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Economia
Fondi in P&G, Nestlè e Danone. Le "locuste" di Wall Street tornano in Europa

I “nuovi barbari” sono alle porte del Cac40? L’establishment francese inizia a temerlo ma non si tratta solo di concorrenti industriali pronti a prendere il controllo di qualche “gioiellino” francese come Fincantieri coi cantieri di Saint Nazare controllati da Stx France (per i quali la stampa transalpina scommette in un controllo paritetico dopo l’intervento a gamba tesa del neo presidente Macron), bensì sempre più spesso di investitori “attivisti” come alcuni gestori statunitensi.

Prendete Nelson Peltz (classe 1942), cofondatore con Peter May e Edward Garden di Trian Fund Management (12,7 miliardi di dollari di patrimonio gestito con partecipazioni in Danone, Mondelez e General Electric), oltre che dirigente di Legg Mason ed ex dirigente di HJ Heinz Company: come fare soldi Peltz lo ha capito già quando nel 1983 ha acquistato col suo partner d’affari Peter May un piccolo produttore di juke-box e distributori automatici, Triangle Industries, vendendola cinque anni dopo alla francese Pechiney con una plusvalenza di 830 milioni di dollari.

wall street bull
 

Nel 1997 Peltz e May comprarono Snapple da Quaker Oats, per rivenderla tre anni più tardi insieme ad alcuni altri marchi di bevande al colosso Cadbury Schweppes al termine di una ristrutturazione finita tra i casi di studio della Harvard Business School. Bene: ora Peltz ha deciso di attaccare un colosso d 222,77 miliardi di dollari di capitalizzazione come Procter and Gamble, di cui già detiene 3,3 miliardi di azioni. Peltz chiede al top management del gruppo di tagliare i costi di almeno 13 miliardi di dollari per arginare l’erosione delle vendite, oltre che un posto per se stesso nel consiglio di amministrazione, minacciando, in caso di rifiuto, di fare fuoco e fiamme alla prossima assemblea degli azionisti.

Le richieste di Peltz giungono in un momento delicato in cui Procter and Gamble sta già tentando di tagliare di 10 miliardi di dollari i costi da qui al 2021 avendo eliminato già 24 mila posti di lavoro e ceduto asset ritenuti non strategici. Ristrutturazione che segue quella del 2012, quando vennero chiusi 10 impianti produttivi in tutto il mondo e ceduti un centinaio di marchi meno redditizi per ottenere i primi 10 miliardi di dollari di risparmi. Ma Peltz non è il solo “squalo” di Wall Street ad aver fiutato una preda. Daniel Loeb, banchiere d’affari pronipote di Ruth Handler (creatrice della bambola Barbie e co-fondatrice di Mattel), col suo fondo hedge Third Point (17 miliardi di dollari di masse gestite), è entrato nel capitale di Nestlé con l’1,25%.

Una scommessa da 3,5 miliardi di dollari in cambio della quale Loeb ha già sollecitato formalmente il Cda del gruppo svizzero ad adottare nuove strategie di gestione e a liberarsi di asset non strategici come la partecipazione del 23% nella francese L’Oreal. Nestlé per ora ha dichiarato di essere “aperta al dialogo con tutti gli azionisti” e ha lanciato un buy-back da 20 miliardi di franchi svizzeri sulle proprie azioni, ma in molti ritengono che i “nuovi barbari” in cerca di rapidi profitti siano pronti a mettere altre aziende nel mirino, a partire da Danone (di cui Peltz è già socio) e questo potrebbe essere un problema. Jean-Philippe Bertschy, analista di Vontobel, sottolinea come il tentativo di creare valore a breve termine possa costituire un rischio per lo sviluppo a lungo termine di un gruppo: “i nuovi soci arrivano, tagliano le spese di ricerca e sviluppo e il modello di business della società crolla.

(Segue...)

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procter & gamblenestlèdanonecac40wall streetmultinazionalifondi attivisti





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