Corporate - Il giornale delle imprese

I cantieri della Sanità del futuro. Janssen e Censis lavorano insieme

Scaccabarozzi:” La pandemia ha mostrato i guai del federalismo sanitario”

“Gli ultimi mesi ci hanno mostrato le storture di un modello sanitario regionale sbilanciato. Serve un modello di medicina e di salute pubblica che veda anche un’accelerazione di molti servizi di digitalizzazione che in questo senso possono aiutare molto. Il sistema di assistenza universale va difeso”. Lo afferma ad Affaritaliani Massimo Scaccabarozzi, Presidente e Amministratore Delegato di Janssen farmaceutica (Gruppo Jonhson&Johnson) e Presidente di Farmindustria.

Proprio Janssen ha presentato un progetto di collaborazione con il Censis,  una piattaforma come base di partenza e di collaborazione fattiva sulle direttrici di sviluppo che i protagonisti del sistema salute hanno individuato come fondamentali in un futuro che deve iniziare il prima possibile.

Il periodo di emergenza pandemica, infatti, ha mostrato la centralità della Salute come bene universale e l’importanza fondamentale del nostro Servizio Sanitario Nazionale, mettendo però in evidenza anche diverse aree su cui intervenire. Si apre ora l’opportunità storica di ridefinire la Sanità del domani, con l’obbligo di sfruttare al meglio l’iniezione di risorse economiche in arrivo: solo nel 2020 sono stati attivati 5,6 miliardi di euro e nel Pnrr sono circa 20 i miliardi di euro resi disponibili.

I dati indicano che in Italia al 2040 ci saranno oltre 19 milioni di anziani e 28 milioni di cronici, con incrementi rispettivamente del +38,5% (+5,4 milioni di anziani) e del +12% (+3 milioni di cronici).

A questo, più nell’immediato, va aggiunta “l’emergenza” della Sanità “sospesa” - 46 milioni di visite specialistiche e accertamenti diagnostici e 3 milioni di screening oncologici in meno nel 2020 rispetto all’anno precedente – che tornerà presto a impegnare significativamente il Servizio sanitario nazionale.

 

Medicina del Territorio 

“Credo che questo aspetto  - continua Scaccabarozzi - sia emerso molto chiaramente non solo dagli esiti dello studio Censis ma dallo stesso periodo che abbiamo vissuto. Un periodo drammatico che ha evidenziato come il nostro Paese sia carente nella medicina di prossimità a misura di paziente. Il nostro principale problema è stato il collasso degli ospedali, la saturazione dei reparti come per esempio le terapie intensive. Sappiamo come una medicina di prossimità avrebbe facilitato le cose e dobbiamo guardare al futuro in questa ottica. Lo studio ha dimostrato che i cittadini, le persone prima ancora dei pazienti chiedono anche questo, che gli scogli culturali del passato sono stati superati e anche noi siamo pronti a questi nuovi scenari”.

“Non è plausibile - aggiunge Scaccabarozzi - avere sistemi diversi a seconda del proprio certificato di residenza mentre, contemporaneamente, le decisioni vengono prese da un organismo centralizzato. In base a studi clinici approfonditi. Sulla somministrazione del tipo di vaccino decide un organo centrale, poi le regioni si sono regolate in autonomia. Non credo sia corretto. Abbiamo visto quanto sia necessario su alcuni elementi un parametro nazionale uguale per tutti che non crei confusione nel cittadino. Credo che anche in questo caso la pandemia ci abbia insegnato qualcosa e dovremmo in futuro correggere alcune discrepanze”.

 

Sanità e Digitale

Sanità di prossimità e Sanità digitale sono le due direttrici indicate con chiarezza sia dai cittadini che dai rappresentanti istituzionali nazionali e regionali. Sono ambiti in cui già da tempo le realtà territoriali hanno avviato progetti ed incursioni più o meno virtuose, di certo frammentate e parziali.

 

Nel complesso, dei 16 miliardi in totale assegnati alla Missione Salute del Pnrr circa 10 miliardi saranno dedicati alla prossimità, al digitale e alle relative competenze.

Le esperienze realizzate finora in maniera indipendente dai vari territori hanno dato vita ad una moltiplicazione infinita di piattaforme, centraline, progetti con il risultato che l’Italia vanta una babele di software, device, tecnologie. Del digitale è emersa la fragilità e, ad oggi, l’incapacità di informare di sè la sanità perché in troppi casi si è constatata l’insufficiente digitalizzazione o l’altrettanto pericolosa digitalizzazione dell’analogico che finisce per generare più danni che benefici. Ma cosa vogliono gli italiani dalla sanità digitale prossima futura? Chiare le aspettative che emergono dai dati:

  • l’86,5% di poter prenotare prestazioni sanitarie direttamente da smartphone, pc, laptop;
  • l’86,6% di avere accesso alla cartella sanitaria ovunque e in modo semplice.

Richieste basic, ormai mature, che mettono in rilievo che il digital è ben visto laddove facilita l’accesso alle strutture ed ai servizi, rendendo disponibili il totale delle informazioni relative ad una persona in ogni contesto in cui servono, consentendo interventi appropriati.

Resta salda una valutazione generale, condivisa dalla stragrande degli italiani: la fiducia nel medico.

