Economia

John Elkann e il fardello del settore automotive, perché le nozze Stellantis-Renault sono un buon affare

di Rosa Nasti

Il prossimo 15 ottobre, durante il Salone dell'Auto di Parigi, il tavolo De Meo-Tavares-Zipse. Anche Bmw fiuta l'affare?

Macron spinge per la fusione Stellantis-Renault: Tavares fuori, De Meo dentro

È da un po' di tempo che un'idea ronza in testa a Macron: una fusione tra Stellantis e Renault. Nulla di nuovo. L'ipotesi era già stata avanzata nel 2019, ma ora torna a prendere piede sotto la spinta del presidente francese. All'epoca, prima che Stellantis diventasse Stellantis, e ancor prima dell'operazione tra Psa e Fiat, la casa automobilistica torinese era sul punto di chiudere un accordo con Renault. Un'intesa che però saltò in tempo zero, a causa dell'opposizione del governo francese e della resistenza di Nissan, alleata storica di Renault. Così Fca puntò su Psa, e da lì nacque Stellantis sotto la guida di Carlos Tavares e John Elkann.

Dopo cinque anni sono cambiate un po' di cose: il colosso torinese, tra crisi delle vendite e tagli alla guidance, si sta progressivamente avviando verso un lungo periodo di metamorfosi, primo tra tutti il cambio di poltrona del manager portoghese, il cui mandato scade nel 2026. È ormai certo che Tavares non sarà riconfermato, non solo perché lui stesso sembra voler uscire di scena, ma anche perché dietro le quinte pare si stia lavorando a qualcosa di più grande: la creazione di un colosso automobilistico mondiale, con l’obiettivo di superare Toyota, a livello globale, e Volkswagen sul piano europeo.

Già Sergio Marchionne, da visionario qual era, aveva messo quest'ipotesi sul tavolo, ritenendo l’espansione una necessità per sopravvivere in un settore in crisi. A oggi, rispetto a prima, questo quadro sembra più realizzabile che mai. L'industria automobilistica europea è in ginocchio di fronte alla concorrenza cinese. Il colosso tedesco, Volkswagen, sta chiudendo sempre più impianti, mentre Mercedes taglia le sue attività in Cina. Anche Francia e Italia non navigano in acque tranquille. Da qui l’idea di Macron di rilanciare la fusione Stellantis-Renault, affidandone (eventualmente) la guida a Luca De Meo, attuale Ceo di Renault ed ex dirigente Fiat.

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Al momento il governo francese possiede il 15% di Renault e, attraverso Bpi, detiene anche una quota significativa di Stellantis (6,09%). Questo spiega perché il presidente francese potrebbe vedere nell'alleanza una mossa strategica per contrastare la concorrenza globale. Tuttavia, una fusione tra Stellantis e Renault non sarebbe priva di ostacoli.

Il primo sarebbe soprattutto lo squilibrio nelle partecipazioni azionarie ai vertici: una fusione porterebbe inevitabilmente tensioni nel consiglio di amministrazione, oltre che una sanguinosa riorganizzazione dei poteri. Senza contare la sovrapposizione di marchi: Stellantis ha già 14 brand nel suo portafoglio, e l'aggiunta di Renault rischierebbe di creare "doppioni", sia di modelli che di stabilimenti, aprendo la strada a inevitabili tagli del personale. Un’ipotesi che i sindacati certamente non accoglierebbero con favore.

Poi c'è la posizione di Luca De Meo: non è affatto chiaro, o scontato, che il numero uno di Renault sia disposto a entrare in questo possibile conglomerato. Con Elkann presidente e un Ceo italiano i francesi potrebbero storcere il naso a "cotanta italianità" ai vertici. Ma allora, quale sarebbe l’alternativa? Uno dei due dovrebbe lasciare la poltrona. 

Laddove diventasse Ceo, De Meo dovrebbe essere stimolato con una cifra ben superiore ai 5,33 milioni che guadagna attualmente in Renault. E forse persino di più dei 36 milioni di stipendio di Tavares, con la garanzia di essere affiancato da un presidente francese. Ma, d'altra parte, se Elkann restasse in sella come presidente, si ritroverebbe in mano una quota nettamente inferiore rispetto a quella detenuta dallo Stato francese, un fattore alquanto vincolante, che potrebbe compromettere gli equilibri di governance.  

Tuttavia, come suggerisce Dagospia, Elkann potrebbe cogliere l'occasione per alleggerirsi del "fardello" dell'automotive, mollando il controllo ai francesi per concentrarsi su settori più redditizi e che sembrano interessarlo di più, come il lusso e l'intelligenza artificiale – basti vedere la partnership tra Gedi e OpenAI. Al momento, però, Elkann ha smentito qualsiasi ipotesi di fusione, dichiarando a Reuters: “Non c’è alcun piano in fase di studio per operazioni di fusione con altri produttori".

Tra i rumor in circolazione, secondo il sito Torino Cronaca, si parla anche di un possibile coinvolgimento di Bmw in quest'operazione. I tre giganti dell’automobile, Stellantis, Renault e Bmw, si ritroveranno presto al Salone dell’Auto di Parigi, dove, secondo fonti vicine ad affaritaliani.it, saranno ammessi pochi media, tra cui il Sole24Ore, che interverranno insieme a Luca de Meo, Carlos Tavares e, a quanto risulta (ma è da confermare), Oliver Zipse. Un summit che sicuramente alimenta non poche speculazioni su un'eventuale  mega alleanza tra i tre colossi automobilistici. Anche se non si può nemmeno escludere che il summit possa essere un’occasione per i manager per richiamare l’attenzione sulle falle del settore.

La realizzazione di un simile progetto potrebbe, tuttavia, incontrare l'opposizione dell'Antitrust europeo a un simile consolidamento, anche se la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, seguendo le linee del Rapporto Draghi, potrebbe decidere di allentare la morsa dell'Autorità Garante per favorire la nascita di quello che potrebbe diventare uno dei più grandi colossi mondiali dell'automotive.