Economia
Intelligenza artificiale e non solo. "Innovazione con le startup digitali"
Intervista a Gabriele Ronchini, a.d. di Digital Magics
"L’innovazione si sostiene con un ecosistema sinergico che accompagna le startup durante tutte le fasi della loro crescita"
Intelligenza artificiale e non solo, le frontiere avanzate dell’innovazione allargano i propri confini e la capacità di costruire il futuro passa anzitutto dai luoghi dove si coltivano idee rivoluzionarie che diventano i business del futuro. Uno di questi luoghi è Digital Magics, il principale acceleratore italiano di start up digital e hi tech, il primo che ha investito sull’AI. Abbiamo intervistato l’amministratore delegato Gabriele Ronchini.
Gabriele Ronchini, fondatore e amministratore delegato di Digital Magics il più importante business incubator e accelerator italiano di startup digital e hi-tech, partiamo da una domanda che potrebbe apparire un po’ generica, ma è indubbiamente centrale per comprendere lo scenario della competizione globale: che cos’è oggi l’innovazione e come si crea e si sostiene?
Oggi l’innovazione è digitale. Quando si parla di innovazione è necessario comprendere che il punto di vista è quello industriale.
Ritengo che l’innovazione avvenga soprattutto tramite le startup digitali. Esse sono le grandi aziende del domani, sono come un’iniezione innovativa nel sistema, a beneficio anche di tutte quelle aziende tradizionali che arricchiscono il territorio del nostro paese.
L’innovazione, dal nostro punto di vista, si sostiene con un ecosistema sinergico che accompagna le startup durante tutte le fasi della loro crescita, in particolare early stage, e soprattutto non solo tramite strumenti finanziari ma anche con il supporto di una rete di player che possano canalizzare e favorire il loro sviluppo, accelerando il processo di validazione, go to market e scalabilità. Questo è quello che noi facciamo con i nostri programmi di accelerazione, mettendo in campo un team di talenti dalle forti competenze.
Quando parliamo di startup, nell’immaginario comune ci si immagina i garage della Silicon Valley che poi hanno dato vita ai colossi globali dell’informatica e del web. Uno scenario assai distante da quello italiano. Dal vostro osservatorio qual è il panorama italiano delle startup?
Nella new economy io c’ero, non l’ho letta sui libri ma l’ho vissuta. La differenza la vedo: oggi il mondo delle startup ha una fortissima vocazione imprenditoriale, lo percepiamo quotidianamente nei nostri programmi di accelerazione. I founder credono nei loro progetti, sanno che la messa a terra è fondamentale e sono pragmatici, sono in grado di tradurre le loro idee concretamente affinché esse siano imprese, con un prodotto/servizio definito. L’ecosistema italiano sta facendo passi da gigante sia nella qualità delle startup che nella maturità degli investimenti, sempre più startup europee e investitori internazionali giocano la partita nella nostra nazione. Basti pensare ai megaround in ambito fintech del 2022, operazioni storiche per il nostro ecosistema e agli investimenti in startup che sono aumentati di oltre 67% rispetto al 2021 dove sono stati decisivi i venture internazionali che hanno raddoppiato i loro investimenti nel nostro paese.