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I Poteri Corti – Tutti fanno o sanno tutto?
Ripensare il modello delle PMI Italiane: dalla disorganizzazione a una gestione strutturata per migliorare produttività e crescita
PMI Italiane: superare il modello "Tutti Fanno Tutto" per una crescita strutturata e produttiva
Come riportato da Marco Travaglini su L'Identità: quando la dimensione di impresa non permette di ricoprire tutte le aree della catena di valore, le persone che ci lavorano ricoprono ruoli e mansioni diverse, le più disparate, con una ciclicità di cambiamento quasi quotidiana e, a lungo andare, disorientante. Un problema forte delle imprese italiane di micro e piccola dimensione è molto legato a questo modello, che sfocia quasi sempre in disorganizzazione e confusione improduttive.
Il deus ex machina direttore generale, commerciale e produttivo, nonché quasi sempre amministratore unico, detta legge secondo necessità o bisogni contingenti (anche spesso personali) per rincorrere urgenze e, con affanno, porta i pochi dipendenti verso una corsa continua al raggiungimento di micro-obiettivi, molto spesso senza una visione generale, che richiede “tempo” per essere programmata, riflettuta e ottimizzata.
Un cortocircuito che poche aziende riescono a gestire, magari munendosi di soggetti eclettici, non solo nelle capacità tecniche, ma anche nella volontà, capaci di switchare da una cosa all’altra con velocità e produttività; oppure adottando un modello in outsourcing dotato di figure interne più manageriali che operative, così da riuscire a gestire i rapporti con la miriade di fornitori che alimentano una gig-economy sempre più devastante per la produttività.
Ma allora quale soluzione? Da dove partire e dove arrivare? Anzitutto, dobbiamo partire dalla definizione di dimensione di impresa e capire che proprio quelle aziende capaci di ricoprire internamente più aree e di gestire un modello snello nei rapporti con l’esterno, sono spesso più “grandi”, per mentalità e cultura di impresa, di realtà modalità factotum, per copertura delle aree interne o solo product centric, con centinaia di operai e solo pochissime risorse in amministrazione, senza figure manageriali, comunicative e finanziarie.
La definizione di PMI va ripensata e cambiata, partendo proprio dal piccolo imprenditore “so’ e faccio tutto io” che, oltre a cominciare ad imparare a delegare (culturalmente prima di tutto), deve fare un salto di modello aziendale importante, ragionando sulla divisione dei compiti come primo obiettivo a breve termine, e farlo durante momenti di progettazione e riflessione, non nella fretta produttiva e riparativa dell’emergenza. In questo modo, se affiancato da collaboratori/figure interne, avrà anche la possibilità di strutturare un modello di collegamento conoscitivo tra i diversi soggetti (e reparti…), passando infine dal modello del “tutti fanno tutto” a quello del “tutti sanno tutto”.
Questo approccio imprenditoriale garantisce una migliore produttività e un maggior entusiasmo delle risorse che, oltre a sentirsi coinvolte nel sapere tante cose e nella visione generale, sono meno sballottolate del solito. Una riflessione importante da fare, oltre il prodotto e il Made in Italy.
Fonte: L'Identità