Economia
Mps, l'80% delle filiali chiuse nel ricco Centro-Nord
Il file interno visionato da Affaritaliani.it sul taglio dei 50 sportelli. Scoppia la grana "antisindacale" del "contratto di rete"
Nessun incrocio fra le esigenze di Mps e dei soggetti candidati a rilevare le 1.418 filiali che compongono la rete di Rocca Salimbeni ovvero UniCredit e il Mediocredito Centrale. Secondo quanto risulta ad Affaritaliani.it per tagliare le 50 filiali che il Montepaschi, la banca controllata al 64,2% dal Tesoro e che il Mef deve privatizzare, ha deciso di chiudere “nell'ambito del piano di ristrutturazione 2017/2021 approvato dalla Commissione Europea”, l’istituto di credito senese si è fatto guidare nella razionalizzazione principalmente da considerazioni territoriali di prossimità delle filiali incorporanti al fine di ridurre gli impatti finali sulla clientela. Come riporta un documento interno di cui Affari ha preso visione e che pubblica in esclusiva, la distanza in km fra la “filiale cessante” e quella “incorporante” non va oltre i 18 km ed è in media di circa 5 km.
Mps, i problemi per Draghi e Franco ora arrivano da Enrico Letta. Il segretario del Pd in campagna elettorale: "Se la politica lavora insieme, la Banca resta a Siena"/ "Si è creata una condizione più favorevole rispetto a quella post-stress test. Se la politica rema tutta nella stessa direzione Mps può restare ancorata al suo territorio e alla Toscana, puo' lavorare bene con le Pmi e Siena puo' rimanere centrale". Cosi' Enrico Letta, candidato del centrosinistra alle elezioni suppletive nel collegio di Siena - Arezzo e segretario del Pd, ad un incontro organizzato dalla Cna di Siena." Abbiamo posto un'asticella fatta di quattro punti fondamentali (difesa dell'occupazione, unità della Banca, il ruolo di Siena, la forza del marchio, mantenimento presenza dello stato in una fase di accompagnamento successiva ndr.). Se Unicredit - aggiunge Letta - non toccasse quest'asticella allora non sarà lei la soluzione, ma potrebbero esserci altri possibili interlocutori. In questo mese e mezzo, successivo agli stress test della Bce, si è evoluta una consapevolezza collettiva: per rendere serio il futuro della banca c'è bisogno di un investimento pubblico. Non c'è la dinamica del si salvi chi può su Mps come era a fine luglio". "I sindacati - conclude - hanno ragione a chiedere che il Governo li ascolti e si apra un tavolo. La richiesta è legittima e mi auguro che il governo dia seguito". |
Alcune fonti interne a UniCredit, poi, fanno sapere che sul tema non c’è stato alcun contatto con la banca senese. Inoltre, scorrendo il documento interno si può notare come oltre il 60% delle filiali su cui il Monte abbasserà le serrande si trovano in Toscana e nel Nord (percentuale che sale all'80% se si considera anche le chiusure nel Lazio), ricca area su cui il Ceo di Piazza Gae Aulenti Andrea Orcel ha messo gli occhi per massimizzare la redditività prospettica dell’operazione per la propria banca: 10 filiali appartengono infatti all’area commerciale Nord-Ovest (8 in Lombardia, una in Piemonte e una in Liguria), 13 al Nord-Est (3 in Friuli Venezia Giulia, 4 in Veneto e 6 in Emilia Romagna), 8 in Toscana, 11 nell’area commerciale Centro e Sardegna (9 nel Lazio, una nell’Umbria e una nelle Marche) e 8 al Sud-Sicilia.
In quest’ultima area commerciale ci sono, sulla carta, le maggiori sovrapposizioni sia con UniCredit (in Sicilia, dove il gruppo di Orcel è presente con gli sportelli dell’ex Banco di Sicilia) sia con il Mediocredito che controlla la Banca Popolare di Bari (in Puglia): le filiali che però Mps ha deciso di tagliare sono la maggior parte in Campania (4), due in Calabria e soltanto una in Sicilia e una in Puglia.
Intanto, mentre a Siena sale la tensione fra i dipendenti per il futuro della direzione generale e dei 2.100 bancari impiegati nel quartier generale di Rocca Salimbeni e il segretario del Pd Enrico Letta in campagna elettorale per le elezioni suppletive rischia di complicare il lavoro del Tesoro e del governo Draghi che vogliono rispettare gli accordi con l’Unione europea sull’uscita dal capitale della banca (vedi box), i sindacati del Monte hanno diffidato formalmente il gruppo toscano dal prendere alcune iniziative annunciate. Iniziative che secondo le segreterie di coordinamento Fabi, First Cisl, Fisac Cgil, Uilca e Unisin dell'istituto, hanno “rilievi antisindacali considerata la situazione di incertezza sul futuro della banca e della mobilitazione sindacale in corso che sfocerà nello sciopero già proclamato per il prossimo 24 settembre”.
Le associazioni di rappresentanza dei bancari di Mps hanno rivelato che il consiglio di amministrazione presieduto da Patrizia Grieco intende attivare un “contratto di rete” e "una sorta di alleanza di Mps con Fruendo e Accenture" per le attività di back office, contratto che "distaccherà per 10 anni 270 lavoratrici in mansioni da svolgere anche per altri committenti". Termini che, alla vigilia dell’operazione straordinaria di acquisizione del gruppo da parte di UniCredit, appaiono “sospetti”.
Oltre allo stesso taglio di 50 filiali quando fra poche settimane tutta la rete sarà nuovamente soggetta a ulteriore razionalizzazione, i sindacati si sono chiesti quale sia il senso di una durata del contratto di 10 anni (e non uno e due), durata che potrebbe “nascondere la volontà di creare un contenitore per futuri esuberi”, visto che secondo le indiscrezioni, il deal UniCredit-Mps porterà in dote 7.000 bancari da mettere fuori perimetro per abbassare il rapporto cost/income a Siena in modo da raggiungere la media del settore prima dell’integrazione da parte del gruppo di Orcel. Un’integrazione che, se andasse in porto (verrà alzato il velo sull’esito delle trattative fra Tesoro e Piazza Gae Aulenti dopo inizio ottobre) il deal, sarebbe gestita dall’ex capo di UniCredit Italia Remo Taricani.
@andreadeugeni