Economia
Il Covid infetta anche il mattone. Le famiglie chiedono meno mutui
Ecco come la seconda ondata intacca il settore del real estate
Può il Coronavirus intaccare il settore del real estate? Se fino a qualche giorno fa sembrava che la pandemia fosse un lontano ricordo, con le erogazioni di mutui che ritornavano sui livelli pre-crisi e uno scenario tutto sommato compatibile con un’economia stabile, oggi lo scenario è cambiato radicalmente. L’impennata dei casi ha fatto schizzare anche l’indice della paura. Secondo il Barometro Crif sulle richieste di mutui e surroghe da parte delle famiglie italiane, con i dati aggiornati a settembre 2020, il mese di settembre sembrava aver sancito la definitiva ripartenza del comparto, con un incremento del +13,0% rispetto allo stesso periodo del 2019, confermando il trend positivo dei 3 mesi precedenti.
Le rilevazioni relative alle prime due settimane di ottobre, però, mostrano una brusca interruzione della dinamica positiva che potrebbe essere riconducibile anche alla crescente preoccupazione delle famiglie per il veloce aumento dei casi di positività al Covid-19 nel nostro Paese. Nello specifico, nella settimana compresa tra il 28 settembre e il 4 ottobre la variazione è stata nulla (0%) mentre in quella tra il 5 e l’11 è stato registrato un decremento del -7,9% rispetto alla corrispondente settimana del 2019, primo e unico dato negativo dopo 4 mesi di crescita ininterrotta.
Al contempo, dal Barometro Crif emerge anche un ulteriore calo dell’importo medio richiesto, che nell’ultimo mese di osservazione si è attestato a 131.786 Euro (-1,1% rispetto al corrispondente periodo del 2019). L’impennata dei contagi che ha caratterizzato le ultime due settimane ha palesemente spaventato le famiglie. Che hanno rimandato l’acquisto di una nuova casa e “ridimensionato” le pretese.
Per quanto riguarda gli stock dei mutui già in corso, nel secondo trimestre questo valore è arrivato a 336,1 miliardi di euro, una cifra in aumento del 2,5% su base annua e dello 0,5% se raffrontata ai tre mesi. Si tratta di una frenata nella dinamica complessiva rispetto a quanto visto negli anni precedenti (visto che dal terzo trimestre del 2015 lo stock dei mutui circolanti ha continuato a crescere) con un picco del 3,4% ne periodo gennaio-marzo dello scorso anno. L’incremento fatto registrare tra aprile e giugno del 2020 è il peggiore nelle serie storiche registrate ultimamente, ma fa comunque vedere una dinamica attiva.
Questo principalmente perché i tassi di mercato con i quali sono stati collocati sono rimasti molto positivi negli ultimi tre anni. Tanto che i mutui a tasso fisso o variabile con cap (cioè un tetto massimo oltre il quale non si può andare) sono ulteriormente aumentati e oggi rappresentano più del 90% delle nuove erogazioni. Per gli ultimi mesi del 2020 si delinea uno scenario poco favorevole al proseguimento del trend di crescita del credito alla famiglia per l’acquisto dell’abitazione. Gli ultimi dati riguardanti le erogazioni restano tuttavia meno negativi di quel che si prevedeva, pertanto restano buone probabilità che anche nel terzo trimestre assisteremo ad un’ulteriore crescita dello stock circolante.
Il Coronavirus, poi, ha cambiato le abitudini degli italiani per quanto riguarda la tipologia di casa preferita. Oltre metà delle ricerche immobiliari, infatti, riguarda trilocali e quadrilocali. Si registra un incremento dello stock di mono e bilocali in vendita mentre crolla la disponibilità di case con più di cinque locali. Il lockdown, dunque, ha fatto rivalutare agli italiani l’importanza di una casa ampia, mentre quelle acquistate per investimento o addirittura per fini turistici diventano quasi dei fardelli di cui provare a liberarsi.
Altro aspetto, questa volta meno piacevole, è quello che riguarda le aste immobiliari. Dopo il calo di circa la metà nei mesi scorsi, ora questo settore si sta lentamente riprendendo, ma la difficoltà di organizzare materialmente le aste medesime fa slittare al 2021 la possibilità di tornare sui livelli pre-Covid. Nel primo semestre, infatti, sono state rimandate 30 mila aste, per un valore di quasi 3,7 miliardi di euro e una diminuzione del 40% (sullo stesso periodo del 2019) delle procedure di esecuzione.
Ma questo, purtroppo, non significa che ci siano meno italiani in difficoltà, anzi. Vuol solo dire che con l’anno prossimo, complice anche la ripresa della possibilità per Equitalia di pignorare immobili, ci sarà un’esplosione di case in vendita tramite questa procedura.
Infine, secondo la nuova indagine rilasciata da Duff&Phelps, per circa 4 investitori su 10 (il 39%) il valore degli asset immobiliari a livello globale calerà tra il 5% e il 10% nel 2020, mentre circa un terzo (il 31%) prevede una diminuzione superiore al 10%, quale conseguenza della crisi dovuta alla pandemia di Covid-19. In Europa quest’ultimo dato risulta inferiore (23%) rispetto a quello globale, segno di una maggiore fiducia nella tenuta del comparto.