Economia
Italiaonline, Sawiris: addio alla Borsa. Opa per semplificare la governance

Il Faraone trova alleati per il delisting: i fondi di Steve Tananbaum e di Marc Lasyr resteranno azionisti con Sawiris in Sunrise. Titolo boom
Italiaonline fa “boom” in borsa dopo il lancio di un’Opa totalitaria di Libero Acquisition e della controllata Sunrise Investment, entrambe società che fanno capo all’imprenditore e politico egiziano Naguib Onsi Sawiris, magnate delle telecomunicazioni che con Orascom Telecom Holding è diventato uno degli operatori leader a livello mondiale.
Sawiris in Italia ha fatto diversi affari, dall’acquisizione di Wind (poi ceduta ai russi di Vimpelcom) a quella del controllo di Italiaonline (cui fanno capo i portali Libero e Virgilio) sino all’acquisizione di Seat Pagine Gialle, nel 2016 fusasi proprio con Italiaonline che il 20 giugno di quell’anno sbarcò così a Piazza Affari, dopo un raggruppamento di 1.000 vecchie azioni Seat Pagine Gialle per ogni nuova azione Italiaonline.
All’epoca il titolo valeva 2,4 euro, poi prese a salire toccando un picco di 3,35 euro a inizio maggio 2017, prima di tornare a scendere, tra scambi sempre più esigui: da 1,8-2 milioni di pezzi al giorno si arrivò a poche migliaia/decine di migliaia al giorno. Oggi con l’annuncio dell’Opa totalitaria sui titoli ordinari (oltre 114,76 milioni i titoli esistenti che saranno pagati 2,82 euro l’uno) e di risparmio (ne esistono appena 6.803 e verranno pagate 880 euro l’una) i volumi sono schizzati a 1,9 milioni per i titoli ordinari, con prezzi molto vicini a quelli offerti (8,79 euro), mentre per le azioni di risparmio, di cui sono state scambiati appena 69 titoli, il prezzo resta a una certa distanza dall’offerta (855 euro per azione stasera).

L’operazione comporterà un esborso massimo di circa 36,4 milioni di euro per le azioni ordinarie e di poco meno di 6 milioni per quelle di risparmio. Un esborso ridotto perché l’Opa ed è promossa di concerto agli altri due maggiori azionisti di Italiaonline, i fondi lussemburghesi GoldenTree Asset Management e GL Europe Luxembourg. Il primo è stato fondato nel 2000 da Steve Tananbaum, un veterano dei mercati del credito con precedenti esperienze di fusioni e acquisizioni con Kidder, Peabody & Co e di fondi high yield con MacKay Shields.
Il secondo è stato lanciato nel 2006 e secondo la documentazione consultabile sul sito della Consob dovrebbe fare capo all’investitore miliardario americano Marc Lasyr, noto per i suoi interessi in fondi di private equity ed hedge di cui si parlò un paio d’anni fa per un possibile interesse per Giochi Preziosi. Entrambi i fondi resterebbero dunque azionisti di Italiaonline, anche se con qualche differenza: al momento a Sawiris tramite Libero Acquisition fa capo il 58,88% di Italiaonline, al fondo di Lasyr il 13,88% e al fondo di Tananbaum il 16,21%, mentre poco solo più del 11% del capitale è flottante ed è dunque nel concreto il bersaglio dell’offerta.
Dopo l’Opa, in caso di adesione totalitaria, il 100% di Italiaonline farà capo a Sunrise Investments, che vedrà come soci Sawiris al 72,45%, Lasyr all’11,33% e Tananbaum al 16,21%. Lasyr di fatto nelle more dell’operazione dovrebbe cedere a Sawiris circa un 2,5% di Italiaonline (per un valore attorno agli 8 miloni di euro), in compenso avrà titoli Sunrise Investments di classe B, mentre Libero Acqusision ne avrà di classe A e Golden Tree Asset Management di classe C. La presenza di differenti classi di titoli lascia immaginare diversi diritti societari vuoi relativi al voto vuoi alla remunerazione ai soci in termini di dividendi futuri.
Ma perché un’Opa e perché con un premio del 23,2% rispetto alle quotazioni ante annuncio (e del 23% rispetto al prezzo medio ponderato dei titoli scambiati in borsa nell’ultimo anno)? Perchè, spiega una nota di Sawiris, in questo modo si ridurranno i costi legati allo status di società quotata di Italiaonline e verrà ottimizzata la sua struttura finanziaria, “riducendone i cos ti del capitale”. Di fatto essendo un titolo che capitalizza poco meno di 300 milioni di euro Italiaonline “paga” a Borsa Italiana ogni sei mesi quasi 3,5 milioni di euro, ossia circa 7 milioni l’anno, cui ovviamente vanno sommati i costi per far seguire il titolo da broker, sponsor, nomad o consulenti vari.
Può non sembrare una grande cifra ma per una società che registra ricavi attorno ai 325 milioni l’anno con un Ebitda di un’ottantina di milioni, il risparmio è comunque significativo. Inoltre l’eliminazione delle azioni di risparmio (convertite in titoli ordinari) semplificherà la struttura del capitale di Italiaonline, offrendo ai pochi azionisti di risparmio la possibilità di liquidare titoli altrimenti molto poco liquidi.
La sensazione è infine che il delisting della principale internet company italiana possa rappresentare un passaggio intermedio in vista di ulteriori evoluzioni, magari una nuova operazione d’acquisizione che alcuni analisti come quelli di Banca Akros già si attendevano da qualche tempo e anche pochi giorni fa in un aggiornamento della propria view sul titolo avevano ribadito di “non escludere in futuro”.
Anche perché una recente intervista del Ceo Roberto Giacchi aveva offerto supporto, a loro giudizio, alla possibilità che Italiaonline volesse provare a estendere il proprio modello di business “nel segmento e-commerce”. Sarà la pista giusta?