Economia

Mps, veto di Palazzo Chigi sulla cessione a Unipol: "Sono troppo di sinistra"

di Redazione Economia

Il gruppo assicurativo ha le carte in regola ma il Mef frena e cerca alternative

Mps, le trattative per l'uscita definitiva del Mef e l'ipotesi "stand alone"

Il tempo stringe e il Mef, in accordo con l'Ue, deve trovare una soluzione definitiva per Mps entro il 2024. La banca senese è tornata a macinare utili (1,2 miliardi nel semestre) dopo il salvataggio del Tesoro del 2017 e la discesa dello stesso nel capitale dal 64% al 26% odierno. Il governo Draghi si è impegnato con l'Europa per l'uscita definitiva del socio pubblico, ma la questione rischia di ingarbugliarsi. Il governo Meloni, azionista attraverso il Mef, in qualità di azionisti della banca senese, vorrebbe - riporta La Repubblica - con la cessione dell'ultimo 26%, accasare definitivamente la banca in un gruppo che possa giocare da secondo o terzo nel Paese. Ma questa prospettiva si sta scontrando con il fatto che il pretendente che sta emergendo dalla mischia, e cioè l’Unipol guidata da Carlo Cimbri, che possiede già il 24,6% della Bper e il 19,7% della Popolare di Sondrio, è un candidato non gradito sia al ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti sia a palazzo Chigi.

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Negli ambienti della destra di governo - in base a quanto risulta a La Repubblica - è ancora vivo il ricordo delle battaglie bancarie del 2005, la famosa estate dei "furbetti del quartierino" (copyright Stefano Ricucci), in cui entrò anche l’Unipol allora guidata da Giovanni Consorte lanciando un'Opa sulla Bnl. E soprattutto non si dimentica la famosa telefonata dell’allora segretario dei Ds, Piero Fassino, che parlando con Consorte disse "ma allora abbiamo una banca". Perché, si domandano a palazzo Chigi e al Mef, dovremmo riconsegnare il Monte nelle mani della sinistra? Si sta dunque cercando una soluzione alternativa a Unipol. La novità delle ultime ore, emersa dopo una serie di riunioni portate avanti da Giorgetti proprio in questi giorni, vede il Monte presentare a settembre un nuovo piano industriale "stand alone", cioè si va avanti da soli. A Bruxelles il commissario alla Concorrenza sta per cambiare e così anche il vertice della struttura, se Giorgetti ora chiedesse più tempo per uscire definitivamente non si troverebbe la strada sbarrata.