Economia
Inflazione, le mosse di Lagarde opposte a quelle del suo predecessore Draghi
Dal “What it takes” della francese al “Whatever it takes” dell'italiano
Inflazione, a Sintra in Portogallo, i grandi dei paesi per parlare di strategie
La ricetta “storica” degli economisti nella guerra all’inflazione è sempre la stessa: si aumenta il costo del denaro per favorire prestiti più costosi per famiglie ed imprese e quindi raffreddare la domanda. Questa settimana a Sintra in Portogallo si tiene il forum annuale dei grandi capi della politica monetaria occidentale per discutere su cosa sia meglio fare in un momento in cui l’inflazione è al 6,1%, contro un obiettivo del 2%. Tra falchi e colombe la battaglia va avanti da tempo. Uno dei leader dell'ortodossia spinta è la tedesca Isabel Schnabel (Eurobank) convinta che sia meglio continuare con i rialzi piuttosto che fallire. Altro “duro e puro” è Joaquim Nagel, presidente della Bundesbank, anche lui grande supporter di nuovi rialzi. Per contro un po’ di acqua sul fuoco l'ha gettata il governatore francese, François Villeroy, che ha invitato alla calma e ha chiesto di cercare di seguire i dati e non le previsioni.
Inflazione, gli otto rialzi tra pandemia e guerra "armata" e guerra "commerciale"
Pandemia, guerra vera e guerra energetica hanno provocato ben otto rialzi consecutivi. L’economia in Europa sembra aver resistito salvo una lieve recessione tecnica nell'eurozona e una altrettanto lieve in Germania (ma con disoccupazione a livelli storici e stipendi in rialzo). Ma l’inflazione di fondo ( con fuori alimentari ed energia) si mantiene intorno al 5,3%. Ma cosa ci dobbiamo aspettare nel breve termine? Tutti gli osservatori ( in primis Goldman Sachs e Bank of America) danno per certo un nuovo rialzo dei tassi a luglio (il prezzo del denaro arriverà così ai massimi dal 2000) e molto probabilmente un altro a settembre. Ma gli effetti benefici di questa politica rialzista si dovrebbero vedere, cosi come confermato dalla Lagarde, sull’economia reale non prima di un anno e mezzo. Il punto più critico per l’economia dell’Eurozona, e non solo, sarà a detta di molti la fine dell’anno. Ed allora che dire se non “cross our fingers”, incrociamo le dita e speriamo bene.