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Economia
Le supercar di Silk Faw pronte a lasciare l'Italia senza preavviso

Gli investimenti previsti dall'Emilia Romagna

La Regione Emilia Romagna aveva destinato al progetto 4,5 milioni. In un’intervista dello scorso 1° aprile al Resto del Carlino, il presidente di Silk EV, Jonathan Krane, annunciava che il progetto sarebbe andato avanti nonostante non si fosse ancora completato il rogito per l’acquisto del terreno e che degli oltre 1.500 lavoratori attesi ne fossero stati assunti solo 58, meno del 4% del totale. Ora la data del 25 luglio è destinata a diventare uno spartiacque, anche perché – come fa notare Verità & Affaridue manager di primissima fascia come Amedeo Felisa e Roberto Fedeli se ne sono andati sbattendo la porta. Attenzione, perché la scorsa settimana Silk Faw non si è presentata alla firma del rogito per l’acquisto dei terreni.

Secondo quanto può riferire Affaritaliani.it, ci sono diverse cose che non tornano. Prima di tutto, a quanto ci risulta, Jonathan Krane si sarebbe progressivamente allontanato dal progetto, tanto che sembra che il team locale si stia progressivamente sostituendo a lui nel trovare i fondi necessari per andare avanti con il progetto. Di più: sembra che vi sia più di una difficoltà a pagare gli stipendi e dal canale LinkedIn di Silk EV sono scomparsi quasi tutti i riferimenti al progetto italiano. I post più recenti sono di febbraio 2021, poi più nulla, con voci accreditate che riferiscono che si è trattato di una cancellazione molto recente. Sembrava, a un certo punto, che tra gli investitori dovesse entrare anche Aliyacapital, un fondo che gestisce grandi capitali, per fungere da partner strategico dell’operazione. Si tratta di una holding familiare statunitense, che ha tra i suoi asset Airbnb, Space X, Robinhood. Ma la trattativa non è andata avanti e si è, anzi, arenata. 

La faida nei 5 Stelle

C’è poi un ulteriore tema, questa volta politico. Uno degli “sponsor” più accreditati di questa iniziativa fu l’esponente del Movimento 5 Stelle Manlio Di Stefano. Nel 2022, a mano a mano che il progetto progressivamente rallentava, sono stati proprio i pentastellati i più accaniti oppositori di Silk Faw, arrivando addirittura a istituire una commissione d’inchiesta. L’europarlamentare 5 Stelle Sabrina Pignedoli aveva inoltrato un’interrogazione alla Commissione europea a febbraio di quest’anno per chiarire i dettagli del progetto. “L’operazione – ha scritto - è finanziata attraverso una società con sede nel paradiso fiscale delle Cayman. A fronte di soldi e posti di lavoro promessi, la Regione Emilia-Romagna ha già dato 4,5 milioni di euro di fondi europei, mentre il Comune di Reggio Emilia ha rinunciato agli oneri di urbanizzazione per un’analoga cifra. In più, è stato dato il via libera al progetto senza valutazione dell’impatto ambientale”.

Ora rimane soltanto da capire che cosa succederà il prossimo 25 luglio. L’amministratrice delegata Katia Bassi, ad aprile di quest'anno, aveva dichiarato che nei primi 18 mesi (e quindi entro ottobre 2023) sarebbero stati investiti circa 400 milioni. Al momento non si ha contezza di quanto sia stato effettivamente speso, anche se il fatto che non si sia trovato l’accordo neanche per il rogito non fa ben sperare. Speriamo solo che non si tratti di un buco nell’acqua: in un momento così complicato per il nostro Paese non abbiamo bisogno di brutte notizie. 

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