Economia

Mediobanca, Del Vecchio fermo al 10%. Il successo del roadshow di Nagel

Andrea Deugeni

Una mossa coerente dopo aver spezzato all'ultimo una lancia in favore del nuovo piano industriale di Alberto Nagel? Oppure avrà forse capito che il blocco dei grandi fondi istituzionali presenti in Mediobanca e a cui fa capo complessivamente il 74% del capitale è un fronte troppo compatto da dividere per poter incidere sulla futura governance di Piazzetta Cuccia?

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Difficile dire se abbia definitivamente sotterrato l’ascia di guerra, se si tratta di un dietrofront o se il dossier dev’essere ancora aperto e le relative interlocuzioni con la Vigilanza bancaria di Francoforte devono ancora partire, fatto sta che contrariamente ai rumors che si rincorrevano sin dallo scorso novembre, Leonardo Del Vecchio, primo socio di Mediobanca con il 9,9% del capitale, “non ha presentato alcuna istanza formale alla competente autorità di vigilanza volta ad accrescere la propria interessenza sopra le soglie autorizzate vigenti pari al 10%”.

Ad aprire uno spaccato sulle mosse in Piazzetta Cuccia dell’uomo più ricco d’iItalia che ha rivoluzionato l'azionariato tricolore della merchant bank guidata da Nagel è stato ieri il ministro dei Rapporti con il Parlamento, Federico D'Incà, che ha risposto al question time alla Camera a un'interrogazione di Forza Italia sulle iniziative del governo in merito alle operazioni che hanno recentemente interessato il quadro dei soci di Mediobanca e di Assicurazioni Generali, dove la prima possiede una quota rilevante del 13%. 



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L'ammnistratore delegato di Mediobanca Alberto Nagel

D’Inca, che è intervenuto in Transatlantico al posto del collega di governo Roberto Gualtieri, impegnato fuori Roma per appuntamenti istituzionali, ha rilevato anche che sia su Generali (dove Mr Luxottica ha il 3,86% del capitale) sia su Piazzetta Cuccia, il possesso delle partecipazioni "sicuramente legittima il signor Del Vecchio a presentare una lista di candidati per l'elezione dei rispettivi consigli di amministrazione, in quanto entrambe le partecipazioni superano la soglia minima di capitale sociale richiesta per poter farlo ai sensi della disciplina vigente”, ma ciò non rappresenta assolutamente la certezza di “riuscire a ottenere il voto favorevole da parte di un numero sufficiente di azionisti".

Intanto, Piazzetta Cuccia piazza un un bond senior non preferred da 500 milioni, con ordini per 4,5 miliardi/ Chiusi i libri per il bond senior non preferred Mediobanca con ordini per 4,5 miliardi di euro. Il collocamento lanciato questa mattina riguarda un prestito obbligazionario con scadenza aprile 2025 con un ammontare complessivo di 500 milioni. Il livello della richiesta - che, a quanto si apprende, e' stata composta da oltre 300 ordini - ha permesso di ridurre lo spread finale a 130 punti base sopra il midswap a fronte dei 160 indicati inizialmente. Per l'operazione JP Morgan, Mediobanca, Santander, Societe Generale e UniCredit hanno svolto il ruolo di joint bookrunners. 

Per D’Incà infatti "le dimensioni dei pacchetti azionari detenuti da Delfin (la holding cassaforte di Del Vecchio, ndr) in entrambi gruppi, unitamente alle caratteristiche dell'azionariato delle due società non gli consentono a priori in assenza di accordi con altri azionisti o del loro sostegno di nominare in autonomia la maggioranza dei consiglieri di amministrazione e degli amministratori delegati di Generali e Mediobanca".



In Piazzetta Cuccia, dove le indiscrezioni che circolano in ambienti finanziari definiscono il cambio di veduta di Del Vecchio sul nuovo business plan di Nagel come uno strumentale abbassamento generale dei toni per ottenere un futuro disco verde dalla Bce alla salita nel capitale per riuscire a dettar legge in futuro sulla governance, oltretutto Nagel, che fra rendimenti e dividendi pagati ha fatto la felicità di BlackRock&Soci in questi anni, a dicembre ha potuto anche incassare feedback estremamente positivi al termine del roadshow sulle nuove strategie presentate al mercato il 12 novembre.

Secondo quanto risulta ad Affaritaliani.it, la maggior parte degli apprezzamenti portati a casa dal cinquantaquattrenne banchiere hanno riguardato la coerenza dell’ultimo piano strategico con il precedente, strategie che hanno impostato un modello di business specialistico incentrato su quattro segmenti (corporate&investment banking, wealth management, credito al consumo e principal investing) che rispondono bene anche a un contesto macro difficile e in cui la possibilità di fare M&A, con un approccio prudente e selettivo (anche alla luce delle alte valutazioni raggiunte dagli asset del risparmio gestito in questo periodo), è vista come un’opzione di valore aggiuntiva alla crescita organica che gli investitori apprezzano.

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Il presidente di EssilorLuxottica Leonardo Del Vecchio

Anche grazie alla diversificazione rispetto alle tradizionali attività di Cib che assegna un peso crescente ai ricavi commissionali da wealth management e al consumer banking su cui sta virando strategicamente con decisione anche Goldman Sachs, Mediobanca è percepita dagli investitori come una storia di crescita nonostante la nazionalità del proprio passaporto, un istituto dotato di una solidità e qualità di bilancio ritenute inusuali per una banca italiana.

Licenziata la semestrale il 6 febbraio, i banker di Piazzetta Cuccia apriranno una riflessione anche sulla norma statutaria salva-autonomia finita nel mirino di Del Vecchio, un meccanismo figlio dell’era UniCredit appena conclusasi che prevede l’obbligo di nomina dell’amministratore delegato del gruppo fra le fila dei dirigenti che lavorano all’interno da almeno tre anni. Una modifica dello statuto all’insegna delle best practice internazionali ma che paradossalmente, sempre da quanto emerso durante il roadshow sul piano, ha portato a una stabilità del management considerata dagli investitori una garanzia alla luce dei risultati realizzati in questi anni. Un biglietto da visita importante da esibire nell'anno del rinnovo del board

@andreadeugeni