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Economia
Nomine, il governo presenta prima le liste per Mps, poi Eni, Enel e le altre
da sx a dx: alessandro profumo, francesco starace, claudio descalzi, matteo del fante, dario scannapieco

Nomine, che cosa succede inn Cdp e Leonardo

Il governo si è molto speso nel dossier. Se dovesse fallire, a quel punto Dario Scannapieco, attuale amministratore delegato di Via Goito, potrebbe tornare in bilico. E rischierebbe di essere sostituito. Da chi? O dallo stesso Del Fante, che gode di un apprezzamento bipartisan, o da Antonio Turicchi che avrebbe dovuto diventare direttore generale del Mef (carica poi affidata a Riccardo Barbieri) ma che è rimasto come presidente di Ita – per altro con deleghe pesanti – per gestire la trattativa con i tedeschi di Lufthansa. Una volta esaurita la vicenda potrebbe prendere le redini di Cdp. 

Infine c’è il capitolo Leonardo. Qui il destino di Alessandro Profumo – salvo imprevedibili colpi di scena – dovrebbe essere segnato. Ma, diversamente da Enel, qui si potrebbe prediligere la soluzione interna. C’è Lorenzo Mariani, al timone della filiale italiana del “gioiellino” Mbda, azienda della galassia dell’ex-Finmeccanica specializzata in missili e tecnologie per la difesa, per cui si sarebbe speso Matteo Salvini. Poi c’è Gian Piero Cutillo, vice-direttore generale di Leonardo a capo della divisione elicotteri. Infine ci sarebbe anche il direttore generale dell’ex-Finmeccanica, Lucio Valerio Cioffi, un outsider che potrebbe garantire la continuità con il progetto di Profumo – che gode di grande reputazione all’estero.

Senza contare che si continua a fare il nome di Roberto Cingolani, consigliere a titolo gratuito del ministro Pichetto Fratin che di Leonardo è anche a capo del dipartimento innovazione. Un manager apprezzatissimo che ha però una bella offerta da Hitachi in Giappone e che, soprattutto, fa inarcare qualche sopracciglio per la sua presenza nel governo Draghi come ministro della transizione energetica, oltre che come diretto responsabile di quel rigassificatore di Piombino che rappresenta un vero e proprio corto circuito nella maggioranza. Le carte si stanno lentamente sistemando, ma per vedere chiaro serve che si posi ancora un po’ di polvere che tutte le parti in causa hanno sollevato nei mesi trascorsi. 
 

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