Economia

Il risiko bancario italiano: parola d'ordine concentrazione, ma chi sarà il cacciatore e chi la preda?

di Marco Scotti

Unicredit è impegnata nella partita Commerzbank, ma non ha abbandonato l'idea eventuale di una possibile "preda" anche in Italia. Ma come nel ciclismo, chi si muove per primo perde

Il risiko bancario italiano, chi sarà il cacciatore e chi la preda?

È il risiko bancario a tenere banco in questo autunno del 2024, un risiko che sembra crescere di intensità a ogni dichiarazione dei big del settore, a ogni mossa che lascia intuire possibili fusioni e acquisizioni. Il mosaico è intricato, e i nomi sono quelli che ormai da tempo definiscono il panorama finanziario italiano: Unicredit, Bper, Mps, BancoBpm, Credit Agricole. E, come un titano silenzioso, Intesa Sanpaolo.

Unicredit: il cacciatore "europeo"

Unicredit è, senza dubbio, il nome su cui si concentra l’attenzione del mercato e della politica. Sotto la guida dell’amministratore delegato Andrea Orcel, la banca di Piazza Gae Aulenti ha più che triplicato la sua capitalizzazione e oggi insidia la primazia - un tempo inossidabile - di Intesa Sanpaolo. L'operazione Commerzbank in Germania, che potrebbe essere il prodromo all'acquisizione dell'istituto tedesco, dovrebbe mettere la parola fine a qualsiasi velleità di M&A, specialmente in Italia dove le botteghe sono poche e, soprattutto, carissime.

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Eppure c'è sempre quella remotissima possibilità che, di fronte a un'occasione, Orcel potrebbe decidere di lanciarsi. Non sarà in direzione Siena, quello no, perché la partita di Mps è definitivamente chiusa dopo l'implosione della trattativa al tempo del governo Draghi. Unicredit ha da sempre una vocazione internazionale, e dunque la mossa Commerzbank è nel dna della banca. Ma di fronte a un'occasione non si potrebbe dire di no.

BancoBpm deve difendersi. E' riuscita a suo tempo a scampare all'interesse di Unicredit - si era nel 2022 - anche grazie alla pubblicazione sui giornali della notizia dell'opa in rampa di lancio da parte di Piazza Gae Aulenti. Ma, ciclicamente, l'istituto di Piazza Meda torna al centro del dibattito. L'amministratore delegato, Giuseppe Castagna, ha sempre allonanato ogni ipotesi di M&A.

Ma, soprattutto, non ha mai voluto valutare un'operazione con Mps nonostante la moral suasion del governo. Ma ora gli analisti hanno portato il ratig sulle azioni del Banco su "buy" e quindi è probabile che si tornerà a ballare. L’ombra di Credit Agricole aleggia su BancoBpm come una spada di Damocle, pronta a calare nel momento meno atteso, o forse è solo uno spettro agitato per rendere il gioco più intrigante?

Bper: il terzo incomodo in cerca di identità

Se Unicredit sembra avere chiari obiettivi di espansione, Bper si muove invece in un terreno più insidioso. La banca emiliana, fresca di alcune acquisizioni minori negli ultimi anni, punta a rafforzarsi in un mercato sempre più competitivo.

Bper potrebbe essere tentata da un’accelerazione, magari cercando una partnership con un altro attore di peso per consolidare la sua posizione. Non dimentichiamoci che, pur con ambizioni di crescita, Bper resta una banca regionale, fortemente legata al territorio, e un’operazione di fusione troppo grande potrebbe snaturarne le caratteristiche e alienare quella clientela che ne rappresenta la forza.

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Quale sarà, dunque, la strategia dell’istituto guidato da Papa? Difficile a dirsi, ma di certo Bper non può permettersi di restare alla finestra in un mercato dove chi si ferma è perduto. Anche se in molti sono convinti che alla fine le nozze verranno celebrate...a Siena. 

Monte dei Paschi di Siena: la scommessa infinita

E poi c’è Mps, la banca più antica del mondo, un’istituzione che porta con sé secoli di storia e altrettanti di problemi. La cura da cavallo messa in campo da Luigi Lovaglio e dal suo management ha permesso di riportare un istituto decotto in utile. E lo Stato è rientrato di una parte dei cinque miliardi investiti negli anni. Ora però è giunto il momento di lasciarla andare al miglior offerente. Chi? Qui entra in gioco Bper, che potrebbe essere tentata dall’idea di assorbire l’istituto senese.

Le condizioni non sono più quelle di vantaggio del 2021, quando la trattativa con Unicredit stava per andare in porto. Ma certo oggi a Siena si respira un'aria diversa, e c'è chi è pronto a scommettere che qualcuno stia pensando all'ipotesi stand alone che Affaritaliani.it ventilò già in tempi non sospetti. 

Credit Agricole: il “francese” che scombina le carte

In questo risiko, non possiamo dimenticare Credit Agricole, l'outsider straniero che negli ultimi anni ha dimostrato una notevole fame di mercato italiano. La banca francese ha già una solida base nel nostro Paese, e l’idea di espandersi ulteriormente non è affatto da escludere. BancoBpm e, perché no, Mps sono nel mirino dei francesi, e Credit Agricole potrebbe approfittare delle incertezze dei big italiani per inserirsi e aumentare la propria presenza.

Ma quale sarebbe il costo, in termini di “italianità”, di una tale mossa? In un momento in cui l’Italia sembra sempre più vulnerabile alla perdita di controllo sulle sue eccellenze industriali e finanziarie, un’acquisizione da parte di un colosso straniero avrebbe ripercussioni che vanno ben oltre la dimensione bancaria. L'intervento di Credit Agricole, insomma, non sarebbe una semplice operazione di mercato, ma un evento capace di ridisegnare i confini della finanza italiana.