Economia

Flat Tax 2023: cos’è la flat tax incrementale

Flat Tax 2023: scopri tutti i dettagli sulla misura che "appiattisce" il sistema tributario delle imprese

Flat Tax 2023: cos’è la flat tax incrementale

Una delle grandi novità a livello fiscale di questo 2023 è la cosiddetta Flat Tax, fortemente voluta dal nuovo governo a guida Fratelli d'Italia e inserita all'interno della manovra già da quest'anno. Approvata sul finire del 2022, rappresenta un primo passo verso la misura che “appiattisce” il sistema tributario delle imprese italiane e che verrà con tutta probabilità già adottato a partire dal 2024 o dal 2025. 

La principale novità della Flat Tax 2023, infatti, riguarda per ora l'incremento del tetto di fatturato per chi agisce in regime forfettario. Si passa infatti dai 65mila euro del 2022 agli 85mila di quest'anno, una fase intermedia prima di arrivare all'allargamento della soglia d'accesso, che dovrebbe arrivare già dai prossimi anni a 100mila euro di limite. Ma quali sono le vere grandi novità introdotte con la tanto dibattuta misura fiscale da tempo richiesta dai principali esponenti del centrodestra in Italia per dare respiro alle imprese e cercare di rilanciare l'intero sistema imprenditoriale del nostro paese?

Cos’è una Flat Tax e cosa si intende per incrementale

Prima di entrare nel cuore della tematica, vale la pena partire da alcune considerazioni di carattere generale. Quando si parla di Flat Tax è necessario infatti comprendere cosa sia questo genere di misura fiscale e cosa possa comportare. Per definizione, una flat tax è un sistema fiscale in cui tutti i contribuenti pagano lo stesso tasso d'imposta sui loro redditi, indipendentemente da quanto si è fatturato. Ciò significa che le persone che possono godere di redditi più elevati pagano la stessa percentuale in tasse rispetto alle persone che invece si trovano a fare i conti con redditi più svantaggiati.

Per quanto riguarda almeno il 2023, comunque, la flat tax approvata dal governo è di tipo incrementale. In linea teorica, una flat tax incrementale è una variante della normale flat tax in cui permane un tasso d'imposta unico per tutti i contribuenti, ma ci sono alcune eccezioni per chi ha redditi più bassi. In pratica, in un sistema incrementale tutti pagano un tasso d'imposta uguale su una parte del reddito, ma chi guadagna di meno paga un tasso d'imposta inferiore su una parte più ampia del proprio reddito rispetto ai contribuenti più abbienti. Ti sembra complicato? Proviamo a fare un esempio puramente ipotetico. Si può avere un tasso d'imposta del 15% per tutti, ma se una persona guadagna meno di 30mila euro all'anno, solo il 10% del suo reddito sarà tassato al 15%, mentre se una persona guadagna più di 100mila euro all'anno, tutto il suo reddito sarà tassato al 15%. In questo modo, la tassazione è ancora “piatta”, ma ci sono delle eccezioni che salvaguardano i contribuenti con redditi più bassi. 

Come abbiamo detto, questa è pura teoria, almeno in Italia. Il meccanismo ipotizzato dal governo per questo 2023 è abbastanza diverso e interessa soprattutto determinate fasce di reddito (non le più basse). Proviamo a conoscere nel dettaglio tutte le modifiche introdotte dalla manovra e quali potrebbero essere i passi più importanti nei prossimi anni.

Flat Tax: le modifiche integrate dal Governo Meloni

Abbiamo chiarito in generale cosa si intende per flat tax in linea generale. Vediamo adesso quali sono però le vere novità inserite nella manovra 2023 dal Governo Meloni. Detto del limite sui ricavi dei forfettari, salito di 20mila euro rispetto a quello precedentemente adottato e risalente alle legge di bilancio del 2019, chiariamo alcuni aspetti fondamentali. In primis, si era parlato di una Flat Tax dipendenti, ovvero una misura rivolta anche alle persone sotto contratto, per dare un impulso ai consumi. Al momento tale novità è stata però congelata e rimandata a data da destinarsi. Sono altre invece le vere modifiche integrate dal nuovo esecutivo.

