Economia
Prosieben, Mediaset avanti col piano B. Quel muro che a Berlino non c'è...
Vedendo i virgolettati in arrivo dalla Morgan Stanley European Technology, Media and Telecoms Conference di Barcellona, gli operatori di Borsa si sono subito chiesti: “Che farà ora Mediaset, dopo che il Ceo di ProsiebenSat. 1 ha con assoluta trasparenza detto a Pier Silvio Berlusconi che il suo progetto di fondere Mediaset con la maggiore emittente televisiva tedesca non sta in piedi ed è una perdita di tempo? Non proprio una questione di lana caprina visto che senza Prosieben, nella ‘Casa comune dei maggiori broadcaster free europei’ (così come amano definire MediasetForEurope a Cologno Monzese) mancherebbe il principale invitato con in tasca la fetta più grande degli investimenti pubblicitari su scala europea”.
“Temo che trascorrere il proprio tempo nel tentativo di combinare aziende piuttosto ingombranti e grandi, può solo portare anni di lavoro che non costruiscono davvero il futuro”, ha spiegato ieri infatti Max Conze rispondendo indirettamente al Cfo di Mediaset Marco Giordani che in conference call, commentando gli altri 150 milioni messi sul piatto per salire al 15,1% di Prosieben, aveva rivelato che il Biscione punta in primis a una fusione con il gruppo tedesco. Le parole di Conze sono state lette da molti come un inflessibile muro al progetto Mfe che ha già ricevuto uno stop dal tribunale di Madrid e su cui grava l’incognita Vivendi.
In realtà, mentre da Mediaset "non commentano", fonti vicine al dossier Mfe spiegano che quella di Conze non è una totale chiusura, dettata più che altro anche dal comprensibile timore di perdere un ruolo di primo piano nel caso prendesse concretamente forma, anche societariamente, il player paneuropeo del piccolo schermo. Anche perché nelle dichiarazioni rilasciate sempre a margine dell’appuntamento spagnolo, il manager tedesco ha poi spiegato di conoscere molto bene i vertici di Mediaset con cui già da da qualche anno lavora (partnership sulle campagne pubblicitarie europee).
Insomma, toni che non ostacolerebbero il piano B del Biscione che su Prosieben (spesi in tutto 480 milioni) ha sempre fatto sapere di muoversi con approccio assolutamente amichevole (il take-over è stato escluso). Strategia che per creare le premesse per il matrimonio televisivo del Vecchio Continente (iniziando da Italia, Spagna e Germania) in funzione anti-colossi americani partirebbe con nuove partnership sulla tecnologia e sul commerciale.
Il resto, per spingere i tedeschi ad accendere il disco verde, lo farebbero il tempo e il mercato.
Tutti, infatti, ma soprattutto i fondi azionisti presenti in massa nel capitale della public company Prosieben (che oltretutto in Borsa capitalizza meno del Biscione), avrebbero da guadagnare da un ok a una fusione carta contro carta che porterebbe valore anche in Borsa grazie a minori costi da sinergie e da coproduzioni in grado di rispondere allo strapotere dei giganti americani. Altrimenti l’eutanasia, più o meno lenta, per i vecchi broadcaster sarebbe inevitabile.
@andreadeugeni