Economia
Illumia, Bernardi: serve una centrale pubblica di incasso
A seguito dell'audizione dell'Arera in Commissione Industria al Senato, Illumia lancia la proposta di istituire una centrale pubblica di incasso
Dopo l'audizione dell'Arera di stamane in Commissione Industria al Senato, in cui si è discusso degli oneri generali di sistema, Illumia lancia la proposta elaborata con Codacons e Movimento Difesa del Cittadino di istituire una centrale pubblica di incasso al fine di offrire maggiori tutele a consumatori e operatori.
“Accogliamo con favore l’attenzione che il nuovo collegio Arera sta ponendo sull’impatto degli oneri generali di sistema sulla bolletta, che negli ultimi anni sono arrivati a pesare circa un terzo di quanto fatturato alle famiglie, per un valore complessivo di 15 miliardi di euro. Ora, per una maggiore tutela di consumatori e operatori, occorrerebbe affrontare il problema una volta per tutte. Per questo, insieme a Codacons e Movimento Difesa del Cittadino, abbiamo proposto l’istituzione di una centrale pubblica di incasso a cui i venditori potrebbero cedere, pro soluto, il credito relativo alle componenti del trasporto e degli oneri generali di sistema”.
È questo il commento di Marco Bernardi, presidente di Illumia, operatore attivo nella vendita di energia elettrica e gas su tutto il territorio nazionale, sull’audizione dell’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente, l’Arera, che si è tenuta stamane in Commissione Industria al Senato, durante la quale è stato deciso di congelare, anche per il quarto trimestre 2018, la componente ARIM degli oneri di sistema che vale circa un miliardo di euro.
Secondo l’azienda, con la creazione di una centrale pubblica di incasso, si ristabilirebbe una giusta ripartizione di responsabilità lungo tutta la filiera, gli operatori non sarebbero più fonte di riscossione di tali importi, che ammontano ogni anno per il sistema a circa 2 miliardi di euro, e i consumatori non si vedrebbero addebitate somme che non competono loro. Si ristabilirebbe, quindi, l’equa concorrenza nel mercato dell’energia in quanto i consumatori non morosi non subirebbero la socializzazione degli oneri non riscossi.