Viene in particolare imposto che chi abbia superato la soglia sia  immediatamente “esonerato” dal regime agevolato. In sostanza, chiunque vada oltre gli 85mila euro si ritroverà automaticamente fuori dal regime forfettario. Fino ad oggi tutto questo non accadeva. La precedente legge prevedeva infatti che la perdita dei benefici legati al regime forfettario iniziassero a partire dall'anno successivo a quello in cui decadevano effettivamente i requisiti di accesso. 

Con la nuova legge di bilancio non solo si decade dunque immediatamente dal regime precedente, ma viene anche applicata l'IVA sulle operazioni effettuate a decorrere da quella che determina la fuoriuscita dal forfettario.

Ad ogni modo, cosa comporta l'uscita dal regime forfettario? In concreto, l'obbligo di emettere fattura elettronica (già previsto in determinati casi), la tenuta di registri IVA e degli adempimenti correlati, come liquidazione, versamento e dichiarazione.

Perché la Flat Tax Meloni è incrementale?

Oltre alla questione relativa alla soglia della flat tax e del regime forfettario, l'altra grande novità presente nella manovra 2023, ma solo per quest'anno, è appunto il fattore incrementale. Come funziona nel concreto questa misura in Italia? Semplicemente i titolari di reddito di impresa o autonomo possono beneficiare di una imposta sostitutiva del 15% per gli incrementi di reddito realizzati nel 2023 rispetto ai tre anni precedenti. 

Per fare un esempio, prendendo in esame il reddito 2023, bisogna confrontarlo con il più alto dei redditi del triennio passato (2020, 2021, 2022). Se quello dell'anno in corso risulta inferiore al più alto, non può esserci applicazione di flat tax. Se risulta superiore, il reddito va sottratto a quello 2023 e l'ammontare ottenuto va decurtato di una “franchigia” del 5%. La base imponibile diventa infatti in questo caso pari alla differenza tra il reddito d'impresa o autonomo determinato nell'anno in corso e il reddito d'impresa o autonomo più elevato dichiarato nel triennio precedente, decurtato del 5%. Ad ogni modo, questa base imponibile non può superare la soglia dei 40mila euro.

Non ti è ancora chiaro il meccanismo della Flat Tax 2023? Proviamo a fare un esempio per cercare di comprenderlo, a grandi linee. Ipotizziamo un contribuente X che si avvale della Flat Tax incrementale nella a dichiarazione dei redditi 2024. Facciamo finta che abbia fatturato 110mila euro nel 2023, e nel triennio precedente abbia come fatturato massimo 100mila. L'incremento in questo caso è di 10mila euro. A tale somma, va decurtato un importo del 5% del reddito più elevato del triennio (100mila), per un totale dunque di 5mila euro. In questo caso, semplificato al massimo, l'imponibile soggetto a flat tax incrementale sarà pari a 5mila (10mila di differenza meno il 5% del reddito più alto del triennio precedente). Questo imponibile dovrà essere soggetto a un'imposta sostitutiva IRPEF del 15%, pari quindi, nel caso in questione, a 750 euro. 

Da cosa si può dedurre il risparmio? Semplice. Basta confrontare tale imposta sostitutiva con l'IRPEF con aliquota al 43%, che sarebbe stata, per uno scaglione di reddito di 5mila euro, di ben 2150 euro (il risparmio effettivo è di 1400 euro). 

Ovviamente, si tratta di un esempio molto semplificato, con somme ipotetiche e un incremento basso che determina un risparmio non elevato. Se la crescita nel reddito nel nostro esempio fosse stata quattro volte più alta (40mila euro e non 10mila) il risparmio sarebbe stato di ben altra natura (9800 euro).

