imprenditoriale costituito dalle fiere per il sostegno alle imprese nei loro processi di sviluppo e di internazionalizzazione– conclude il presidente di Cfi- nonché per l’importante apporto economico di ricaduta sui territori. Sostenere adeguatamente il sistema fieristico deve essere inteso come investimento per garantire futuri positivi ritorni all’economia nazionale”.

Per aiutare concretamente nell’immediato i lavoratori e le imprese i settori delle fiere e dei congressi chiedono di estendere la durata degli ammortizzatori sociali per l’emergenza Covid 19 e, nello specifico, l’istituto della cassa integrazione sino al 30 giugno 2021, fatte salve ulteriori necessarie proroghe determinante dall’andamento epidemiologico. Non solo: a prescindere dall’utilizzo della Cig, è essenziale prevedere per tutto l’esercizio 2021 l'esonero totale dal versamento dei contributi fiscali e previdenziali (ad eccezione dell'aliquota di computo delle prestazioni pensionistiche) a carico dei datori di lavoro.