Economia

Mutui, tassi in calo. Buone notizie per le famiglie, risparmi in vista. Ma per le imprese la situazione cambia

Negli ultimi sei mesi, secondo i dati del sindacato bancario Fabi, i prestiti per l’acquisto di case sono aumentati di 4,4 miliardi di euro

di redazione economia

Mutui, tassi in calo. Buone notizie per le famiglie, risparmi in vista. Ma per le imprese la situazione cambia

Il comparto dei mutui mostra segnali di ripresa, sostenuto dal recente allentamento dei tassi da parte della Bce, mentre le imprese continuano a incontrare ostacoli nell’accesso al credito in un contesto di crescita economica ancora debole.

L’incertezza sui tassi e l’aumento dell’Irs a 10 anni

Secondo il presidente dell’Abi, Antonio Patuelli, ci troviamo in «una fase di passaggio nell’incertezza verso tassi più bassi, che però devono fare i conti con rigurgiti inflazionistici e con un quadro mondiale di instabilità economico-finanziaria». In quest’ottica, l’indice Irs a 10 anni – utilizzato spesso come riferimento per i mutui a tasso fisso – è salito nei primi giorni di gennaio al 2,5% rispetto al 2,23% di fine 2024. Si dovrà verificare nelle prossime settimane se questo rialzo resterà stabile o se ci saranno oscillazioni.

Mutui, tassi in calo e conseguenze

Nonostante tali incertezze, il mercato immobiliare ha iniziato a beneficiare di un tasso medio per i nuovi mutui in discesa: a dicembre è sceso al 3,10%, contro il 3,23% di novembre 2024 e il 4,42% di dicembre 2023, come riferisce l’Abi. Negli ultimi sei mesi, secondo i dati del sindacato bancario Fabi, i prestiti per l’acquisto di case sono aumentati di 4,4 miliardi di euro, passando da 420,8 miliardi di maggio a 425,1 miliardi di novembre, segnando un +1%.

Il credito al consumo

Il miglioramento per le famiglie si riflette anche nel credito al consumo – cresciuto di quasi 3 miliardi (+2,4%), da 123 a 125,9 miliardi – mentre i prestiti personali (erogati senza una finalità specifica) hanno subito un taglio del 3,3%, calando da 120,5 miliardi a 116,5 miliardi. In generale, però, la maggiore criticità riguarda i finanziamenti alle imprese: se da un lato i prestiti a medio termine (fino a 5 anni) mostrano un lieve aumento di 2,3 miliardi (+1,5%), dall’altro subiscono una contrazione di 15,4 miliardi (-4,9%) quelli di lungo periodo (oltre 5 anni), passati da 313,9 miliardi a 298,5 miliardi, e di altri 2 miliardi (-1,5%) quelli di breve periodo (fino a 1 anno). Complessivamente, lo stock dei finanziamenti alle aziende è diminuito di 15,1 miliardi (-2,5%), scendendo da 612,6 miliardi a 597,4 miliardi.

Fabi segnala che, misurando l’effetto della stretta monetaria Bce dalla fine del 2021, si osserva una contrazione di quasi 61 miliardi (-4,6%) del credito ai privati, da 1.325,9 miliardi a 1.265 miliardi complessivi.

Il volume generale dei prestiti

Considerando la somma di famiglie e imprese, i prestiti sono calati dai 1.277 miliardi di maggio ai 1.265,1 miliardi di novembre, segnando -11,9 miliardi (-0,9%). Tale flessione è dovuta in gran parte al calo del credito alle imprese, non compensato dalla crescita moderata dei prestiti alle famiglie.

Queste ultime, nel periodo considerato, sono passate da 664,3 miliardi a 667,6 miliardi (+0,5%), trainate soprattutto dal credito al consumo (+2,4%, pari a +2,9 miliardi), ma anche dai mutui, in crescita di 4,4 miliardi (+1%), da 420,8 a 425,2 miliardi. A frenare il risultato positivo è stato il calo dei prestiti personali, diminuiti di 4 miliardi (-3,3%), da 120,5 a 116,5 miliardi.

Di contro, il volume totale dei finanziamenti alle imprese è passato da 612,6 miliardi di maggio a 597,4 miliardi di novembre, segnando un -2,5% (15,2 miliardi in meno). A incidere maggiormente è stata la riduzione dei prestiti a lungo termine, calati di 15,5 miliardi (-4,9%, da 314,0 a 298,5 miliardi), mentre quelli fino a 1 anno hanno subito una riduzione di 2 miliardi (-1,5%) e i prestiti di durata intermedia (1-5 anni) hanno invece registrato un leggero incremento di 2,3 miliardi (+1,5%), arrivando a 159,6 miliardi.

Gli effetti sulle rate

Nell’arco del 2024, da gennaio a dicembre, la rata di un mutuo standard a tasso variabile è diminuita di 66 euro, passando da 748 euro a 682 euro, pur restando lontana dai livelli di inizio 2022 (456 euro). Guardando oltre, gli analisti prevedono che la Bce possa avviare un allentamento della politica monetaria durante il 2025, con tre possibili riduzioni da 25 punti base ciascuna entro fine anno.

In questo scenario, secondo MutuiOnline.it, il Tan medio del tasso variabile si attesterebbe al 3,04%, mentre la migliore offerta si fermerebbe al 2,64%, superando di poco il tasso fisso medio attuale (2,87%) e rimanendo leggermente sopra il minimo di novembre (2,51%).

I Futures sugli Euribor aggiornati al 6 dicembre, analizzati da Facile.it, indicano che nel 2025 gli indici dovrebbero continuare a scendere, in particolare nel primo semestre, per poi stabilizzarsi. La rata di un mutuo standard potrebbe quindi diminuire a 612 euro entro metà 2025 e avvicinarsi a 600 euro a dicembre dello stesso anno, con un calo di circa 80 euro rispetto al valore attuale.

Surrogando oggi un mutuo variabile standard, si passerebbe da una rata di 683 euro a una rata fissa di 565 euro, con un risparmio di circa 120 euro. Al momento, i tassi variabili, seppur in lieve ribasso, restano meno competitivi rispetto ai fissi.

Tasso fisso in miglioramento

Le rilevazioni di Facile.it evidenziano come anche il tasso fisso prosegua la sua corsa al ribasso, con Tan a partire dal 2,49% e una rata mensile di circa 564 euro. Il divario con i mutui variabili, almeno secondo gli esperti della piattaforma, rimane dunque significativo: per il variabile si parte infatti da un Tan del 3,68%, con una rata iniziale di 635 euro.