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Economia
Gatto Cucine, effetto Calvi: pronto il piano di rilancio del brand

La svolta è avvenuta con l'ingresso nella società di Antonio Calvi, imprenditore già detentore del marchio Patriarca: «In un triennio punto a raggiungere un fatturato da 50 milioni di euro»

È una visione, un'intuizione. Oppure, con meno romanticismo, è fiuto per gli affari. Al di là di come la si voglia definire, è quella capacità in grado di trasformare un'idea in realtà, un'iniziativa in posti di lavoro, un investimento nella costituzione di un gruppo aziendale strutturato. È questa l'essenza di quegli uomini e donne che, temerari imprenditori del made in Italy, stanno combattendo l'andamento negativo degli ultimi anni a colpi di investimenti ed enormi sacrifici. Voci dunque fuori dal coro, che permettono ai semplici lavoratori e lavoratrici di credere ancora in qualcosa e sperare in un futuro migliore.

Allo Stand di Gatto Cucine, che ha individuato il Salone del Mobile per il rilancio dello storico brand, abbiamo incontrato Antonio Calvi. L’imprenditore pugliese che ha acquisito il pacchetto di maggioranza di Gatto Cucine Srl, alle prese con le difficoltà del periodo. Il businessman è subentrato nell'assetto societario con la giovane figlia Nicoletta, allo scopo di dare avvio a un processo di rilancio aziendale, aggiungendo un brand di prestigio internazionale a Patriarca, gruppo di sua proprietà e specializzato nel comparto degli arredi di lusso.

Dagli anni Cinquanta ai giorni nostri le cucine prodotte nei laboratori artigiani di Gatto, ubicati a Camerano (Ancona), sono sempre state sinonimo di qualità e gusto, tanto da collocarsi tra le massime eccellenze del made in Italy. Anche quando i contraccolpi della perdurante crisi economica si sono manifestati: benché gli standard siano rimasti immutati, nel 2014 la Gatto Spa è stata costretta ad effettuare una serie di licenziamenti e a terminare il suo percorso. Malgrado ciò, proprio come l'araba fenice è risorta dalle sue ceneri. Nello stesso anno, infatti, è nata Gatto Cucine Srl che, a fronte del reinserimento di parte degli ex dipendenti (anche come soci insieme a investitori stranieri), si è riorganizzata con una struttura produttiva più snella e adatta ad affrontare le mutate condizioni di mercato.

Ma la svolta arriva con il cambio totale dei vertici della Srl grazie all’ingresso della famiglia Calvi.

Prima di tutto, ripercorra le tappe salienti della sua carriera professionale.
"Ho iniziato giovanissimo, inseguendo le orme di mio padre, che veniva da una carriera nel settore dell'arredamento. Il primo incarico ricoperto è stato quello di agente alla Patriarca. Dopo tre anni, conscio del periodo non facile che stava attraversando la società, mi sono attivato per rilevarne il marchio, che detengo dal 1995. A distanza di 10 anni, cioè nel 2005, ho costituito la Patriarca Spa, appoggiandomi a un grosso fornitore che nel 2008, a seguito di alcuni problemi, ha smesso di garantirmi i prodotti, costringendomi ad uno stop forzato e quindi a un ridimensionamento notevole delle forze in campo. In quel frangente negativo abbiamo avuto l'intuizione di specializzarci nel comparto del lusso".

La stragrande maggioranza degli uomini d'affari, oggigiorno, sembrerebbe restia a ogni forma di investimento. Lei invece decide di andare controcorrente. Perché?
"Il picco negativo delle vendite e l'assenza di domanda avevano provocato un crollo nel mercato. Gli imprenditori hanno dovuto fare i conti con i problemi della congiuntura economica. Ma oggi cominciano a intravedersi segnali di ripresa. Così ho avuto un moto d'orgoglio. Mi sono messo alla ricerca di una struttura efficiente, con un solido reparto produttivo e know-how. E ho individuato, grazie al mio advisor Vincenzo Capizzi, la Gatto Cucine. La realtà di Camerano era rimasta vittima di un ridimensionamento significativo nonostante avesse concluso uno grossissimo appalto su scala mondiale, relativo all'arredamento del villaggio olimpico di Londra, pari a 18 milioni di sterline. Di conseguenza, dopo un'attenta valutazione, abbiamo sottoscritto il capitale sociale e sviluppato un progetto di rilancio".

Che cosa ha comportato il suo ingresso in azienda, in termini di liquidità, know-how, organizzazione?
"È stato sottoscritto un aumento di capitale sociale. L'investimento iniziale di ingresso si aggira sui 100mila euro. Quello che però stiamo strutturando, con cura e dovizia, è il futuro. Adesso dobbiamo predisporre l'azienda in un’ottica commerciale con un intervento intorno ai 700mila euro. Gli investimenti più onerosi - ossia inerenti alle linee di produzione, assemblaggio, organizzazione e soprattutto sugli uomini - erano già stati fatti da chi c'è stato prima di me. La struttura appare di fatto efficiente e, per giunta, ridimensionata negli aspetti essenziali. Nelle posizioni strategiche sono rimasti i profili storici. La modifica che ho apportato riguarda l'assetto interno dell'organigramma. Prima a capo dell'intera azienda figurava l'amministrazione, seguita dai vari reparti. Adesso invece in testa è stata posizionata la direzione generale, che guido in prima persona e che ha il compito di coordinare unità e lavoro e occuparsi dello sviluppo del business plan. Il fine ultimo è quello di affermare il marchio sia in Italia che all'estero. E raggiungere, nel giro di un triennio, un fatturato di 50 milioni di euro, costituito per il 40% da esportazioni oltreconfine".