Chi ha diritto alla Flat Tax

Abbiamo fin qui parlato delle novità introdotte dalla Flat Tax, in particolare della soglia limite, innalzata a 85mila euro, e del fattore incrementale previsto nell'attuale manovra. Ma chi ha effettivamente diritto ad aderire al nuovo regime fiscale? Per poterlo comprendere, dobbiamo chiarire innanzitutto cosa si intende per regime forfettario. Si tratta di una forma di tassazione per le imprese e i lavoratori autonomi che prevede un'aliquota fiscale fissa e un calcolo semplificato del reddito. In questo regime, i contribuenti sono esentati dalla tenuta della contabilità ordinaria e possono utilizzare una serie di detrazioni forfettarie per calcolare il reddito imponibile. Il regime forfettario è stato introdotto in Italia per agevolare le attività economiche di piccole dimensioni, in particolare per i lavoratori autonomi e le partite IVA, che non hanno obbligo di tenere la contabilità ordinaria e possono utilizzare un'aliquota fiscale agevolata. Il regime forfettario ha una soglia di ricavi o compensi massimi annuali entro cui i contribuenti possono aderire al regime come abbiamo visto, e i limiti possono variare nel tempo. Inoltre, ci sono alcune limitazioni per quanto riguarda i professionisti che possono aderire al regime forfettario. In generale, il regime forfettario è una opzione fiscale semplificata per le attività economiche di piccole dimensioni che permette di avere un'aliquota fiscale agevolata e una maggiore semplificazione nella dichiarazione dei redditi. 

Condizione “naturale” per chi ne possiede i requisiti, non è in realtà prevista per diversi contribuenti che rimangono sotto la soglia degli 85mila euro ma che per il momento non rispettano altri requisiti richiesti.

In particolare, ne restano fuori:

  • chi si avvale di regimi speciali ai fini IVA;
  • chi si avvale di regimi forfettari di determinazione del proprio reddito;
  • chi non è residente in Italia, a meno che non risieda in uno Stato membro dell'Unione europea o in in uno aderente all'Accordo sullo Spazio Economico Europeo, per avere garanzia di un adeguato scambio di informazioni, e soprattutto che produca nel nostro paese almeno il 75% del reddito complessivo;
  • chi effettua cessioni di fabbricati o di porzioni di fabbricati, di terreni edificabili o di mezzi di trasporto nuovi in via esclusiva o prevalente;
  • chi esercita attività d'impresa, arti o professioni e partecipa contemporaneamente a società di persone, associazioni e imprese;
  • chi esercita attività prevalentemente nei confronti di datori di lavoro con i quali sono già in corso o erano in corso rapporti di lavoro nei periodi precedenti d'imposta;
  • chi ha percepito redditi di lavoro dipendente e assimilati che superino l'importo di 30mila euro.

Esclusi tali casi particolari, la Flat Tax ordinaria in Italia è dunque destinata e applicata alle partite IVA in regime forfettario, che sono tenute a non pagare né IRPEF, né IVA o IRAP e non sono soggetti agli ISA (indici sintetici di affidabilità). Devono versare solo una tassa unica del 15% (5% per le start up per i primi cinque anni), ma di contro non possono applicare detrazioni o deduzioni fiscali in sede di dichiarazione dei redditi.

Come abbiamo visto, godono invece della nuova Flat Tax incrementale italiana anche le imprese che eccedono nella soglia stabilita per i forfettari.

Quanto paga di tasse una partita IVA con regime forfettario 

Non è semplice comprendere quanto debba pagare di tasse una partita IVA con regime forfettario. Se la percentuale è quella che abbiamo appena riportato (5% per i primi cinque anni, poi 15%), a cambiare per chi gode dei benefici del forfettario è l'imponibile. Per poter stabilire a quanto ammonti, bisogna conoscere il codice ATECO della singola impresa. Ogni codice presuppone infatti un coefficiente di redditività che determina la base imponibile necessaria per calcolare l'imposta sostitutiva.

Ad esempio, diverse categorie industriali hanno un coefficiente di redditività del 40% (industrie alimentari e delle bevande, commercio all'ingrosso, commercio ambulante di bevande e alimentari, attività dei servizi di alloggio e ristorazione. Il coefficiente sale al 54% per ambulanti di altri prodotti e al 62% per intermediari del commercio. Nella categoria altre attività economiche, che prevede moltissime fattispecie di imprese, il coefficiente è calcolato al 67%. Si arriva al 78% per attività professionali, scientifiche, tecniche, sanitarie, di istruzione, servizi finanziari e assicurativi, in cui rientrano molti codici. Infine, il coefficiente più alto, all'86%, è quello relativo all'industria delle costruzioni e delle attività immobiliari.

