Mps, convertire i bond conviene. Ecco perché. Rischio ondata di cause
Mps, per raccogliere i 5 miliardi di euro chiesti dalla Bce occorre che la riapertura della conversione di bond in azioni abbia successo
E’ chiaro che per i 2 miliardi di bond venduti a investitori retail il rischio che si apra un contenzioso legale (dato che il 90% di tali investitori non potrebbe investire in titoli azionari, secondo un’indagine interna di Mps) è elevato e proprio per questo avrebbe senso un intervento pubblico sotto forma di un qualche rimborso in un secondo tempo (come si è deciso di fare per gli obbligazionisti subordinati retail delle quattro “good bank” tramite il decreto “salva banche” del maggio scorso) o direttamente tramite l’acquisto di bond subordinati da convertire successivamente in azioni, cosa che farebbe lievitare la partecipazione del Tesoro, oggi al 4%, con la necessità quindi di fissare dei paletti per la successiva dismissione delle quote.
La terza opzione, meno probabile di tutte, consisterebbe nell’invocare il paragrafo 4 dell’articolo 32 della direttiva Brrd e fornire un sostegno pubblico non solo a Mps ma all’intero settore bancario. La difficoltà riguarderebbe il reperire le risorse: si parla di 15 miliardi da convogliare tramite il Fondo di risoluzione, anche favorendo la cessione di Npl sul mercato. Ma chi dovrebbe mettere questi miliardi non è chiaro: la CdP non dispone di tali risorse, il Tesoro non può direttamente indebitarsi salvo far deragliare la riduzione del deficit/Pil (o prevedere in primavera una manovra correttiva di pari entità), mentre l’intervento eventuale dell’Esm europeo implicherebbe di sottostare alle condizioni di Bruxelles. Un'eterodirezione.
In ogni caso se sarà necessario una qualche forma di aiuto pubblico (vuoi nelle forme previste per una ricapitalizzazione preventiva, vuoi con un intervento strutturale), come probabile, occorrerà attendere l’insediamento del nuovo governo così che possa varare il relativo decreto d’urgenza e difenderne il cammino parlamentare per la successiva conversione in legge.
Ogni ulteriore opzione non pare sul tavolo, tanto meno il ricorso ad un “fallimento” di Mps, che, va ricordato, è un istituto fondamentalmente sano, ossia in grado di generare un utile a livello operativo, gravato dal peso di una sconsiderata politica creditizia del passato, alle prese con i costi di una dolorosa ma necessaria pulizia di bilancio.
Luca Spoldi