Economia
Marchionne ci ha trasmesso l’orgoglio di essere italiani

Un manager che ci ha sempre messo la faccia
Si è scritto di tutto e di più su Sergio Marchionne, tanto di buono, ma tanto di un velenoso inaccettabile. La vignetta di Vauro ne è un esempio in tal senso.
Pensando a Marchionne , abruzzese doc coi natali a Chieti, non penso a quanto fosse simpatico, o antipatico, di quanto fosse freddo o duro nel maneggiare il business, ma solo a quanto mi sono sentito orgoglioso di questo italiano in un’occasione abbastanza unica.
Quando, subito dopo la sua sorprendente elezione, il presidente americano Trump convocò nella sala ovale i numeri uno delle più importanti case automobilistiche americane per trasferire il suo pensiero del ‘America first’.
Marchionne, orgoglio italiano. Insieme a Donald Trump.
Vedere il maglione nero dell'amministratore di Fca stringere la mano al presidente Trump, alla pari insieme ai giganti americani , non puo' non aver riempito d'orgoglio chi respira italiano. Certo perchè Marchionne, canadese di passaporto, era rimasto profondamente italiano.
Sapere che ‘noi’, contro ogni logica imprenditoriale, abbiamo fatto un’operazione sensazionale, non può non dare emozione.
Abbiamo comperato e rilanciato un marchio statunitense quasi fallito, ne 'abbiamo’ fatto un gruppo piu’ grande , unendolo al nostro che bene non andava altrettanto, con un coraggio e una lucidità inusuali.
FCA sta facendo risultati sorprendenti e ora, a distanza non di molto, è in attivo.
Questo fa capire, se ce ne fosse bisogno, che noi italiani, quando ci crediamo, possiamo raggiungere qualsiasi traguardo .
Marchionne, orgoglio italiano. Preparati, intelligenti e slegati dalla politica.
Ci basta essere preparati , intelligenti e 'moderatamente' slegati dalla politica nostrana.
E Marchionne slegato lo era, anche perché se qualche errore gli può’ essere attribuito è di essersi innamorato e forse fatto illudere da qualche nostro politico , rivelatosi poi un flop.
Marchionne è stato comunque un manager che ci ha messo la faccia, nel bene e nel male, che si è sporcato le mani negli stabilimenti, che e’ stato sprone in Ferrari o samurai nel difendere il suo Gruppo da accuse di malfunzionamento di alcuni suoi prodotti .
Il nostro paese ha, mai come ora, bisogno di manager di questo tipo. Forti delle proprie idee , delle proprie azioni, senza paura di metterci la faccia .
Unico rimpianto di questa triste vicenda, aldilà della perdita di un grande uomo?
Il fatto che al suo posto l’azienda non abbia trovato un altro italiano.