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Economia
Mps, la Borsa scommette su una soluzione. Rumors: Draghi concede più tempo

Mentre la Borsa scommette su una soluzione per Mps (+10,79% a 20,94 euro a fine giornata) e il Cda guidato da Marco Morelli sta studiando il da farsi in un Cda in corso, i rumors che circolano sul destino del Montepaschi riportano di una disponibilità della vigilanza europea a una proroga massima di un mese (fine gennaio) del termine per completare la manovra di rafforzamento del gruppo comprensiva della vendita di 27 miliardi lordi di Npl e della ricapitalizzazione fino a 5 miliardi. Secondo le indiscrezioni, le banche del consorzio, che avrebbero voluto 2-3 mesi in piu', sono pronte ad allungare il contratto di pre-underwriting. Il tutto a fronte di contatti fra Roma e Bruxelles per la garanzia statale alla manovra di rafforzamento.

Nell'incontro di ieri con i vertici della Bce, Morelli, accompagnato dal cfo, Francesco Mele e dal general counsel Riccardo Quagliana, avrebbe spiegato la situazione determinata dall'esito del referendum costituzionale con la vittoria del no che ha portato alle dimissioni del premier, Matteo Renzi: l'instabilita' politica fa si' che il consorzio delle banche non dia l'underwritng a un'operazione di mercato anche perche' non ci sarebbe l'impegno dell'anchor investor che dovrebbe essere il fondo del Qatar (Qia).

Morelli, che nelle ore precedenti avrebbe avuto colloqui con il Tesoro, avrebbe spiegato che, da parte del Governo uscente sarebbe stata allacciata una trattativa con la Ue tendente a utilizzare la garanzia pubblica su un aumento "precauzionale", disciplinata dall'art.32 della Brrd: una soluzione che scongiuri il bail-in applicando il burden sharing con l'azzeramento delle azioni e la conversione forzosa dei bond istituzionali per circa 4 miliardi. Potrebbe essere richiesta anche la possibilita' di comprarsi i bond delle famiglie.

Questa ipotesi, sondata a luglio scorso, fu scarta dopo l'infausta esperienza portoghese del dicembre 2015 sul Novo Banco: per non colpire il retail, Lisbona penalizzo' gli investitori istituzionali con il risultato che questi ultimi abbandonarono il Paese ritenendolo inaffidabile. Intanto, prende sempre piu' corpo l'ipotesi di un salvataggio pubblico della piu' antica banca del mondo. Non e' comunque ancora del tutto tramontata la possibilita' che il fondo sovrano del Qatar rientri in partita e la Bce conceda ancora qualche giorno di tempo per mandare in porto insieme agli altri investitori del consorzio di garanzia l'aumento di capitale da 5 miliardi pianificato. Il tempo, pero', stringe. Ecco quali sono gli scenari:

- IL PIANO A: IL QATAR NON SI SFILA. A mettere a rischio l'aumento di capitale da 5 miliardi che dovra' essere chiuso entro il 31 dicembre e' lo sfilarsi del fondo sovrano del Qatar, uno dei maggiori del mondo, che da solo avrebbe dovuto contribuire con un'iniezione da un miliardo e ora ci starebbe ripensando per via delle incognite aperte dalle dimissioni del premier Matteo Renzi. Formalmente, il Paese arabo non si e' ancora tirato indietro. In molti sostengono, pero', che gia' nei giorni scorsi si sia assistito a un pressing preventivo di Jp Morgan, architetto e maggiore advisor dell'operazione, sul fondo di Doha perche' non faccia marcia indietro. Se il Qatar non fosse piu' della partita, verrebbe infatti meno la garanzia del consorzio di banche d'affari coinvolte nell'operazione, il che renderebbe inevitabile un intervento dello Stato.

- IL NODO DELLA VIGILANZA BCE. Sebbene non sia quindi ancora scritta l'ultima parola su un aumento di capitale a carico dei privati, l'orizzonte temporale per un chiarimento rimane strettissimo. Secondo alcune voci, l'ad di Rocca Salimbeni, Marco Morelli, avrebbe chiesto ai membri del consorzio di attendere ancora qualche giorno prima di optare per il 'piano B', ovvero l'intervento pubblico. Secondo alcune fonti c'e' la speranza che l'autorita' di vigilanza della Bce, con i cui tecnici il management di Mps si e' incontrato ieri a Francoforte, possa concedere un ulteriore mese di tempo per concludere l'aumento di capitale, spostando la scadenza al 31 gennaio. Tale possibilita' non appare pero' molto realistica: in concreto, nel caso il Qatar scegliesse di non abbandonare il tavolo, e' piu' plausibile che la Bce conceda a Montepaschi i tempi tecnici necessari per mandare in porto l'operazione, ovvero una settimana al massimo. La questione sara' sul tavolo della riunione del consiglio di Vigilanza dell'Eurotower prevista per domani.

- IL PIANO B: LA NAZIONALIZZAZIONE. In teoria, le norme europee sul "bail-in" non consentono piu' di salvare una banca con fondi pubblici. In concreto, esiste una strada per aggirare l'ostacolo, ovvero l'articolo 32 della direttiva Ue sulle banche, che consente un aumento di capitale pubblico "precauzionale" per le banche che, come nel caso di Mps, non abbiano superato gli 'stress test' della Bce (simulazioni che valutano se un istituto abbia capitale sufficiente a resistere a eventuali shock sistemici) ma non siano insolventi. In questo caso l'intervento dello Stato dovrebbe limitarsi a coprire solo l'ammanco risultato dagli stress test.

- IL NODO DEI BOND SUBORDINATI. Il governo avrebbe gia' pronto il decreto per il salvataggio di Mps. Sul come sara' attuato, girano diverse ipotesi. Il nodo e' costituito dai bond subordinati in mano ai piccoli risparmiatori, gli stessi titoli che causarono gravi perdite agli obbligazionisti retail delle quattro banche popolari salvate quasi un anno fa nel quadro delle regole del 'bail-in', che scaricano sui creditori i costi di un salvataggio. Alla conversione di 4,3 miliardi di obbligazioni subordinate in azioni della banca lanciata nei giorni scorsi hanno infatti aderito investitori istituzionali per 1,028 miliardi, mentre i piccoli risparmiatori, che ne detengono per oltre 2 miliardi (ovvero circa la meta' dei titoli dei quali era stata offerta la conversione), sono rimasti alla finestra. L'ipotesi sul tavolo e' una conversione forzosa di tali obbligazioni e a un intervento dello Stato per coprire l'altro miliardo mancante all'appello, operazione che farebbe salire dal 4% al 20% la quota di Mps in mano pubblica. In questo caso, il governo studierebbe una sorta di "indennizzo" per gli investitori retail. Un'altra possibilita', forse piu' complessa dal punto di vista tecnico e autorizzativo, vedrebbe invece lo Stato rastrellare direttamente tutte le obbligazioni subordinate. In entrambi i casi, si possono fare solo ipotesi su come cio' avverrebbe dal punto di vista tecnico. E' invece stato escluso da fonti sia governative che comunitarie la possibilita' di un ricorso a un prestito erogato dal fondo salva-Stati europeo Esm.

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