Fed rinvia la stretta a dicembre. Yellen a Trump: "Io autonoma dalla politica"
La Federal Reserve ha lasciato, come previsto, i tassi di interesse invariati tra lo 0,25% e lo 0,5%
Le decisioni della Federal Reserve "si basano unicamente su fattori economici e non su basi politiche". Inoltre, il Fomc, il comitato monetario della Banca centrale americana, "non tiene conto della politica". Risponde così il presidente della Federal Reserve Janet Yellen, a chi chiedeva un commento alle accuse del candidato repubblicano alla Casa Bianca Donald Trump, secondo cui la Fed agisce in modo politicizzato per favorire il presidente Barack Obama.
Una Fed profondamente divisa lascia invariati i tassi di interesse in un range tra lo 0,25 e lo 0,50%. E apre la porta a un aumento nel 2016: le chance di una stretta si sono ''rafforzate ma la Fed ha deciso di attendere, per il momento, nuove conferme'' di progressi economici. Wall Street accelera all'annuncio della decisione e punta a un aumento a dicembre: la prossima riunione e' in calendario l'1 e 2 novembre ma nessuno ritiene che la banca centrale tocchi il costi del denaro una settimana prima delle elezioni americane. ''Decideremo in novembre se un aumento in quel momento e' appropriato. La Fed e' indipendente e la politica non ha nessun ruolo nelle nostre decisioni'' afferma Janet Yellen, il presidente della Fed, nel corso della conferenza stampa. Yellen precisa quindi come il mancato aumento dei tassi non sia legato a una mancanza di fiducia nell'economia: la ''mancanza di inflazione e' stato un elemento chiave'' nelle decisione di lasciare il costo del denaro invariato.
''Prevedo un aumento quest'anno se il mercato del lavoro migliora e non emergono nuovi rischi'' aggiunge Yellen, per la quale l'esito della riunione e' pero' un po' una sconfitta. La decisione della Fed di mantenere i tassi fermi non e' stata infatti presa all'unanimita'. A votare contro sono stati tre membri della Fed, il numero piu' alto di 'dissidenti' dal 2014, mostrando le difficolta' di Yellen a raggiungere un consenso all'interno della banca. Contro il mantenimento dello status quo e per un aumento immediato dei tassi hanno votato Esther George, Loretta Mester ed Eric Rosenberg. Nel mettere in evidenza il rafforzamento della crescita dopo un avvio di anno lento, la Fed rivede al ribasso le stime per il pil nel 2016.
L'economia americana crescera' quest'anno dell'1,7-1,9%, meno dell'1,9-2,0% stimato in precedenza. Il tasso di disoccupazione si attestera' fra il 4,7% e il 4,9%, al di sopra del 4,5-4,8% precedentemente previsto. L'inflazione resta invariata all'1,6-1,8%. le stime per la crescita nel 2017 restano invariate al +1,9-2,2%. In questo contesto, la Fed prevede due aumenti dei tassi di interesse nel 2017 rispetto ai tre previsti in precedenza, e tre strette nel 2018. Per il prossimo anno i tassi sono previsti all'1,125% in calo rispetto all'1,625% previsto in precedenza. Nel 2018 i tassi sono stimati all'1,875%. La decisione della Fed arriva mentre la Bank of Japan si getta in nuove acque inesplorate, lanciando il QQE, il 'qualitative quantitative easing', con il quale rivede la sua strategia di allentamento monetario per stimolare l'economia.