Economia

Legalità e sviluppo sostenibile. Srm: ecco le leve per rilanciare l'economia

Eduardo Cagnazzi

Secondo il Centro studi di Intesa Sanpaolo l'economia sommersa in Italia è il 23% del Pil ma al Sud è al 30%. I rimedi: prevenzione e controllo del territorio

In Italia l’economia sommersa ed illegale (Noe) ammonta a circa 380 miliardi di euro, il 23% del Pil. In Spagna è il 22%, in Germania il 7,8%. Negli ultimi dieci anni era al 27,3%. Nel Mezzogiorno il Noe vale 112 miliardi di euro, circa il 30% del Pil, in calo rispetto al 34% del 2009. Eppure legalità, efficienza della giustizia e sviluppo sostenibile sono fenomeni strettamente correlati e decisivi per sostenere ed accrescere il livello di benessere delle popolazioni.  E’evidente come una forte economia sommersa ed illegale, rileva un’indagine di Srm (Gruppo Intesa Sanpaolo) presentata oggi a Napoli, limiti i meccanismi della concorrenza e di attrattività di un’area, indebolendo il valore del capitale umano ed il senso di appartenenza civica e morale di cittadini ed imprese.  Un fardello, secondo gli analisti del Centro Studi, che determina una perdita di fatturato potenziale per le imprese nell’ordine del 20%. Mentre nell’ipotesi di dimezzamento dei tempi della giustizia si avrebbero più di 200 mila nuove imprese, un incremento del 10% della loro dimensione, una riduzione dei costi per le imprese di un miliardo annuo a livello aggregato e la possibilità di ottenere credito per 30 miliardi di euro.  Secondo  Srm nel ranking del Rule of Law Index (indice di legalità) della World Bank l'Italia continua a guadagnare posizioni: dal 35° al 28° su 126 paesi; si stima che ad un aumento dell’1% del Pil pro-capite medio corrisponda la crescita di 0,5 punti dell’indice di legalità. Nel Mezzogiorno l’effetto è ancora più rilevante: 1% in più di Pil pro-capite, genera un aumento di 1 punto nell’indice di legalità. È rilevante, anche sotto l’aspetto della diffusione della legalità, il tema del rilancio dell’economia meridionale. Se è dunque necessario che le istituzioni debbano “offrire” legalità ai cittadini ed agli operatori economici, attraverso un’efficace prevenzione e controllo del territorio ed una giustizia rapida ed efficiente, appare altresì evidente che quanto più una società alimenta il suo capitale umano, rafforza i processi di formazione culturale e civica e favorisce una crescita economica solida e omogenea, tanto più accresce una “domanda” di legalità fatta di comportamenti virtuosi e di trasparenza nei rapporti sociali ed economici che può chiudere il circuito vizioso tra giustizia, economia e crescita. Secondo Francesco Guido, direttore regionale Sud di Intesa Sanpaolo una crescita sostenibile non è funzione della quantità del denaro investito ma prima di tutto del capitale sociale presente sul territorio. “L’impegno di Intesa Sanpaolo sul territorio meridionale è quindi proprio quello di sostenere una crescita economica che non sia soltanto quantitativa ma anche e soprattutto qualitativa, migliorando conoscenze e competenze per gli imprenditori al fine di assicurare una stabile prospettiva di sviluppo. Siamo fermamente convinti pertanto che la legalità e l’affermazione di un contesto inclusivo e rispettoso delle regole sia tanto più agevole quanto maggiore sarà l’attenzione dedicata a questi aspetti di qualità”. A sua volta Massimo Deandreis, direttore generale Studi e Ricerche Mezzogiorno (nella foto), ha dichiarato che “il doppio filo che lega la crescita economica e la legalità evidenzia quanto sia importante investire nel Mezzogiorno nei fattori chiave dello sviluppo come l’innovazione, l’imprenditorialità, la formazione. Esiste infatti un Sud che produce e compete, ma che va rafforzato nella sua capacità produttiva e tecnologica. Partendo da questi elementi, noi crediamo, che ci siano tutti gli elementi per proseguire con ancora più slancio su un cammino di crescita sostenibile per il Mezzogiorno e l’intero Paese”.