Economia

Fotovoltaico boom: 14 mld all'anno, ma la Cina corre di più e supera l'Ue

di Antonio Amorosi

Pannelli solari, i produttori cinesi schiacciano l’Europa che è il continente che ne utilizza di più anche se l’Italia...

Il fotovoltaico europeo cresce rapidamente... Ma è in mani cinesi

L'industria europea del fotovoltaico pesa 14 miliardi di euro l'anno. Ma negli ultimi 6 mesi i prezzi dei moduli solari in Europa sono crollati, quasi ridotti della metà, con un colpo mortale inferto all’industria del continente. Colpa dei cinesi che hanno intasato il mercato di pannelli a basso costo. Paradosso tra i paradossi, il settore è in fortissima crescita: quest'anno solo il mercato italiano dei pannelli è salito addirittura del 27,5%.

Nel 2023, secondo l’agenzia BloombergNEF, il numero degli impianti fotovoltaici installati a livello mondiale ha avuto un incremento del 64%. E, tenetevi forte, circa la metà della produzione fotovoltaica mondiale, e si intende dell’energia prodotta con i pannelli in silicio e derivati, avviene nella UE. La Commissione Europea stima anche che entro il 2030 un milione di posti europei saranno legati al settore.

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Nonostrante tutto, per l’Europa quello del fotovoltaico resta un percorso col freno tirato, in mancanza di strategie e di investimenti in grado di invertire le logiche del mercato: il 90% dei pannelli solari installati nell’Unione Europea proviene dalla Cina e resta tale il dominio di Pechino. Sono proprio i produttori cinesi ad avere immesso negli ultimi mesi sul mercato quantità tali da creeare un crisi dei produttori europei. Secondo i dati di Solar Media-PV Tech tra i primi dieci produttori di moduli fotovoltaici otto sono cinesi.

Anche se va ricordato che in Italia c’è l’operazione in controtendenza di Enel Green Power, inizialmente con la giapponese Sharp e ST-Microelectronics (in seguito Enel Green Power ne ha preso il controllo) 3Sun Gigafactory a Catania che per capacità produttiva si prevede diventi la più grande fabbrica di pannelli solari d’Europa.

Il mercato è il larga espansione risulta non facile investire nel settore, a meno che non si elaborino strategie articolate come quella adottata a Catania: ad aprile 2022 è avvenuta la firma di un accordo tra Enel Green Power e la Commissione Europea per un finanziamento agevolato a fondo perduto per un tipo di produzione di pannelli ad altissima efficienza.

La situazione per ora resta quella descritta dalla stessa Commissione, prima degli ultimi mesi di burrasca. La Cina produce pannelli solari a 16-18,9 centesimi per watt di capacità di generazione, le imprese USA a 28 centesimi, quelle europee 24-30 centesimi. Come mai?

Per una serie di fattori relativi al costo della manodopera e ai rapporti commerciali con la Cina, non sempre così chiari. La Commissione Europea ha aperto un'indagine contro due società solari cinesi, lo ha annunciato mercoledì l'autorità. "Le indagini riguardano il ruolo potenzialmente distorsivo del mercato dei sussidi esteri concessi agli offerenti in una procedura di appalto pubblico", si legge in una nota. L'accusa: grazie ai finanziamenti provenienti dalla Cina, le aziende hanno potuto fare un'offerta notevolmente più economica rispetto alla concorrenza e vincere un progetto pubblico in Romania per l’apertura di una centrale. Si tratta dell’impresa cinese leader del settore, la Longi Solar, e la Shanghai Electric, due società energetiche con sede in Cina. Il progetto prevedeva la progettazione, costruzione e gestione di un parco solare con una potenza di 110 megawatt, che corrisponde all'incirca a una centrale elettrica a carbone media.

Anche se l'indagine UE riguarda un solo progetto si va a innestare in un momento di profonda crisi europea e che necessiterebbe un ripensamento a 360 gradi dei piani industriali del continente. I moduli a basso costo cinesi hanno messo in ginocchio il settore. Produttori come Meyer Burger (Svizzera), Solarwatt (Germania) e Heckert Solar (Germania), ed erano tra i maggiori produttori europei, affermano che non potranno più mantenere a lungo la loro produzione in Germania. Alla Meyer Burger le linee di produzione della fabbrica di moduli nella Germania orientale sono completamente ferme da alcune settimane. La chiusura completa della produzione è prevista per la fine di aprile.

Il portavoce della Commissione Ue per l’energia Tim McPhie ha ammesso in conferenza stampa delle gravi difficoltà dei produttori europei e di star lavorando a una possibile soluzione. Per le quantità di prodotto e per i prezzi immessi, la Cina ha messo in ginocchio il mercato.