“La fiducia nella competenza del medico è la base irrinunciabile da cui partire – afferma ancora Scaccabarozzi  - e spero non accada, come spesso accade in Italia, che una volta passata la buriana tutto torni come prima. Sarebbe l’errore più grande che possiamo fare, come ha anche ricordato Papa Francesco. La centralità del medico non va sottovalutata. Dirò di di più, stiamo sottovalutando la centralità del medico. In questo periodo ci siamo focalizzati, come era inevitabile, sul Covid. Ma ci siamo dimenticati di milioni di esami non fatti, di centinaia di migliaia di interventi rimandati, di tanti pazienti che da mesi aspettano. In un solo anno abbiamo perso 14 mesi di aspettativa media di vita. Abbiamo bisogno di riprendere un approccio normale e costante con la salute e soprattutto con la prevenzione. Servono nuovi servizi di digitalizzazione, nuove forme di telemedicina, anche le aziende devono impegnarsi di più a pensare e produrre servizi alla persona”

 

Nuovi Servizi 

Più efficienza, più umanità, più spazio alla responsabilità dei cittadini e più collaborazione tra pubblico, privato, non profit e volontariato. Ecco la sostanza delle idee dei cittadini sulla sanità del futuro:

  • il 52% si attende di vedere più efficienza, cioè che si faccia di più e meglio su liste di attesa, strutture, servizi;
  • il 33,2% più umanità, maggiore attenzione al malato come persona, più ascolto, dialogo, empatia;
  • il 33% più responsabilizzazione dei cittadini, in primo luogo sul fatto che anche la sanità pubblica ha un costo, poi nell’assunzione di stili di vita adeguati, in relazione ai comportamenti da tenere nelle varie situazioni;
  • il 30,8% più collaborazione tra i diversi soggetti della sanità, ovvero pubblico, privato, non profit, volontariato, cittadini ecc.;
  • il 26% più equità, cioè che l’accesso alla sanità sia garantito in modo eguale al di là di residenza, ceto, sesso, età, nazionalità;
  • oltre il 91% degli italiani dice ok all’uso della telemedicina purché resti centrale il rapporto diretto medico-paziente.

Da questo punto di vista, Janssen pone sempre più l’accezione proprio sui servizi alla persona. Perché questa scelta?

 “Nel nostro paese mancano ancora troppi camici bianchi, lo sappiamo - risponde Scaccabarozzi - offrire nuovi servizi sanitari alle persone è una sfida che ci vede tutti coinvolti. Anche le aziende private. Quello che secondo me è fondamentale è il mantenimento di un sistema di cura universalistico, accessibile a tutti e di elevata qualità. Siamo tra i pochi paesi al mondo dove ancora questi concetti sono parte integrante della società e non dobbiamo perdere questa caratteristica. La salute è un investimento.  Siamo molto attivi sui temi dell’innovazione e della digitalizzazione, a tutti i livelli. Abbiamo sistemi per portare la cura a casa del paziente. Assistere i malati da remoto, garantire loro farmaci e medicine a domicilio e un’assistenza di livello, monitorare costantemente i casi più sensibili, utilizzare piattaforme per avvicinare il medico al paziente. Queste sono tutte cose che già facciamo ma che faremo sempre di più e meglio. Le diagnosi tempestive sono una chiave fondamentale in questa ottica e oggi molte patologie possono essere comprese senza la necessità di portare la persona in ospedale. Abbiamo lanciato questa ricerca con il Censis perché crediamo fortemente in un sanità di qualità per tutti e sappiamo che le persone questo ci chiedono, e lo chiederanno sempre di più”.

 

Speranza e Valerii

“Attualmente ci troviamo in una fase del tutto eccezionale, che ci permette di tenere insieme due sfide che devono alimentarsi reciprocamente: da una parte la gestione dell’emergenza, dall'altra la sfida più importante per il medio-lungo periodo, quella di definire, proprio sulla base dell’esperienza di questi ultimi mesi, come possiamo rilanciare il nostro Servizio sanitario nazionale. Ora ci sono le condizioni per uno scatto, c’è una nuova, diffusa consapevolezza della forza e del valore del nostro Ssn, che è una pietra preziosa e di cui rivendico fino in fondo l’impianto universalista. Oggi si chiude la stagione dei tagli in sanità e si apre quella degli investimenti. Le risorse però da sole non bastano, sono necessarie anche le riforme. La prossimità dovrà essere uno degli elementi fondanti, la casa deve diventare il primo luogo di cura, ma dobbiamo anche rafforzare la nostra capacità di investimento sulla sanità digitale. La riforma della sanità è la sfida più importante del nostro Paese: abbiamo bisogno di un grande Patto Paese sulla salute, in cui tutti i soggetti coinvolti, insieme, provino a disegnare una nuova visione. La chiave è la logica dell’ecosistema, grazie alla collaborazione tra pubblico, privato, istituzioni, industria, ricerca e no profit” - ha dichiarato il Ministro della Salute, Roberto Speranza.

“L'esperienza traumatica della pandemia ha dimostrato che la sanità è la pietra angolare della società migliore che gli italiani si aspettano. La transizione demografica del nostro Paese, con più anziani, più malati cronici e non autosufficienti nei prossimi decenni, ci obbliga a ripensare l'offerta sanitaria secondo sperimentazioni e servizi innovativi. Va compiuta una rivoluzione copernicana: va messo al centro il cittadino-paziente, non le strutture. E bisogna lavorare in una logica di ecosistema, pensando a un sistema sanitario non come un fortino chiuso, ma in grado di mobilitare soggetti, risorse e competenze diverse, pubbliche e private, per arrivare a soluzioni ottimali. Infine, c'è il nodo delle risorse. Gli ingenti investimenti previsti dal Pnrr non potranno essere una soluzione una tantum” - ha dichiarato Massimiliano Valerii, Direttore Generale del Censis.