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‘Fabbrica Futuro’, come interpretare la trasformazione digitale dell’industria

A Monastier incontri per disegnare i processi produttivi dei prossimi decenni

La Trasformazione Digitale è un processo inesorabile: ha coinvolto tutti i settori, e tutte le dimensioni aziendali. La recente esperienza pandemica ha accelerato ancora di più questo processo, e le aziende che avevano già iniziato un percorso di digitalizzazione ne sono uscite avvantaggiate rispetto alle altre. Anche dal punto di vista “fisico” le cose sono cambiate: le strategie logistico-produttive hanno assunto una nuova configurazione, riavvicinando la produzione e accorciando le filiere.

Le aziende dai processi robusti e abituate al miglioramento continuo, stanno affrontando questo cambiamento più velocemente ed efficacemente di altre.

Questo uno dei temi portanti di ‘Fabbrica Futuro’, appuntamento di Este Cultura d’Impresa che ha visto protagonisti, presso Villa Fiorita di Monastier (Tv) imprenditori, ricercatori, professori universitari, sviluppatori, analisti.

Una serie di incontri di altissimo livello per delineare il futuro dell’industria manifatturiera. Da Carlo Bagnoli, professore ordinario – dipartimento di management – dell’Università Cà Foscari di Venezia a Gianni Dal Pozzo, amministratore delegato di Considi, da Michelangelo Agrusti, presidente di Confindustria Alto Adriatico a  Sergio Cassinelli, general manager di Miraitek passando per alcune ‘case history’ di assoluta eccellenza come nel caso del Gruppo Brazzale (applauditissimo l’intervento del Presidente, Roberto Brazzale) ad Antonio Zamperla, chief executive officer dei Zamperla Group, il numero uno mondiale nella produzione di giostre e macchinari per parchi divertimento di tutto il pianeta.

“Il mondo è già cambiato – dice ad Affaritaliani Chiara Lupi, Direttore Editoriale di Este -  e le tecnologie non sono più quell’elemento che va a migliorare la vita così come la conoscevamo fino a qualche tempo fa, la tecnologia oggi serve per creare dei modelli di business nuovi. Siamo già in una logica di personalizzazione del mondo, dove ogni prodotto va pensato in questo senso. La vera sfida sarà agganciare i nuovi servizi, la domanda di nuovi servizi ai prodotti che sempre di più si sta sviluppando. Tutto questo ha anche un impatto a livello di organizzazione della produzione. E dunque sarà centrale il ruolo della persona, del tecnico capace di applicare le nuove tecnologie ai nuovi bisogni, anche in termini di produzione industriale. Rispetto al piano industriale 4.0 oggi capiamo che il processo di trasformazione digitale è inevitabile e il vero problema oggi sono le competenze. Ciò che è nella mente dell’imprenditore fatica a prendere forma perché mancano ancora le competenze specifiche” conclude Lupi.

E dunque, il futuro non è più materia di previsione, ma di progetto. E le nostre imprese manifatturiere hanno oggi l’occasione di riprogettare il loro futuro puntando sulla digitalizzazione dei processi con due obiettivi: accrescere la competitività e costruire sistemi in grado di fronteggiare situazioni di mercato imprevedibili. La trasformazione digitale ha dato un grande impulso alla crescita del manifatturiero ma questa crisi deve rappresentare un’occasione per fare un salto di qualità che garantisca alle imprese di oggi di rimanere competitive anche domani. 

Come stanno progettando la nuova fase di ripresa i distretti produttivi con tradizioni radicate in un territorio espressione di un Made in Italy che si impone nel mondo? Un mix tecnologie, capacità di produrre innovazione e ricerca di qualità e bellezza consentono alle imprese di mantenere la propria forza competitiva. Su questi valori si deve innestare una nuova modalità di produrre conoscenza: la trasformazione del manifatturiero è una sfida non solo tecnologica ma soprattutto organizzativa e di sviluppo di nuove competenze.

 la prossima tappa di Fabbrica Futuro sarà Fabbrica Futuro Bari, al Palace Hotel Bari il 14 ottobre.