Economia

Massimo Ferrarese: "Reddito di cittadinanza? Sì, ma alle imprese che assumono"

Reddito di cittadinanza alle imprese che assumono e non ai giovani disoccupati: la proposta di Massimo Ferrarese importante imprenditore del sud. L'intervista

"I 780 euro del reddito di cittadinanza? Invece di destinarli ai ragazzi che stanno in casa e che resterebbero sulla poltrona, perché non assegnarli alle imprese, ai commercianti, alle industrie, per poter assumere: chi assume, ottiene 780 euro mensili, oltre agli sgravi fiscali da parte dello Stato. Sicuramente si creerebbero centinaia di migliaia di nuovi posti di lavoro": Massimo Ferrarese, presidente di Invimit e in passato anche presidente di Confindustria Brindisi e della Provincia, dalla sua pagina Facebook lancia la sua proposta: "Sia chiaro che non voglio fare nessuna polemica con il governo", precisa subito.

Ferrarese, come nasce la sua idea?
"La mia è una semplice proposta, di un imprenditore del Sud, di un sud in crisi, di un settore in grande difficoltà come quello dell'edilizia, ma nel quale con le mie aziende continuo ad assicurare 200 posti di lavoro in questo territorio. Quei 780 euro mensili del cosiddetto "reddito di cittadinanza", sui quali sin dal primo momento il governo punta per andare a compensare le conseguenze di una disoccupazione galoppante, perché non investirli proprio per creare posti di lavoro invece di limitarsi a quella che sarebbe una inutile "paghetta" ai giovani disoccupati?".


Lei ritiene di andare invece a finanziare chi a quei ragazzi dovrebbe assicurare un vero posto di lavoro e una modesta cifra per sopravvivere.
"Esatto. Assegnare quel reddito mensile a un ragazzo che sta a casa sarebbe secondo me inutile:  egli continuerebbe a restare su una poltrona, non perché ci vuole stare, ma per mancanza di voglia di impegnarsi. Finirebbe per accontentarsi di quella piccola somma per sopravvivere. E anzi una soluzione del genere non farebbe che legittimare il suo non aver voglia di far nulla".

Quindi secondo lei, quel denaro andrebbe destinato a chi il lavoro lo crea
"Ognuno degli assegni da 780 euro diventerebbe parte di uno stipendio più importante che quello stesso ragazzo riceverebbe andando a lavorare nell'impresa di chi ha ottenuto la somma mensile per assumerlo. Ne beneficerebbero il giovane, che otterrebbe finalmente un posto di lavoro stabile, e la stessa azienda che rinforzerebbe il proprio organico rendendosi più competitiva sul mercato".

Quindi lei sostiene che lo stesso ragazzo, invece di ricevere la mensilità di 780 euro in poltrona, guardando la tv, si ritroverebbe in azienda, a lavorare, con uno stipendio molto più dignitoso
"Certamente. I ragazzi percepirebbero uno stipendio regolare, quello previsto dai contratti di lavoro: 1.300, 1.400, anche 2.000 euro.  Daremmo la possibilità a molti di lavorare, creeremmo nuove opportunità e non regaleremmo soldi inutilmente, perché nel modo in cui è stato pensato, il reddito di cittadinanza non favorisce l'occupazione, ma solo il moltiplicarsi di ragazzi abbonati alla poltrona e alla tv. Può essere invece l'occasione di una svolta davvero epocale per creare occupazione e ridare ossigeno alla nostra economia".