"Ops del Monte dei Paschi su Mediobanca? Mossa decadente. Per un polo forte serve un'operazione stile Unicredit-Commerzbank"  - Affaritaliani.it

Economia

"Ops del Monte dei Paschi su Mediobanca? Mossa decadente. Per un polo forte serve un'operazione stile Unicredit-Commerzbank" 

I soci approvano l'aumento di capitale e Palazzo Chigi non esercita il golden power: la scalata entra nel vivo. Affaritaliani.it ha approfondito il tema con Giulio Sapelli, economista ed ex presidente della Fondazione Mps

di Rosa Nasti

Mps–Mediobanca, parla Sapelli: "Il Monte non è nella posizione di poter scalare Piazzetta Cuccia"

Via libera senza intoppi (anzi, tra gli applausi) all’aumento di capitale di Mps, operazione chiave per lanciare l’ops (offerta pubblica di scambio) su Mediobanca. L’assemblea degli azionisti ha approvato la proposta con l’86,48% dei voti favorevoli sul capitale presente. Un consenso larghissimo, reso possibile anche dal peso crescente dei soci industriali: circa il 40% del capitale in assemblea faceva capo a Delfin (di Del Vecchio) e al gruppo Caltagirone, che hanno rafforzato le rispettive partecipazioni proprio in vista del voto. Ma non erano soli: con loro anche il Mef, Banco Bpm e Anima Holding.

Insomma, la scalata è cominciata e i grandi soci fanno squadra. Nessun ostacolo nemmeno da Palazzo Chigi: il governo già nei giorni scorsi ha deciso di non attivare il “golden power”. Una mossa che di fatto aveva tolto l’ultimo freno politico all’operazione. Affaritaliani.it ha approfondito la questione con Giulio Sapelli, economista ed ex presidente della Fondazione Mps.

"Quello che mi sconcerta di più in tutta questa operazione è il segnale di decadenza che lancia Mediobanca", spiega Giulio Sapelli. "Vedere Mediobanca, storicamente simbolo della finanza italiana, finire al centro di una scalata da parte di Mps – con tutto il rispetto per Monte dei Paschi – mi lascia perplesso. Parliamo di una banca che ha avuto un passato glorioso e che conosco bene, avendone seguito da vicino la riforma quando sono stato commissario straordinario del governo per la Fondazione Mps". 

"La verità, continua l'economista, è che da tempo subiamo un arretramento strutturale della nostra salute economica, in gran parte dovuto alla controriforma Renzi contro le banche popolari e cooperative. Una follia, proprio in un momento storico in cui invece avremmo più che mai bisogno di quel modello di banca, radicato nei territori. Io credo nella poligamia della proprietà bancaria, nella diversità di modelli. Uniformare tutto è un errore". 

Per Sapelli, "Monte dei Paschi dovrebbe tornare a essere ciò che era: una banca comunale, locale, cooperativa, con un ruolo profondamente legato alla comunità e al territorio. Oggi ha tradito un po' quella natura". Nonostante ciò, l'economista riconosce i meriti dell’attuale amministratore delegato: "Penso comunque che Lovaglio abbia fatto un magnifico lavoro, ma sinceramente non vedo Mps nella posizione di salire alla scalata di Mediobanca". 

Quanto alla sostenibilità di un grande polo bancario costruito attorno a Mps, Sapelli è netto: "Un polo bancario non può essere nazionale. Tutti fanno i fanatici dell’Unione Europea, ma poi immaginano un campione bancario a misura di Stato? Se proprio vogliamo parlare di fusioni, il polo deve essere internazionale, meglio ancora transnazionale." E aggiunge: "C’è una profonda contraddizione. Se vogliamo un polo forte, deve nascere con partner veri, come ha fatto Orcel con Unicredit, anche con l’apporto di fondi americani o in una logica italo-tedesca". 

D'altra parte molti leggono la scalata come una manovra orchestrata a vantaggio dei soci forti, come Caltagirone o Delfin. Ma per Giulio Sapelli, il punto è un altro: "L’importante è che ci sia una buona governance. Sono società quotate, bisogna costruire un’economia pubblica, certo, ma anche comunitaria, cooperativa. E un grande gruppo assicurativo deve essere ben quotato". 

E sulla vicinanza di Generali ai francesi,  l'ex presidente della Fondazione di Mps chiarisce: "Il golden power? Ma per difendere chi? L’italianità di Generali non è mai esistita. Il problema oggi non è tanto il controllo dell’assicurazione, ma la riassicurazione. Abbiamo avuto incendi come quello di Los Angeles, eventi climatici continui: il punto è capire cosa accade nella riassicurazione. Invece stiamo qui a discutere se applicare la Golden Power su una compagnia come Generali, che con tutto il rispetto, è una media potenza. Per affrontare i rischi del futuro servono corazzate". Infine, sul fatto che forse sarebbe stato più conveniente per il Governo vendere la propria partecipazione in Mps, Sapelli conclude: "Ma in realtà è giusto che lo Stato mantenga la sua quota, ci ha messo dei soldi e deve pur trarne qualcosa quando verranno distribuiti i dividendi". 

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