Fatto questa precisazione, proviamo a fare un esempio pratico, prendendo in considerazione un professionista delle attività sanitarie, con coefficiente al 78% secondo il suo codice ATECO. Se nell'anno 2023 avrà fatturato 30mila euro, per calcolare a quanto ammonterà la sua imposta sui redditi (che per i primi cinque anni è stabilita al 5%), dovrà moltiplicare il reddito lordo per il coefficiente: 30mila x 78% = 23400 euro. A questo punto, per conoscere l'importo da pagare bisognerà calcolare il 5% di questo imponibile: il risultato sarà 1170 euro.

Non c'è ovviamente da calcolare solo l'imposta sostitutiva. Obbligatorio infatti versare anche i contributi previdenziali, la cui percentuale va calcolata tenendo in considerazione la cassa cui si è iscritti.

Quanto pago di tasse su una fattura emessa?

Per semplificare la contabilità quotidiana e per avere ben presente quale sia il netto che si sta effettivamente guadagnando con la propria attività, in molti si chiedono come calcolare le tasse pagate su ogni fattura emessa. Va da sé che, lavorando in regime forfettario, tale calcolo è praticamente impossibile. Al di là dell'imposta di bollo di 2 euro per fatture superiori ai 77,47 euro, le tasse vanno calcolate sull'imponibile fiscale relativo all'intero anno, e che dipende appunto dal proprio regime (forfettario oppure ordinario), dal codice ATECO e dalla percentuale di contributi INPS da dover versare (oltre ai rispettivi acconti). 

La stima comunque prevede che in media un professionista sarà tenuto a versare in tasse e contributi una percentuale pari a circa il 25/30% di ogni singola fattura, almeno in regime forfettario (mentre per l'ordinario le variabili sono talmente numerose da non poter ipotizzare nemmeno una stima).

Qual è il limite del regime forfettario

Il limite del regime forfettario varia a seconda dei dettagli specifici del sistema fiscale del paese in cui viene implementato. In generale, il regime forfettario ha una soglia di ricavi o compensi massimi annuali entro cui i contribuenti possono aderire al regime. Inoltre, ci sono alcune limitazioni per quanto riguarda i professionisti che possono aderire al regime forfettario. 

In generale, il limite per aderire al regime forfettario è stato creato per evitare che le grandi aziende possano beneficiare delle agevolazioni fiscali previste per le piccole imprese e lavoratori autonomi. Si noti che le soglie possono variare nel tempo e cambiare in base alle politiche fiscali del governo. 

Fino al 2022 il limite del regime forfettario, come abbiamo avuto modo di appurare, era fissato a 65mila euro. Solo per il 2023, anno in corso, il regime è salito con la nuova manovra a 85mila, a prescindere dal codice ATECO della singola partita IVA. Dal 2024 o al massimo nell'anno successivo si dovrebbe arrivare a un limite fissato a 100mila euro.

Quante tasse si pagano su 40mila euro

Fare un calcolo su un reddito di 40mila euro è complesso. Come abbiamo visto, pur rientrando un'impresa con un reddito di questo genere nel regime forfettario (con le dovute eccezioni), per poter determinare quante tasse si debbano pagare sarebbe necessario conoscere la data di apertura della partita IVA (per stabilire se si ha diritto ancora all'imposta sostitutiva per start up o a quella standard del 15%), e il codice ATECO (per poter conoscere l'imponibile.

Proviamo comunque a fare un esempio, prendendo in considerazione sempre un lavoratore con codice ATECO rientrante nella categoria del 78%. In questo caso, l'imponibile, su un reddito di 40mila euro, sarebbe di 31200. Se rientra ancora nell'imposta start up il totale da pagare sarebbe dunque di 1560, in caso contrario, con l'aliquota al 15%, si arriverebbe a 4680. A questi costi andrebbero aggiunti comunque quelli relativi all'acconto e alle percentuali di contributi previdenziali.

