Economia
Generali, cautela di Galateri che spera in un rinnovo. La soluzione Del Fante
Il cantiere della governance non affrontato ieri in comitato
Dopo gli scontri, con toni anche aspri negli ultimi consigli di amministrazione (eccetto quello di fine maggio che ha varato l'Opa su Cattolica) fra consiglieri e le accelerazioni di Francesco Caltagirone, il cantiere della governance in Generali registra un rallentamento dei lavori.
Secondo quanto risulta ad Affaritaliani.it, il comitato governance delle Assicurazioni Generali all’interno del quale siede anche il vicepresidente del Leone si è riunito ieri pomeriggio, senza però affrontare nessuno dei temi sensibili messi sul tavolo dall’ingegnere capitolino a fine aprile e che riguardano alcuni cambiamenti nella struttura di vertice della compagnia e il rinnovo dell’attuale consiglio di amministrazione. Un board, a detta del patron del Messaggero, troppo espressione di Mediobanca e che non tiene conto della nuova configurazione dell’azionariato dove negli ultimi anni si è registrata una crescita dei singoli soci privati: sommando le quote dei Benetton, di Caltagirone e di Del Vecchio si arriva al 14,42% del capitale, pacchetto superiore di oltre un punto percentuale al 12,93% in mano a Piazzetta Cuccia.
Francesco Caltagirone e Philippe Donnet
In vista dell’apertura della procedura della presentazione della lista del consiglio uscente, opzione che su spinta di Piazzetta Cuccia è stata introdotta nello statuto delle Generali ad aprile dello scorso anno, sono in corso i movimenti carsici delle diplomazie.
Ma quello che sia Mediobanca, da un parte, sia gli azionisti Del Vecchio e Caltagirone, dall'altra, attendono è che il presidente Gabriele Galateri, a cui spetta la facoltà formale di avviare i lavori della lista del board e che pare speri lui stesso in una riconferma per un nuovo mandato, lo metta all’ordine del giorno della riunione del Cda. Un tema su cui poi i consiglieri si devono esprimere, sperabilmente non a maggioranza, perché altrimenti si aprirebbe lo spazio per la formazione di una nuova lista a trazione Caltagirone-Del Vecchio, con relativo futuro scontro in assemblea con quella del consiglio uscente appoggiata da Mediobanca.
L'amministratore delegato di Mediobanca Alberto Nagel
Da qui la grande cautela del presidente del Leone che, a quanto risulta, non ha nemmeno iniziato nè a sondare sul tema gli azionisti forti nè a cercare quell’amalgama che ai nastri di partenza non c’è e che non registra nemmeno una convinzione diffusa sulla riconferma dell’amministratore delegato Philippe Donnet. Un bravissimo assicuratore dal curriculum internazionale e che ha sempre centrato tutti i target dei piani industriali distribuendo oltre 7 miliardi di dividendi in 5 anni (vedi box sotto), ma con carenze, sono le critiche mosse, sull’M&A.
Il grande merger infatti è la leva che Del Vecchio e Caltagirone vogliono azionare nella nuova stagione della compagnia che sta per aprirsi (a fine anno scade il piano industriale) per recuperare terreno nei confronti dei competitor Allianz e Axa.
Tanto che stanno circolando i nomi di possibili candidati per andare a raccogliere il testimone dal Ceo neo-cittadino italiano: uno su tutti è quello dell’amministratore delegato di Poste Matteo Del Fante, 54enne ex banker con un passato fino al 2003, prima di entrare nella galassia delle società pubbliche (Cdp, Terna e Poste), in JP Morgan come managing director.
Una soluzione che, secondo i rumors, non dispiacerebbe allo stesso Del Fante (rinnovato lo scorso anno, ma che non potrebbe contare su un rinnovo) e che metterebbe d’accordo sia Caltagirone (che ha nel frattempo mandato in Axa il pupillo Marco Morelli a farsi le ossa nel mercato dell'asset management e delle polizze) sia Del Vecchio. Un Ceo a cui affiancare poi un direttore generale con forte presa sulla compagnia proveniente dal comparto assicurativo.
(Segue...)