Economia

Iccrea, proposta di nozze a Cassa Centrale. Il 3° polo dal credito cooperativo

di Marco Scotti

Iccrea e Cassa Centrale Banca: le mille ragioni per un “sì” da dire subito. Lo scacco al Banco e a UniCredit potrebbe arrivare dal mondo Bcc

Creare il terzo polo italiano per asset in gestione insidiando Unicredit. Attenuare gli effetti – perché arriveranno, eccome se arriveranno – degli incagli e delle sofferenze che si preannunciano nel 2021. Aumentare quella massa critica divenuta ormai la ragione attorno alla quale si stanno muovendo tutti gli istituti di credito.

Sono tante le motivazioni per cui Iccrea e Cassa Centrale Banca potrebbero unirsi in un matrimonio del credito che tra l’altro non sarebbe frutto della fantasia di qualche giornalista a caccia di fanta-mercato, ma delle parole del direttore generale di Iccrea Mauro Pastore ad Affari&Finanza. La logica è semplice: il gruppo si aspetta un incremento delle sofferenze nell’ordine dei 3-400 milioni, ovvero un aumento del 5% sugli impieghi, per un complessivo che arriverebbe all’8%, più alto della media italiana che è già decisamente sopra i parametri europei. Il rapporto tra costi e ricavi, sempre per Iccrea, è al 74%, con l’obiettivo di portarlo al 65%. Ma non è facile raggiungere questo scopo: perché i tassi bassi e l’incremento delle sofferenze riducono la marginalità.

banca carige
 

E dunque perché proprio Ccb? Prima di tutto perché il loro irrobustimento negli anni passati dipende, in entrambi i casi, dall’obbligo di “dimensionarsi” per gli istituti di credito cooperativo. Così, 140 raggiunsero Iccrea e un’ottantina andarono con Cassa Centrale Banca. Ma oggi il mercato può permettersi di avere due soggetti sostanzialmente ridondanti? Per Pastore no, tant’è che torna a proporre un’unione che per il momento non ha trovato grandi risposte dall’altra parte. Almeno per ora.

Ma è un dato di fatto che la marginalità sia ai minimi storici e che di conseguenza non vi siano strade alternative all’ampliamento delle dimensioni. La pandemia ha costretto le banche ad aumentare gli accantonamenti contro le perdite sui prestiti, intaccando i profitti. L'incertezza e l'avversione al rischio nella situazione attuale sono servite anche a ridurre le entrate da commissioni, fornendo ulteriore incoraggiamento da parte delle autorità europee, al consolidamento del settore sia in Italia che in Spagna. 

Da ricordare, per gli appassionati di risiko bancario, che Ccb possiede l'8,3% di Carige dopo il salvataggio del 2019 dell'istituto di credito genovese e ha un'opzione per acquistare l'80% detenuto dal Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi. 

È palese che il mondo delle banche si trovi in surplace: aspetta di vedere come e quanto deflagrerà la bomba innescata dalla fine della cassa integrazione, del blocco dei licenziamenti e della garanzia statale sui prestiti. Lì sì che si capirà quanto intesa è la crisi economica post-Covid, che finora ha colpito in maniera profonda e distruttiva “solo” il turismo e la ristorazione.

Gli economisti parlano di una ripresa a “K” con l’industria che è tornata già ora ai livelli pre-Covid e i servizi che continuano a crollare a causa delle chiusure a macchia di leopardo che interessano le città italiane. Dunque, la preoccupazione che monta nelle banche, che dovranno ulteriormente alzare il merito creditizio per evitare di implodere, costringe a riprendere vecchi discorsi.

Intesa Sanpaolo, si vocifera, starebbe pensando di tornare su Fineco – dossier già andato sulla scrivania del Ceo Carlo Messina prima dell’assalto a Ubi – per rilevare uno dei principali player multicanale. Tra l’altro completando uno sgarbo epico verso la nemica storica – oggi un po’ dimessa – Unicredit.

Anche Mediobanca sembra pronta a muoversi, magari lanciandosi alla conquista di Azimut che già da tempo è sulla bocca degli esperti. Senza contare che Unicredit, come riporta oggi Affaritaliani.it, è nella morsa: meglio prendersi Mps pur con tutte le cautele, o continuare una lenta discesa agli inferi che potrebbe metterne a repentaglio l’italianità, finendo in pasto ai francesi sempre pronti a fare shopping in Italia?

Per questo il matrimonio tra Iccrea e Ccb, in un momento storico in cui tutti sono corsi a fare provviste (e in questo caso il lievito non c’entra) appare una mossa di buon senso. Chissà se basterà per portarla a destinazione.