Nel corso del tempo la società da lei appena rilevata ha contratto debiti con i fornitori. Quali strategie avete messo in campo per appianarli?
"I debiti verso i fornitori posso dire che sono stati sostanzialmente appianati. La srl non aveva grandi esposizioni. La Spa è altra cosa".

Quali sono i profili professionali che, provenienti dalle passate amministrazioni, sono stati riconfermati?
"Ho predisposto solamente una modifica al cfo (direzione amministrazione finanza e controllo): stiamo procedendo a una separazione con il precedente responsabile. In aggiunta ho spostato alcuni lavoratori da Patriarca a Gatto Cucine allo scopo di irrobustire la squadra".

Come è rimasto il rapporto con la famiglia Gatto, ovverosia gli storici proprietari?
"In teoria la Srl non ha un legame diretto con la famiglia Gatto. Devo però ammettere che sono ottime persone: eleganti, oneste e corrette. E non si può non percepire in azienda quello che è stato Mario Gatto, uomo determinato e preciso che aveva creato un grande impero. Molti dipendenti mi paragonano a lui nel modo di agire e operare. Non finirò mai di ringraziare i Gatto per il clima familiare trovato negli stabilimenti di Camerano. Tra l'altro Cristiano Marchetti (discendente dei Gatto) è rimasto al mio fianco ed è inserito in una posizione determinante".

Venerdì scorso ha presentato al Salone del Mobile di Milano, in compagnia di Cristina Chiabotto e lo chef Davide Scabin, il suo prodotto di punta: un piano a induzione avveniristico che sostituisce non solo i classici fornelli a gas ma stravolge il concetto comune di cucina. Ci dica di più?
"È difficile da spiegare a parole: non è dotato di fornelli classici, né impedimenti. È liscio. Il piano lavoro non si scalda, neanche quando l'induzione è accesa e le pietanze cuociono. Tant'è vero che anche un bambino può disegnarci sopra. E senza tralasciare la facilità nella pulizia, perché non esistono griglie. Siamo i primi in Italia a presentare questo tipo di piano cottura, brevettato da un'azienda spagnola con cui abbiamo stretto rapporti.

Il piano a induzione è l'esempio lampante di quanta importanza lei riservi per il futuro. Tale orientamento sarebbe altresì testimoniato dalla presenza di sua figlia Nicoletta che, a soli 18 anni, è nel consiglio di amministrazione di Gatto Cucine Srl?
"Futuro non solo in termini di progettualità ma anche come investimento sui giovani. Per di più ho altre due figlie che saranno coinvolte nei prossimi anni. Ovviamente continueranno gli studi, accedendo ai corsi dell'Università Bocconi di Milano. Avranno però la possibilità di fare pratica e sperimentare la teoria appresa sui banchi universitari con la realtà che sto costituendo".

Se da una parte le nuove generazioni vantano diversi pregi, come l'approccio moderno e nuove idee, dall'altra pagano l'inesperienza. Non crede che sua figlia, a capo di una realtà complessa che dialoga anche con l'estero, possa prendere qualche abbaglio dettato dalla giovane età?
"Lo escludo categoricamente. Ha molta voglia di apprendere e, per scongiurare qualsiasi passo falso, sarà guidata direttamente dal sottoscritto e dal nostro advisor, il professore Vincenzo Capizzi. Gatto Cucine è affiancata, infatti, per l'ottimizzazione della propria struttura finanziaria, da Capizzi & Partners - Corporate Finance Advisors, realtà professionale fondata dal Professore Vincenzo Capizzi (Università del Piemonte Orientale e SDA Bocconi) specializzata nella consulenza finanziaria alle imprese, nella predisposizione di piani industriali e valutazioni d'azienda, nel supporto ai processi di M&A, di ristrutturazione del debito, di fundraising presso fondi di private equity e venture capital. Sotto l'aspetto legale siamo invece magistralmente seguiti dall' Avvocato Alessandra Provenzano. Mi preme, in questa occasione, citare anche Etica! l'agenzia di comunicazione responsabile integrata, di Barbara Benedettelli, che ci segue sotto un aspetto molto importante".

Tanti obiettivi su più fronti, ma anche ostacoli. Che cosa è successo con la "Nuova Galli Srl?
"Quando nel 2008 è venuta a mancare l'unità produttiva esterna per Patriarca, sono rimasto senza prodotto da vendere. Ai tempi mi è stata proposta la soluzione nella Nuova Galli Srl, che realizzava camere da letto e vantava impianti considerevoli. La situazione economica era abbastanza in equilibrio tra crediti e debiti. In breve tempo allora si è perfezionato il mio subentro, con l'acquisizione del 100% del capitale sociale. Ma ho peccato in superficialità. Le analisi successive lo hanno confermato: è stato scoperto un buco da 14,5 milioni di euro. A questo punto, a distanza di circa due mesi dal mio ingresso, non potevo far altro che portare i libri in tribunale. Azione seguita da un rinvio a giudizio dei responsabili che proprio pochi mesi fa hanno patteggiato, il che si traduce nei fatti in un'ammissione di colpevolezza seguita poi da condanna. Il tribunale ha riabilitato la società, sebbene ormai sia rimasto solo il brand. Adesso mi muoverò per avanzare un'azione legale. Mi hanno danneggiato e per questo motivo mi corre l'obbligo di rivalermi".

L'intenzione finale delle sue attività è volta a costituire un grande gruppo internazionale? A che punto è arrivato?
"Con Gatto Cucine Srl e Patriarca procederemo, già nel mese di maggio, a una pianificazione più allargata: i brand diventeranno parte di una holding internazionale che mirerà a rafforzare la loro immagine e presenza nel settore dell'arredamento delle cucine di lusso su scala mondiale".

Maurizio Zanoni
@mauriziozanoni

Tags:
gatto cucineantonio calvisalone del mobile





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