Economia
Marco Travaglio disoccupato, ma c’è sempre un Renzi di scorta
Senza Silvio Berlusconi, Marco Travaglio è un po’ Maradona senza la palla, ma ora...
Marco Travaglio disoccupato ma c’è sempre un Renzi di scorta
La scomparsa di Silvio Berlusconi avvenuta un mese fa ha lasciato molti vuoti nel centro – destra ma ha provocato un grande orfano nel centro – sinistra (o presunto tale): Marco Travaglio. Senza Berlusconi Travaglio è un po’ Maradona senza la palla, oppure Rambo senza il fucile mitragliatore, oppure Sandokan senza barba. Il poveretto si dice che si aggiri mesto e silenzioso nella redazione di via Sant’Erasmo a Roma, situata nel verde di Porta Metronia dove nacque Francesco Totti e dove aveva una singolare villa con annessa sala di proiezione cinematografica Alberto Sordi.
Insomma una zona non proprio radical – chic ma abbastanza radical, o almeno quel tanto che basta per poter pensare positivamente all’esistenza. Ma dicevamo che Travaglio è triste, al contrario del bravo Marco Gomez, direttore de Il Fatto Quotidiano on line che macina utenti o del saggio Antonio Padellaro, che della riflessione pacata ha fatto la sua cifra giornalistica. Dicevamo che invece Travaglio è corrucciato perché Marco è uomo d’onore, come diceva Marco Antonio di Bruto, e sa che senza Berlusconi non ha più benzina. Perché Travaglio è uomo di destra che si è ritrovato a sinistra tenendo famiglia e perché il suo mentore Indro Montanelli aveva litigato con il Cavaliere e dovette lasciare Il Giornale insieme a lui e poi finire addirittura a la Repubblica e guastare l’amaro calice fino alla fine con l’Unità.
Dunque, contrariamente ai suoi colleghi che si sono tutti diversificati, tranne forse Andrea Scanzi che però sta ad Arezzo, Travaglio non ha più l’Avversario. Venuto meno B., come lui lo chiama, è venuto però pure meno la sua ragione d’essere perché T. –senza B.- non può esistere. È una questione in fondo filosofica. Il protone non può esistere senza l’anti – protone né la materia senza l’anti materia, si tratta di unità bi-connesse, intimamente legate, e per usare un termine di moda, che sono in entanglement, in connessione perenne.
E questo spiega la tristezza esistenziale in cui il giornalista torinese è precipitato. Un ruzzolone nella tana del Bianconiglio per capire quanto sia profonda la realtà e non solo limitata all’ anti –berlusconismo militante. Lo immaginiamo Travaglio con i suoi capelli un po’ alla Branduardi arrivare in auto schivando –per quanto possibile- monnezza e buche romane arrivare nella ridente redazione, luminosa come non mai in questa estate sahariana. Parcheggiare, chiudere l’aria condizionata ed affrontare la canicola senza Lui, cioè il Silvio salvifico che gli ha concesso anni e anni di gloria. Lo vediamo fermarsi al barretto di quartiere, sudato come non mai, ordinare un caffè, poi ripensarci dopo aver visto su un tavolino un giornale con la foto di Lui. Niente caffè. Un amaro per tirarsi un po’ su.
Lo vediamo uscire triste e depresso e trascinarsi fino alla redazione. Pigiare il bottone del vecchio ascensore, chiudere malamente la porta, lasciandola mezza aperta, e ciondolandosi in redazione dove Gomez ridente come un sole pasquale lo saluta gaiamente e lui si rattrista ancor di più e si chiude nell’ufficio stile “vecchio Piemonte”, con il manifesto murale del Conte Camillo Benso di Cavour che lo guarda sornione e pacioso, come un piccolo budda delle langhe. E poi il miracolo. L’immagine si anima e gli dà consigli, un po’ come nel film Marcellino Pane e vino, in cui il piccolo protagonista parla con Gesù.
Lo statista sorride e gli dice: “Neh Marco, non ti buttare giù mica che te lo trovo io un altro B.”. Marco, rialza il capo, gli sembra di sognare. Qualcuno gli vuole ancora bene.
Camillo così lo consiglia in piemontese stretto (noi lo traduciamo): “Ma scusa non c’è quell’altro? Come si chiama? Matteo Renzi?”
“Camillo, grazie. Non ci avevo pensato. Non è l’originale ma qualcosa si può fare”
“Ma ti pare Marco. Se non ci si aiuta tra noi piemontesi…pensa che me lo ha suggerito quella buon’anima di Aldo Cazzullo e sai quanto è bravo a dare consigli”
“Grazie ancora Camillo. Mi è tornata la gioia di vivere”.
E così, ripresosi dalla depressione post cavalierale, Marco si getta sulla vecchia Olivetti che gli aveva donato il Maestro e pigia i tasti con una vemenza futurista. Ogni lettera è una bomba a grappolo da far invidia a Zelensky e che distrugge e fa a pezzi il nuovo nemico: Matteo Renzi, altro che Putin.