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BPER, la panoramica di Mirca Marcelloni sul mondo del credito

di Valentina Zanni

Marcelloni (BPER Banca): "I nostri obiettivi in questo momento sono molto delineati. La partnership con Gardant è finalizzata a gestire i crediti che cederemo"

BPER Banca: l'intervista a Mirca Marcelloni, Direttore Generale di BPER Credit Management

BPER Credit Management è la società del Gruppo BPER incaricata di gestire le sofferenze. Mirca Marcelloni, che per sette anni aveva ricoperto il ruolo di Asset Manager, dal gennaio scorso è diventata Direttore Generale, ed ha così compiuto un ulteriore importante passo della sua lunga e proficua carriera. Questa mattina l’abbiamo incontrata per discutere della difficile situazione economica e degli orizzonti dei processi di gestione del credito che è possibile, in questo contesto, iniziare a intravedere.

Partiamo dal passato. Da anni le Banche sono soggette a cambiamenti radicali e già prima dell’inizio dell’era Covid avevano iniziato a subire pesanti stress test, poi la pandemia ha messo a dura prova il mondo del credito. Qual è la sua opinione sul biennio appena trascorso? Come lo ha affrontato il suo istituto?

La pandemia è stata un cataclisma mondiale, questo lo sappiamo. Il mondo bancario si è trovato, come qualunque altro settore, in un tourbillon improvviso che non era, probabilmente, del tutto preparato ad affrontare. Ha dato però prova di una capacità di resilienza e di organizzazione incredibile. Le do qualche numero: la nostra Banca aveva appena iniziato ad investire sullo smart working, si lavorava ancora in presenza. Su 16.000 persone, solamente 1.000 avevano il pc personale, utilizzato però al solo scopo di lavorare, anziché in sede, nella filiale più vicina a casa. Era, peraltro, solo un progetto sperimentale. Nel 2020, in sole due/tre settimane, invece quasi il 50% dei dipendenti aveva la possibilità di accedere tramite la propria linea personale al sistema banca. Questo per dire cosa? Che non eravamo preparati ma abbiamo dato un’ottima risposta e i risultati raggiunti sono stati mantenuti. Il miglioramento nel modo di lavorare e l’accelerazione nel cambiamento sono però le uniche note positive della pandemia.

Dal punto di vista economico infatti i problemi sono stati molti. Le banche si sono trovate a ricoprire il ruolo di intermediario tra stato e cittadino/impresa, nel complesso contesto degli aiuti governativi e delle garanzie statali. Sono stati apprestati progetti di sostegno economico e finanziario, in linea con i provvedimenti dell’esecutivo. Tali progetti, però, hanno ingolfato tutto il sistema bancario italiano: le banche sono state costrette, in poco tempo, ad inventare strutture, professionalità e sistemi prima inesistenti, sulla base di istruzioni governative non sempre coerenti e approfondite. Adesso siamo nella fase in cui la crisi economica sta facendo sentire i suoi effetti e si teme un aumento di default in futuro molto alto. Cominciano ad escutersi le garanzie statali di chi ha ricevuto finanziamenti e non riesce a farvi fronte ma lo stato fatica a verificare tutte le domande ed erogare quindi denaro in tempo utile.

Venendo all’attualità. Quando sembravamo essere usciti dalla crisi Covid è scoppiata una guerra ed è iniziata una nuova crisi, quella energetica. Sembra che il prossimo autunno si caratterizzerà per un incremento dei costi sulle aziende, voi cosa vi aspettate?

Il fattore guerra e il fattore caro energia sono pericoli che colpiscono le aziende ma anche le famiglie. Io, da cittadina sassolese, penso innanzitutto ad una fortissima crisi ad esempio nel settore ceramico, vista la mole di gas che serve per i forni delle piastrelle. In questo momento vedo un inverno cupo e temo che ci sarà l’ennesima pulizia di tantissime realtà industriali, commerciali e artigianali che non reggeranno all’impatto. La crisi inizierà dalle aziende ma, tra cassa integrazione e chiusure di attività, finirà purtroppo per raggiungere anche le famiglie.

Mi ricollego alla domanda di prima. Quali sono gli strumenti da mettere in campo per attutire gli effetti della crisi? Cosa deve fare il mondo del credito per limitare i danni?

Il sistema bancario italiano è in prima linea per far fronte a questa situazione. Peraltro, a seguito delle ultime concentrazioni volute da Banca d’Italia e soprattutto da BCE, è sicuramente più forte di prima. La molteplicità di piccolissime banche che caratterizzavano il nostro Paese, il cui vantaggio era di essere molto vicine al cliente ma col grande limite di essere sottoposte agli sbalzi sistemici o umorali dei mercati, ha lasciato il passo ai grandi gruppi bancari che hanno acquisito una patrimonialità tale da consentire di affrontare anche le crisi future in modo strutturato. Il mondo BPER, dal canto suo, sta cedendo moltissimi crediti al fine di ridurre le proprie sofferenze perché si aspetta un’esplosione per il prossimo anno. Al contempo, si sta adoperando per trovare forme di finanziamento sempre più aderenti alle esigenze delle varie aziende presenti sul mercato. Io credo però che le aziende e le famiglie sottovalutino le criticità e arrivino sempre troppo tardi.

Aldilà di quello che può fare una Banca che, com’è ovvio, ha tutto l’interesse ad aiutare un proprio cliente in difficoltà, a tenerlo in vita dopo averlo finanziato sperando così di rientrare del proprio investimento, è fondamentale cercare di prevenire per tempo le criticità, la mancanza di liquidità o l’incapacità di far fronte agli impegni. Sarebbe opportuno, soprattutto per le aziende, che ci fosse un confronto in via preventiva con le banche per studiare, quando ancora si è in tempo, le soluzioni da adottare. Noi, come tutti gli istituti, utilizziamo dei sistemi di monitoraggio molto avanzati. Però l’imprenditore o la famiglia riescono a cogliere, ancora prima degli indicatori o degli algoritmi, l’allarme. È necessario quindi rivolgersi all’istituto prima che sia l’istituto a sollecitare un confronto. Come dicevo, occorre studiare con le banche la soluzione da adottare.

In ultimo, una domanda più specificatamente centrata sulla sua attività. La gestione dei crediti nelle dinamiche bancarie fino a qualche anno fa apparteneva alla sfera della patologia mentre adesso, pur rimanendo sempre il frutto di inadempimento quindi di un evento accidentale negativo nella gestione del credito, è entrata a pieno titolo nei processi aziendali. La funzione recupero crediti è un processo industrializzato che incide in maniera determinante sui bilanci degli istituti bancari. Quali sono quindi i prossimi passi per migliorare la fase di gestione dei crediti, per renderla sempre più performante e all’avanguardia?

Gli obiettivi in questo momento sono molto delineati, almeno per quanto riguarda il mondo BPER. Nel 2015, è stata creata una società come BCM perché dalla crisi del 2008 in avanti si era generata una grossa mole di crediti a sofferenza e si era deciso di gestirli internamente, attraverso una società ad hoc. Nel piano industriale attuale si prevede invece un passo avanti, proprio in vista dei possibili aumenti. Al momento abbiamo fatto una partnership con una società esterna, Gardant S.p.a., così da gestire i crediti che andremo a cedere per alleggerire il bilancio bancario e, al contempo, aiutare la banca a gestire i flussi in entrata negli anni futuri.