Economia
La PA? Non può essere affidata a esperti o a manager
Sabino Cassese sull’inserto domenicale del Sole 24 Ore finalmente riconosce quanti alcuni di noi hanno affermato da sempre, incontrando ostacoli, resistenze, pregiudizi e persino ostracismo, perché contrari alla “moda manageriale” per la quale “privato é bello” e “pubblico é antico e superato”. Ricordo un professore che nel corso di un convegno, a Parma, mi annunció pubblicamente di ostacolare ogni mia partecipazione a eventi pubblici per ciò che dicevo. Ne vado fiero e ho l’agenda piena. E lui continua a dire sempre le stesse cose da trent’anni, chiamandole “innovazione”.
E così, con il consenso di inconsapevoli (o superficiali) dirigenti pubblici abbiamo consentito che incompetenti “esperti” inondassero le pubbliche amministrazioni con metodi (peraltro mai adeguatamente sperimentati) anticipati da termini messianici come stakeholder, Customer satisfaction, leadership, ecc.Abbiamo permesso, con costi altissimi e conseguenze gravissime, di introdurre “metodi aziendalistici” che nessuna azienda ha mai applicato.
Basti pensare al pasticcio della performance, alla confusione della “incentivazione”, alla stupidità assoluta del “sistema di valutazione”, per non parlare dello stesso metodo, dagli stessi (sedicenti) esperti applicato alla prevenzione della corruzione (che dilaga indisturbata) con l’utilizzo di risk assessment e altre prescrizioni buone solo nelle aule universitarie per soddisfare l’ego di qualche professore frustrato in cerca di citazioni. La pubblica amministrazione ha un valore “sacro” che l’aggressione tecnicista sta uccidendo, trasformandola in un distributore automatico di merendine.
E non mi riferisco all’innovazione e alla transizione tecnologica. Peraltro la PA é molto più avanti delle banche, dove si usa ancora il fax, la firma olografa e la carta e si ritiene la Pec una forma di elusione.La pubblica amministrazione é il luogo della relazione umana tra i bisogni dei cittadini, anche i più lontani (che non sono customer) con le decisioni della politica (che ha nulla a che fare con il management) per orientare gli interventi e le azioni per creare le condizioni necessarie per una vita civile e ordinata... non necessariamente rispondente ai modelli economici.Non me ne vogliano gli appassionati del management (lo sono stato anch’io): dirigere una pubblica amministrazione (sono stato un dirigente pubblico e direttore generale) richiede competenze molto più ampie e complesse di quelle semplicemente manageriali che si imparano sui libri e nelle aule di economia.
Abbiamo illustri esempi di “city manager” provenienti da grandi aziende che dopo anni di direzione hanno lasciato i Comuni con gravi danni organizzativi, umani e debiti enormi ancora da sanare (prima fra tutte una città capoluogo di regione del nord).Il dirigente pubblico é un vero “problem solver”, non un “tecnico” di project management. Uno che ogni giorno e in ogni momento deve sapere trovare la soluzione praticabile per i problemi che derivano dalla naturale complessità del quotidiano, dal sistema delle decisioni, dalle relazioni e... dalla stupida caparbietà dei modelli imposti dagli “esperti” che rallentano ogni decisione o persino la bloccano se un indice non corrisponde a ciò che richiedono... peggio delle vecchie burocrazie.Ma a quel tempo, i burocrati erano avvicinabili e si poteva provare a farli ragionare.
Oggi abbiamo solo sistemi che chiedono a noi di provare che non siamo dei computer, mentre loro lo sono. E noi accettiamo tutto indisturbati e fiduciosi che andrà sempre meglio.Non so quanti sanno che oggi il livello della burocrazia si è elevato, grazie alla introduzione di modelli e prescrizioni, aggravate dalla rigidità dei software. E questo sarebbe management e innovazione? Se vogliamo una PA all’altezza delle sfide, dobbiamo avviare una rivoluzione che cominci con l’allontanamento dell’ignoranza “esperta” solo di tecniche, algoritmi e grafici, per aprire alla comprensione approfondita dei fenomeni sociali. Ma qualcuno dovrebbe farlo comprendere all’attuale Ministro che, proprio qualche giorno fa ha affermato che “lavorare nella PA é come lavorare in uno studio professionale”. No comment.
*Presidente dell'associazione Articolo 97