Economia

Mattioli (Confitarma): "Più infrastrutture portuali, meno burocrazia"

Eduardo Cagnazzi

“Stiamo vivendo in uno scenario ove la parola più in voga è cambiamento. Questa è evidentemente l’esigenza più sentita e alla quale il nuovo governo dovrà rispondere avviando un concreto rinnovamento a tutti i livelli a cominciare dalle infrastrutture e dalla burocrazia. Io credo che il concetto di rinnovamento si possa coniugare con quello di miglioramento. E questo è il nostro auspicio”. Lo ha affermato il presidente di Confitarma e della Federazione del mare, Mario Mattioli, intervenuto ad un convegno a Napoli sull’Economia dei trasporti e logistica. Mattioli ha sottolineato che competenza e competitività hanno la stessa radice e queste due parole sono strettamente legate. “Sono le competenze a rendere competitiva un’azienda ed anche la Pubblica amministrazione. Quello delle competenze marittime, che nel corso degli anni sono state progressivamente disperse tra più amministrazioni, è l’esempio di come si possa compromettere la politica nazionale di un settore e la sua internazionalizzazione”.

Mattioli ha aggiunto che la connessione con il tema della formazione è forte. “L’armamento italiano, che opera in un mercato totalmente internazionalizzato, sta investendo molto nella formazione dei professionisti del futuro, offrendo posti di lavoro e percorsi di carriera promettenti a bordo, a terra e dando opportunità di occupazione non solo negli altri comparti del cluster marittimo ma anche all’estero. Tutto ciò potendo contare su un livello di formazione del personale marittimo molto elevato”.

Il presidente di Confitarma ha quindi evidenziato che, come nel caso delle Zone economiche speciali, ove la riduzione della tassazione e procedure burocratiche farraginose incrementa la competitività, anche con l’istituzione del Registro Internazionale, in linea con le indicazioni dell’Ue, per la flotta italiana è stato possibile ridurre il gap di competitività con le altre flotte europee e mondiali, in venti anni raddoppiare la consistenza e l’occupazione a bordo e con 16, 3 milioni di tonnellate di stazza posizionarsi tra le principali flotte mondiali, tra le più moderne, sicure e rispettose dell’ambiente”.

Naturalmente, l’industria armatoriale ha bisogno del supporto del mondo finanziario, sia dei principali gruppi bancari nazionali ed internazionali sia di soggetti istituzionali non bancari. “L’importante -ha aggiunto- è che si evitino quei fenomeni speculativi che possono portare alla perdita del tessuto imprenditoriale e di competenze sviluppati sul territorio. Ciò è particolarmente importante nel Mezzogiorno ove occorre studiare la possibilità di aumentare le dimensioni delle aziende attraverso fusioni e integrazioni, intervenendo sulla spersonalizzazione dell’azienda dall’imprenditore, sulla managerializzazione e su una governance appropriata e coerente. Ciò potrebbe rivelarsi un importante attrattore per possibili investitori che intervengano a supporto del business in un’ottica di medio/lungo periodo”. Tra l’altro, secondo Mattioli, bisognerebbe evitare che i giovani formati al sud e che rappresentano una vera e propria risorsa, si trasferiscano al nord alimentando il gap di competitività.

Nel ribadire infine l’apprezzamento per le dichiarazioni del presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, in favore dell’istituzione di un Ministero del Mare, Mattioli ha auspicato che il nuovo governo prenda in seria considerazione la necessità di istituire, per il settore marittimo nella sua accezione allargata, una guida amministrativa unica, in grado di rispondere a tutte le sue specificità, sostenendo e implementando le sue potenzialità a vantaggio dell’economia del Paese.