Gima Tt, stop Usa alla Philip Morris. In fumo gli affari di Vacchi?
La Fda americana ha respinto le tesi di Philip Morris circa la minore nocività della sigaretta elettronica IQOS, di cui Gima (ko in Borsa) produce il packaging
Ima sottotono a Piazza Affari, complici cattive notizie in arrivo dagli Stati Uniti per la controllata (al 60%) e fresca matricola di borsa Gima Tt, che oggi perde quasi 4 punti tornando a 18 euro per azione interrompendo un rally che da inizio anno aveva già fatto guadagnare al titolo il 10%. I consulenti della Food and Drug Administration (Fda, l’authority americana che controlla farmaci e alimentari) hanno infatti dato un parere negativo alla Mrtp application (Modified risk tobacco product) avanzata da Philip Morris.
Iqos non fa meno meno male delle sigarette tradizionali
Il colosso del tabacco americano, grande cliente di Gima Tt, sostiene che IQOS, la sua nuova “sigaretta senza fumo”, faccia meno male di una sigaretta tradizionale, ma per i consulenti della Fda questo non è dimostrato. Il parere dei consulenti non è vincolante, ma è raro che la Fda decida in disaccordo con esso. Già a novembre qualcuno aveva immaginato che ci potesse essere qualche problema, visto che la stessa Fda aveva preso tempo sostenendo di non aver ancora potuto esaminare l’intera documentazione presentata dalla Philip Morris.
Il gruppo americano da parte sua ha già detto di voler risolvere i problemi evidenziati nelle conclusioni dei consulenti dall’authority, ma dovrà fare in fretta prima che la Fda completi il processo di analisi della Mrtp application, peraltro sensibilmente più lungo di una normale richiesta di autorizzazione e che pertanto potrebbe chiudersi a fine anno o a inizio 2019 come già segnalato dagli analisti di Equita Sim.
Vacchi con Gima TT produce il packaging per Iqos
Il problema per il gruppo controllato dal presidente degli industriali di Bologna Alberto Vacchi (oltre 5.500 dipendenti, di cui 2.600 all’estero, 41 impianti di produzione sparsi in Italia e nel mondo, una presenza su diversi 80 mercati) è che Gima Tt ha progettato e sta producendo i macchinari con cui Philip Morris International dovrebbe confezionare le nuove sigarette elettroniche destinate al mercato americano. Se la Fda decidesse dunque di respingere del tutto le richieste del colosso del tabacco il business rischierebbe, letteralmente, di andare in fumo.
Philip Morris pesa da sola circa il 50% circa del giro d’affari di Gima Tt, la cui capitalizzazione in borsa è salita dal debutto sullo Star di inizio ottobre ad oggi a quasi 1,65 miliardi di euro anche grazie alle commesse statunitensi per ottemperare le quali ha in corso un investimento da 500 milioni di euro destinato all’ampliamento della capacità produttiva dell’impianto di Crespellano, vicino a Bologna, dedicato appunto alla produzione delle linee di packaging per le sigarette per il dispositivo Iqos.
Quanto concreto è il rischio per Gima Tt?
Ma quanto è concreto il pericolo? Secondo gli uomini di Websim potrebbe non essere così elevato: nello specifico, il Tpsac (Tobacco products scientific advisory commitee) ha votato contro l’affermazione che gli Htp (“heat not burn tobacco product”, appunto le “sigarette senza fumo” di Philip Morris) riducano il rischio di malattie legate al tabacco (8 contrari, un astenuto) e che siano meno rischiosi delle sigarette (5 voti contrari contro 4 favorevoli), mentre ha approvato l’affermazione che le Iqos riducano l’esposizione a sostanze nocive o potenzialmente tali.
(Segue...)