Economia
Mps, Bce in pressing sull'aumento: 2,5 miliardi prima dell'uscita del Tesoro
La Vigilanza chiede chiarimenti sulla tempistica del rafforzamento di capitale da 2,5 miliardi di euro a Siena
La Vigilanza vuole vedere chiaro nella vicenda del Montepaschi. Mentre al Tesoro si lavora pancia a terra per cercare di trovare una soluzione alla riprivatizzazione della banca più antica del mondo, consentendo così al socio pubblico di uscire dal capitale di Rocca Salimbeni entro aprile 2022, la Bce entra a gamba tesa nella complessa partita senese, seconda gatta da pelare corporate (dopo Alitalia-Ita) del governo Draghi, un intervento che potrebbe accelerare l’epilogo della vicenda che per ora viene visto dopo l’estate e che potrebbe portare all'uscita dell'attuale amministratore delegato Guido Bastianini.
Secondo quanto ha rivelato l’Ansa, la Bce ha scritto una lettera a Mps chiedendo chiarimenti sulla tempistica dell'aumento di capitale che la banca si è impegnata a sostenere nel caso in cui non riuscisse a trovare un partner con cui fondersi. Un deficit di capitale da 2,5 miliardi su cui il Ceo Bastianini aveva alzato il velo nel Capital Plan di fine gennaio che prevedeva una manovra in due fasi (emissione entro giugno di un bond AT1 da circa 500 milioni e un aumento di capitale da almeno 1,5 miliardi) e da evitare nel caso in cui per Siena si fosse trovata una "soluzione strutturale".
Della missiva, riferisce sempre l’Ansa, si dovrebbe parlare nel consiglio di amministrazione in agenda domani. La lettera, che nè Mps nè Francoforte hanno voluto commentare, arriva mentre il tentativo di Siena di aggregarsi con una banca più solida come UniCredit non sta dando risultati e si sta affermando lo scenario che prevedrebbe la cessione di singoli asset della banca, il cosiddetto spezzatino. Mps aveva rinviato la possibile esecuzione dell'aumento, inizialmente in programma per il terzo trimestre tra fine 2021 e il primo semestre 2022 in attesa dell'ok della DgComp.
Il deficit patrimoniale di 2,5 miliardi del Monte (che non dovrebbe esser rivisto alla luce del buon andamento del business tornato ad esempio già all’utile nel primo trimestre per 119 milioni) verrà anche certificato dagli stress test con cui il 31 luglio la vigilanza dell’Eba analizzerà ai raggi X i conti delle banche europee, shortfall che secondo alcune indiscrezioni, a differenza di quanto ipotizzato da Bastianini, non sarebbe alternativo alla “soluzione strutturale” di M&A per il gruppo con l’uscita del Tesoro dal capitale, ma da chiudere potenzialmente prima del riassetto. Un rafforzamento a cui dovrebbe prendere parte dunque pro-quota (64,2% del capitale) anche Via XX Settembre che poi, si ipotizza, potrebbe mettere un proprio uomo di fiducia a gestire l'ultimo miglio del Monte e centrare gli impegni presi nel 2017 con Bruxelles in sede di ricapitalizzazione precauzionale.
A quanto risulta, le interlocuzioni fra il Montepaschi e la DG Comp di Margrethe Vestager sono tuttora in corso. E la Vigilanza si è mossa autonomamente, perché a Francoforte spetta la responsabilità della tenuta del sistema bancario dell’Eurozona.
@andreadeugeni