Nuova flat tax a chi conviene

Una flat tax può avere effetti diversi a seconda dei dettagli specifici del sistema e della situazione economica del paese in cui viene implementata. In generale, una può essere vantaggiosa per le persone con redditi più alti, poiché pagano meno tasse rispetto a un sistema progressivo in cui le aliquote fiscali aumentano con l'aumento del reddito. Inoltre, può anche dare vantaggi, e nuovo impulso, alle imprese, poiché potrebbe incoraggiare gli investimenti e la crescita economica. 

D'altra parte, una flat tax può essere sfavorevole per i contribuenti con redditi più bassi, poiché  potrebbero pagare una percentuale maggiore del loro reddito in tasse rispetto a quelle che pagherebbero con un sistema progressivo. Inoltre, può anche avere un impatto negativo sui servizi pubblici e sui programmi sociali a causa della diminuzione delle entrate fiscali. Anche per questo motivo si è a lungo dibattuto in Italia sulla necessità di modificare l'assetto fiscale con il governo Meloni, dal momento che la Flat Tax 2023, per come ipotizzata originariamente, non sembrava poter essere coperta in alcun modo (e dubbi sorgono anche adesso su eventuali tagli necessari per finanziare tale manovra). 

Come coprire il costo di una Flat Tax?

Ci sono diverse opzioni per coprire fiscalmente una flat tax da parte di un governo. Una delle più comuni è aumentare le entrate fiscali attraverso la tassazione di beni e servizi, come l'IVA. In questo modo, il governo può compensare la perdita di entrate derivante dalla tassazione “piatta” sui redditi. Un'altra opzione potrebbe essere quella di aumentare le tasse sui beni di lusso o sui grandi patrimoni. Il governo potrebbe anche decidere di tagliare i programmi di spesa pubblica per compensare la perdita di entrate fiscali. Tuttavia, questa opzione può avere un impatto negativo sui servizi pubblici e sui programmi sociali, e potrebbe non essere quindi popolare tra i cittadini. 

In generale, coprire fiscalmente una flat tax può essere un compito complesso e dipende dalle specifiche circostanze economiche e politiche del paese.

Insomma, la flat tax è un argomento controverso e le sue implicazioni possono variare a seconda del contesto e della sua applicazione specifica.

Se sulla sua convenienza ci possono essere dunque alcuni dubbi, non esistono tanti interrogativi su cosa convenga tra regime forfettario e ordinario in questo 2023. Per chi ha la possibilità di rientrarci, conviene ancora restare nel regime forfettario. Ricordiamo infatti che i contribuenti che rientrano in questa tipologia di regime possono calcolare l'imponibile in maniera semplificata, utilizzando semplicemente il coefficiente di redditività previsto per il proprio codice ATECO, al netto esclusivamente dei contributi previdenziali obbligatori. 

I professionisti in regime forfettario sono tenuti a versare, sull'imponibile netto, un'imposta sostitutiva stabilità al 15%, comprensiva di imposte sui redditi, addizionali regionali e comunali e IRAP, da versare tramite modello F24 in due acconti (a giugno e novembre) e un saldo (a giugno dell'anno successivo).

L'unica fattispecie in cui non conviene dunque sottoscrivere il regime forfettario, e di conseguenza godere di questa Flat Tax, è il caso di un'impresa che possa permettersi di scaricare le proprie spese di attività.

Qualora dunque un’azienda, pur avendo i requisiti per beneficiare del regime forfettario, dovesse ritenere più vantaggioso rimanere in quello ordinario, non dovrà fare altro che emettere anche nel 2023 le fatture allo stesso modo di come faceva prima, applicando l'IVA e subendo la ritenuta da parte del committente in qualità di sostituto d'imposta. Nel modello IVA 2024 dovrà quindi barrare la casella 1 del rigo VO 33, per non incorrere in sanzioni. Bisogna però considerare che se si decide di rimanere nel regime ordinario si viene obbligati a rimanere in tale regime per tre anni. Il passaggio al forfettario non potrà dunque avvenire prima del 2026.